Territorio a fuoco e fiamme, sembra l'infernale progetto di una mente malata. Nel primo pomeriggio di ieri, verso le 13.30, una colonna di fumo inframmezzata dal colore vermiglio delle fiamme s'è innalzata dalla parte bassa del territorio anagnino, in prossimità della zona industriale. Le fiamme, di chiara natura dolosa, erano state appiccate alle sterpaglie o ad uno dei cumuli provenienti da recenti lavorazioni agricole.

Al ruggire delle fiamme, alimentate dal vento, si aggiungeva l'acre odore di materiali diversi, che faceva temere il propagarsi di sostanze nocive. In quella zona, indicata sulle mappe come Via Casecotte le Monache, si trovano discariche abusive di vecchi elettrodomestici, pneumatici ed attrezzature varie. Ed ecco che il fuoco, distruttore per antonomasia, elimina i materiali accumulati provocando diossina ed altro. Sul posto, coordinati dalla centrale operativa, si portavano i vigili del fuoco di Fiuggi e i volontari della protezione civile (Radio soccorso Anagni e Associazione nazionale carabinieri). Dopo alcune ore di lavoro duro ed improbo, le fiamme venivano domate.

Nel frattempo altri focolai punteggiavano il territorio, circondando la regina degli Ernici dai quattro punti cardinali. In zona Monti, Castellaccio e Faito, mani criminali non esitavano a proseguire l'opera iniziata nei giorni scorsi. La scomparsa del Corpo forestale dello Stato, i cui specialisti oltre a supportare con bravura il lavoro dei vigili del fuoco sapevano operare nella prevenzione, e la scarsità di uomini comandati contribuiscono all'inferno scoppiato dappertutto. Anagni è stata, e la Regione Lazio lo ha attestato, un esempio di virtù istituendo negli anni cinquanta la figura della "guardia campestre", protagonista di interventi immediati e di efficace prevenzione. Gli ultimi anni, al contrario, sono stati una vera debacle.