"Spese pazze" in abbazia, nuova udienza ieri a Roma. Decisa la data della discussione e della sentenza per Pietro Vittorelli e suo fratello Massimo: il prossimo 16 maggio. Ieri in aula a parlare sono stati i consulenti delle difese - Mattia La Marra, Sandro Salera e Antonio Bartolo - che hanno incentrato tutta la testimonianza su un'analisi (depositata) relativa alle somme contestate, quelle finite al centro dell'inchiesta. Le accuse fanno riferimento - lo ricordiamo - a quei 500.000 euro destinati a opere caritatevoli o di culto e che, invece, per i magistrati di Roma sarebbero stati "dirottati" verso viaggi e lussi.

Nessuno, invece, né la diocesi né il monastero benedettino avrebbero mai lamentato nulla. All'abate emerito viene contestata un'ipotesi di appropriazione indebita. A suo fratello Massimo, (con il quale Vittorelli aveva un conto cointestato) viene mossa l'accusa di riciclaggio. Lo scandalo che ha investito Montecassino risale a diversi anni fa (il processo è iniziato due anni dopo). La Guardia di Finanza di Roma nel 2015 aveva disposto il sequestro di 4 conti bancari e di 2 case, iscrivendo nel registro degli indagati sia Pietro Vittorelli che suo fratello.

Quindi una richiesta di integrazione d'indagine: troppo complesso il quadro in cui muoversi.
«Opere caritatevoli che non facevano tornare i conti» come sottolineò il gip Passamonti, attraverso cui l'ex abate «avrebbe distratto i fondi sia della diocesi che dell'abbazia». Ipotesi senza alcun fondamento, per le difese, pronte a demolire l'impianto accusatorio. E proprio sulla distinzione tra conti della diocesi e quelli dell'abbazia si sono soffermati nella precedente udienza pure il dom e il fratello.

Ieri invece l'udienza è stata molto tecnica: i consulenti hanno offerto una spiegazione al trasferimento delle somme "sospette" (come ipotizzato dalla procura), spiegando - ad esempio - come circa 200.000 euro siano stati utilizzati per le cure in Svizzera dello stesso abate. Precisando, inoltre, che le somme non avevano dei vincoli. E che non sarebbe mai esistito uno statuto in grado di determinare il loro utilizzo (elemento, invece, fonte di contestazione). A maggio la sentenza.