L'intervista
23.04.2021 - 08:15
Ogni giorno, purtroppo, nonostante le restrizioni ed il piano nazionale delle vaccinazioni in corso, ancora si contano centinaia di decessi e migliaia di contagi da Covid 19. Siamo nel pieno di un'emergenza sanitaria e sociale destinata a lasciare pesanti strascichi anche sulla psiche umana. La domanda è: fino a che punto? Con quali ricadute sociali? Di questo abbiamo parlato con lo specialista Luca Coladarci, psicologo e psicoterapeuta.
Dottore, quale futuro ci attende dal punto di vista che le compete?
Ce lo dica lei...
«La forte ansia e la preoccupazione sono vissuti psicologici sempre presenti in situazioni del genere. I bambini in età scolare, con l'emergenza Covid, vengono privati, in un modo o nell'altro, dei fondamentali aspetti psico-socio-relazionali tipici della loro età, sostituiti purtroppo ma doverosamente dalla più fredda" e distaccata didattica a distanza). Per quanto riguarda gli adolescenti è piuttosto evidente come la loro tendenziale e naturale propensione all'azione esterna e alla "ribellione", tipiche di questa fase esistenziale, poco si adattino alla chiusura e alla rigidità che le restrizioni contenute nei vari Dpcm comportano».
Negli adulti invece?
«Per loro è piuttosto naturale che le varie dimensioni dell'esistenza tipica di questa fase di età nella realizzazione di se stessi sia a livello individuale, familiare, affettivo e lavorativo, trovino nell'emergenza Covid un grosso ostacolo. Al riguardo è scontato prevedere gli effetti deleteri e le ricadute che le limitazioni o le chiusure, ad esempio quelle definitive delle varie attività commerciali, alberghi, edicole, bar, negozi ed altro possano avere sulle psiche degli operatori economici o dei semplici dipendenti».
E quali conseguenze state certificando sulle persone anziane?
«Segnati dalle numerosissime vittime che si sono susseguite nel corso dei mesi, si palesa in loro un vissuto psichico ancora più denso e pregno di significato nei confronti della morte. Il quadro che se ne ricava è di un'emergenza sanitaria che tocca tutti, profondamente e in ogni fascia di età».
Quale può essere, allora, una risposta, o perlomeno un atteggiamento mentale corretto, per affrontare al meglio una situazione così delicata e difficile?
«Rispondere a questa domanda è estremamente difficile visti i tantissimi risvolti psicologici, economici e sociali che entrano in gioco nella "dimensione covid". A livello generale credo che possa essere quanto mai utile e salutare per tutti rispondere all'emergenza attuando un caldo, forte e genuino "Noi"».
Ci fa capire meglio?
«Abbandonare o quantomeno limitare una visione di se stessi e delle relazioni umane dove predomina l'Io, a favore di un Noi, che possa contemplare maggiormente un dare e un ricevere amore, affetto, empatia, solidarietà e vicinanza umana. Un Noi che riesca a farci attivare le nostre dimensioni più umane e più solidali nei confronti degli altri, lasciando al contempo che il calore e l'amore delle altre persone che ruotano attorno a noi possano "riscaldare" la nostra esistenza e aiutarci a superare questo difficilissimo momento storico».
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