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Regole di vita. La versione di Tolstoj

Riflessioni morali, filosofiche e pratiche dell'autore russo. La raccolta curata dallo storico delle religioni Lucio Coco

Regole di vita. La versione di Tolstoj

Pochi giorni fa è ricorso il 190° anniversario della nascita di uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi: Lev Nikolàevic Tolstòj (9 settembre 1828 - 20 novembre 1910), autore di alcune delle opere più famose ed importanti della storia della letteratura mondiale. Basterebbe ricordare soprattutto i celeberrimi romanzi "Guerra e pace" ed "Anna Karenina". Ad improntare l'imponente produzione letteraria del grande scrittore russo fu certamente la sua rigorosa e particolare visione filosofico-religiosa, la quale fece sì che fosse considerato come uno dei maggiori esponenti del cosiddetto "anarchismo cristiano", e proprio per questo motivo venne addirittura scomunicato dalla chiesa cristiano ortodossa dell'epoca.

Tale corrente di pensiero era fondata sul fatto che, secondo i suoi seguaci, il diritto naturale (e quindi di sostanziale derivazione divina) rappresenta il pilastro fondante della libertà individuale, e che quindi non v'è alcuna buona ragione per dover accettare l'esistenza di governi, autorità civili o ecclesiastiche, in quanto solo Dio è l'unica vera autorità al di sopra degli uomini. Tolstoj tuttavia rifiutò sempre tale scomoda collocazione ideologica, tanto è vero che una volta disse: «Mi considerano anarchico, ma io non sono anarchico, sono cristiano. Il mio anarchismo è solo l'applicazione del cristianesimo ai rapporti fra gli uomini... il cristianesimo non può conciliarsi con lo stato, col suo dispotismo, con la sua violenza, con la sua giustizia crudele e con le sue guerre.

Non solo il vero cristianesimo non permette di riconoscere lo stato, ma ne distrugge i principî stessi». Per chi volesse approfondire la figura ed il pensiero del grande autore russo, segnalo volentieri che è stato da poco pubblicato, per Aragno Editore, un interessante e raffinato volume intitolato "Regole di vita" (70 pagine) che contiene (peraltro con a fronte la versione in lingua originale), una serie di sentenze e riflessioni morali, filosofiche e pratiche che Tolstoj scrisse tra il 1847 ed il 1854.

Osserva lo storico delle religioni Lucio Coco, che ha curato l'interessante e curiosa raccolta, che «l'intenzione che anima Tolstoj, nelle sue "Regole di vita" è quella di formare un uomo che sia in grado di gestire la propria esistenza, assoggettandola a una robusta forza di volontà, nella quale i momenti di vuoto, e le perdite di sostanza, siano ridotte al minimo, e tutto possa essere governato e controllato da mani abili e pratiche, che lo possano rendere artefice del suo destino e signore del suo tempo».

L'agile lettura della breve antologia consente di farsi un'idea del mondo ideale del romanziere russo; il quale, dopo una giovinezza vissuta a dire il vero piuttosto intensamente e senza particolari freni morali ed inibitori, maturò invece, nel corso degli anni, una filosofia di vita estremamente intransigente e morigerata, decidendo di rifuggire – anche a costo di pesanti rinunzie – le comodità di un'agiata esistenza, autoimponendosi «il dominio sul corpo, il dominio sui sensi, ed il dominio sulla ragione».

Tanto è vero che, in uno dei suoi scritti, sintetizzò l'essenza della sua visione esistenziale così argomentando: «Io vorrei, nel dirvi addio (e alla mia età ogni incontro con gli uomini è un addio) parlarvi brevemente di come la gente debba vivere affinché la nostra esistenza non sia male e dolore, quale adesso sembra alla maggior parte degli uomini, ma sia tale quale Dio la desidera, e anche noi la desideriamo, e cioè sia un bene e una gioia, proprio come essa deve essere». Tolstoj, attraverso le sue brevi riflessioni, spiega chiaramente quali strade ciascuno di noi deve imboccare per provare a trovare autonomamente il proprio "nirvana", un viatico felice verso un'intima simbiosi con il Padre Eterno.

Tale virtuoso percorso, secondo lui, passa necessariamente per uno stile di vita sobrio e morigerato, peraltro improntato – ad esempio – su una programmazione rigorosa delle attività quotidiane («...ogni mattino fissa per te tutto ciò che devi fare nel proseguimento dell'intera giornata, e porta a compimento quanto prefissato, anche nel caso in cui la sua realizzazione reca con sé un qualche danno. Oltre che allo sviluppo della volontà, questa regola svilupperà anche la mente, la quale definirà con più ponderazione gli atti della volontà»); su una costante operosità («...alzarsi alle 5, coricarsi alle 9 o alle 10, e possibilmente dormire due ore al giorno; mangiare moderatamente, e niente dolci; fare un'ora di passeggiata al giorno»); e soprattutto su un accurato distacco dai piaceri materiali e dai giudizi altrui («...infischiarsene delle ricchezze, degli onori e dell'opinione pubblica, non basata sulla ragione... vivi sempre peggio di quanto tu possa vivere... non cambiare il tuo tenore di vita, anche se ti capita di diventare dieci volte più ricco»).

Tuttavia, il cuore delle sue "regole di vita", ruota attorno alla figura del Padre Eterno, che egli considera l'imprescindibile punto di riferimento per la vita di qualsiasi essere. Pertanto suggerisce che, per formarsi la giusta idea di Dio, è opportuno dare «inizialmente uno sguardo alle nostre attitudini morali e dopo alla natura. Nell'anima dell'uomo si trova il sentimento della coscienza di sé, che tiene il primo posto nella nostra anima; accanto ad esso noi troviamo un sentimento altrettanto forte, il sentimento del riconoscimento di un Essere supremo».

Non mancano, a dire il vero, tra le massime raccolte nella gustosa antologia, anche quelle dedicate all'attività dello scrittore. Tanto è vero che Tolstoj suggerisce vivamente ai suoi "colleghi" di penna: «Rileggendo e correggendo un'opera, non pensate a ciò che bisogna aggiungere (non importa quanto siano buoni i pensieri che si svolgono), a meno che il pensiero principale non risulti poco chiaro e non espresso bene; pensate invece a come togliere il più possibile, senza compromettere il senso dell'opera (non importa quanto buone siano queste parti superflue)... in ogni vostra opera, criticandola, non dimenticate di assumere lo stesso punto di vista di un lettore limitato, che cerca in un libro solo il fatto che sia gradevole»). E se lo diceva lui, bisogna davvero credergli.

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