«Dopo quasi sei anni sono stati restituiti gli oggetti che Gilberta indossava al momento dell'aggressione». E' la famiglia della professoressa di Inglese, assassinata nel novembre del 2014 da Antonio Palleschi, a parlarne nuovamente con un dolore ancora percepibile dalle parole pronunciate, che lasciano l'amaro in bocca. Sulla tragica vicenda intervengono di nuovo i familiari della donna, che fu aggredita mentre faceva jogging nella campagna di Broccostella, non lontano da casa, e il cui corpo venne ritrovato tra la fitta vegetazione in un dirupo a Campoli Appenino, una cornice incantata che però ha visto l'orrore di un efferato omicidio.

Da poche ore, tra le mani della famiglia Palleschi, sono tornati gli oggetti e quanto di materiale è rimasto di quel tragico giorno, che ha scritto una pagina drammatica per l'inte ra comunità sorana. «Cuffiette rotte, un braccialetto d'oro con brillantini e le chiavi della sua macchina»: è quanto resta dell'indimenticabile Gilberta Palleschi il cui ricordo è ancora vivo in molti. La famiglia, di propria scelta, non ha voluto che fosse aperta un'altra scatola, contenente gli indumenti che indossava la donna al momento dell'aggressione.
Un'immagine troppo scioccante.

Riguardo il processo, si è concluso in Cassazione con la conferma della condanna in Corte d'Appello, ovvero 20 anni per l'assassino. Tutto è andato in fumo dalla prima sentenza a Cassino, e la famiglia continua a non comprendere come dall'ergastolo si sia passati a vent'anni di prigione. «Il rito abbreviato serve soltanto a tutelare gli assassini - dicono i familiari di Gilberta -. Una volta accertata la colpevolezza, l'omicida dovrebbe essere condannato all'ergastolo».