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Giornata mondiale degli oceani. Un mare da amare

Una giornata per ricordare a tutti quanto siano importanti gli oceani. Cibo, energia, ossigeno: ecco perchè non possiamo vivere senza e dobbiamo imparare a proteggerli

mare pixabay

Anche se la cosa può sembrare davvero incredibile, l'uomo conosce molto meglio la superficie della Luna che le profondità del mare. Eppure quell'enorme distesa di acqua che copre circa tre quarti della superficie del nostro pianeta costituisce un elemento naturale fondamentale per la nostra stessa esistenza. Essa, infatti, tempera il clima, ci approvvigiona di acqua dolce grazie al meccanismo dell'evaporazione che poi determina la formazione delle nubi, produce – attraverso il fitoplancton – più del 50% dell'ossigeno che respiriamo, ed assorbe buona parte dell'anidride carbonica che viene prodotta quotidianamente sulla terra, costituendo quindi il nostro principale alleato nella lotta per provare ad attenuare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici.

Tali incontestabili benefici dovrebbero farci prendere coscienza della straordinaria importanza che l'ecosistema marino ha sul destino del genere umano. Eppure, ancora oggi, soltanto in pochi si rendono conto che gli oceani sono, di fatto, il cuore pulsante del nostro pianeta. Non tutti hanno adeguata consapevolezza del fatto che essi costituiscono "la dispensa dell'umanità", in quanto garantiscono in modo diretto ed indiretto, a miliardi di persone, di alimentarsi.

Questa immensa riserva tuttavia non è infinita. E dato che entro il 2030 il consumo mondiale di pesce sarà pari ad oltre ventuno chilogrammi pro capite, e che le stime prevedono che entro il 2060 il mondo sarà abitato da ben dieci miliardi di persone, ciò significa che se lo sfruttamento delle riserve marine continuerà con lo stesso ritmo, non ci sarà più nulla da raccogliere, nelle reti dei pescatori, già dal 2048... Ma a dire il vero, quella "alimentare", non è la sola ricchezza degli oceani. Si calcola infatti che le sole fonti energetiche marine rinnovabili potrebbero arrivare a fornire sino ad 8.000 volte il consumo annuale mondiale di energia!

E ciò sfruttando adeguatamente le correnti, i venti, le forze delle maree, l'energia termica. Basterebbe del resto pensare che la centrale maremotrice di La Rance, in Bretagna, produce da sola, ogni anno, l'equivalente del consumo della città di Rennes, che ha circa 225.000 abitanti. Ma il prezioso apporto che gli oceani offrono all'umanità non si limita alle esigenze energetiche ed alimentari. Gli ecosistemi marini e le creature che li abitano custodiscono preziosi segreti che possono essere utilissimi, ad esempio, per la cura di gravi patologie.

L'anemone di mare è infatti composto da cellule urticanti i cui minuscoli uncini vengono studiati per permettere la distribuzione dell'insulina nei pazienti diabetici; la lumaca marina chiamata "Conus Magus" produce un veleno neurotossico che ha consentito di creare un potente analgesico che è più efficace della morfina; da una piccola specie di aringa gli scienziati hanno tratto l'azidotimidina, sostanza che è diffusamente utilizzata in medicina per combattere l'Aids; la struttura dell'epidermide degli squali – che si è scoperto essere refrattaria ai batteri e ad altri parassiti – sta invece aiutando moltissimo nella lotta contro le infezioni nosocomiali, le quali ogni anno uccidono migliaia di persone nel mondo; la singolare composizione del sangue di un piccolo verme marino (l'arenicola), potrebbe essere utilissimo a prolungare "la vita" degli organi che devono essere trapiantati.

Ma non è tutto. È stato scoperto che alcuni batteri marini sono in grado di produrre, senza l'ausilio di alcuna sintesi chimica, bioplastiche biodegradabili al 100%, integralmente compostabili. Nonostante ciò – come tutti sappiamo – scellerati comportamenti umani stanno purtroppo mettendo in grave pericolo il nostro "grande fratello blu". Con l'obiettivo di sensibilizzare il più possibile verso la tutela del delicato ecosistema acquatico marino, l'8 giugno di ogni anno viene celebrata la "Giornata mondiale degli oceani".

Lo slogan scelto quest'anno dagli organizzatori è stato "Planet ocean: tides are changing". Questo per segnalare che, finalmente, si comincia a notare una positiva inversione di tendenza. Gli sforzi per tutelare l'ecosistema oceanico si stanno moltiplicando; ed infatti, ad esempio, le prime navi da carico a vela dovrebbero iniziare a solcare i mari nel 2024. Novità tecnologica, questa, che dovrebbe aiutare a ridurre fortemente l'inquinamento determinato dall'intenso traffico marittimo (non tutti si rendono conto infatti che circa il 90% delle merci, prima di arrivare a destinazione, viaggia su acqua salata). Tocca a noi, allora, fare il possibile (e l'impossibile) per mantenere in buona salute i nostri mari. Per aiutarci a farlo potrebbe essere utile anche richiamare quanto scritto dalla navigatrice francese Maud Fontenoy: «Ricordiamoci che l'oceano non ha bisogno di noi. Per sua volontà, nella sua grande indulgenza, ci lascia un varco... Ci tollera, sopporta il nostro vagare quando potrebbe con un colpo di mano mettere fine alla nostra esistenza. Ad ogni marinaio l'oceano insegna l'umiltà, il vento che respinge, il sale che brucia la pelle, le giornate monotone, ma anche, in particolare, l'incredibile felicità di essere lì dove si è sognato di essere. L'oceano è innegabilmente un esaltatore di emozioni. Pesca nel fondo delle anime, scuote anche i giganti dei suoi uragani. Con lui si impara a tacere, a tracciare la strada piegando la schiena e facendo i conti con il suo gigantismo. Allo stesso tempo quello che dà è all'altezza della sua immensità. Ci incanta, ci attira, ci affascina. L'oceano è stupefacente, insieme palpabile e sfuggente. Il suo orizzonte misterioso danza davanti ai nostri occhi abbagliati, e sembra nascondersi sotto la prua solitaria delle nostre navi... il mare non ha fatto altro che legare gli uomini tra loro come con una linea di vita su una nave... Ambiente fragile, eppure noi lo scardiniamo, senza esserne sempre consapevoli. Perché è un gigante dai piedi di argilla. Ferendolo, distruggiamo una moltitudine di soluzioni indispensabili per il nostro avvenire».

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