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Valmontone

I sordi non possono giocare. Al parco divertimenti “Magicland” scoppia il caso

Niente divertimento per un gruppo di non udenti. Si muove Il consigliere regionale Orlando Angelo Tripodi

angelo tripodi

Il consigliere regionale Orlando Angelo Tripodi

Se sei sordo non puoi entrare. Se l'è sentito dire un gruppo di non udenti all'ingresso del parco divertimenti "Magicland". E subito è scoppiato il caso, con tanto di proteste, polemiche e un'iniziativa politica alla Regione Lazio. «Inaccettabile che un parco come il "Magicland" precluda l'accesso al divertimento a un gruppo di famiglie non udenti. Presto un mio emendamento», ha sbottato Orlando Angelo Tripodi, presidente della commissione lavoro, formazione, politiche giovanili e pari opportunità della Pisana.

È stato proprio l'esponente della Lega a rendere nota la vicenda in una nota in cui si dice «incredulo e basito dalla segnalazione ricevuta dalla sezione provinciale di Latina Ens (Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi Onlus Aps), in cui mi scrivono che alcuni loro soci, domenica scorsa, 23 luglio, sono stati lasciati fuori dal parco "Magicland" di Valmonte. Mi scrivono che alle famiglie, con tanto di figli al seguito, è stato precluso l'accesso alle attività di divertimento per ragioni interne di sicurezza, concedendo loro solo la possibilità di passeggiare per il parco, senza poterne fruire a pieno, questo perché le famiglie non avevano un accompagnatore udente maggiorenne che potesse tradurre per loro eventuali annunci interfonici o di sgombero immediato dalle attrazioni per motivi tecnici o di pericolo".

Un fatto che Tripodi definisce "inaccettabile", annunciando la sua iniziativa: "Mi farò carico affinché nel Testo unico del commercio, attraverso un emendamento a mia firma, tutte le attività con finalità ricreative come i parchi divertimento della Regione Lazio aderiscano al protocollo come previsto dalla Convenzione Onu (ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni unite sui diritti delle persone con disabilità) con protocollo opzionale fatta a New York nel 2006".

Nella lettera a Tripodi, l'Ens di Latina spiega che "i nostri soci si sono sentiti discriminati per la loro disabilità, si sono resi disponibili a pagare il biglietto, una delle bambine era udente e capace di comunicare con i signori, ma nonostante la videochiamata con l'interprete che ha cercato di spiegare che era un loro diritto entrare, nulla si è potuto. Per non deludere i bambini, i soci sono stati costretti a recarsi in altro parco dove hanno avuto accesso senza limitazioni, come in tutto il resto di Italia". Aggiungendo: "Il parco non è stato capace di accogliere persone che utilizzano una lingua visiva e non verbale".

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