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La storia

Invia cellulari a un detenuto nel carcere di Ascoli Piceno. Nei guai un frusinate

L'uomo ha spedito via corriere due smartphone e tre microtelefoni. Ora ha chiesto la messa alla prova ed è in attesa del programma per lo svolgimento di lavori sociali

Invia cellulari a un detenuto nel carcere di Ascoli Piceno. Nei guai un frusinate

Un pacco spedito con corriere con all'interno dei cellulari destinati a un tunisino detenuto nel carcere di Ascoli Piceno. È finito così nei guai un frusinate di 44 anni, indagato per il reato, tentato, di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti. Ora, il frusinate, assistito dall'avvocato Emanuele Incitti, ha chiesto al giudice la messa alla prova. Il magistrato ha dato tempo fino a settembre per elaborare il programma con l'Uepe di Frosinone. Dopodiché, una volta ottenuto l'assenso dell'Uepe, verrà stabilito il piano per lo svolgimento di attività socialmente utili.

In base a quanto ricostruito dalla procura di Ascoli Piceno l'uomo è accusato di aver cercato di procurare a un trentaquattrenne detenuto tunisino, arrestato per fatti di droga, e ristretto nella casa circondariale della città marchigiana «dispositivi idonei ad effettuare comunicazioni, inviando, a mezzo corriere, un pacco contenente generi alimentari nonché due smartphone, tre microcellulari, un alimentatore da corrente per caricabatteria, quattro schede sim». Il tentativo non è andato a buon fine perché il pacco, una volta giunto nel carcere di Ascoli, è stato controllato. E così la polizia penitenziaria ha sequestrato cellulari e schede sim per poi risalire al mittente. Mittente individuato nel frusinate che, a quanto pare, non aveva rapporti con il tunisino. Potrebbe, quindi, aver acconsentito alle richieste di qualcun altro che voleva aiutare il detenuto.

Nel frattempo, però, l'indagine è andata avanti sul suo conto fino all'udienza di ieri che si è svolta al tribunale di Ascoli Piceno. Nel corso del procedimento c'è stata la richiesta da parte della difesa di accedere alla messa alla prova, ragion per cui il giudice, che ha acconsentito, ha rinviato l'udienza a settembre in attesa che gli venga sottoposto il programma stilato dall'Uepe di Frosinone.
La messa alla prova consente di chiudere subito i conti con la giustizia e di svolgere un percorso, con una durata prestabilita in termini di ore, in lavori di pubblica utilità presso enti e associazioni che hanno stilato un'apposita convenzione. L'esito positivo della prova estingue il reato.

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