Cassino
09.12.2025 - 09:00
La tenuta produttiva di Cassino, la sorte dell’indotto e il destino di Trasnova tornano al centro del dibattito sindacale. A intervenire è Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil, che traccia un quadro critico della situazione negli stabilimenti Stellantis e delle prospettive per i lavoratori. Le sue parole arrivano in un momento in cui i volumi produttivi continuano a calare e il ricorso alla cassa integrazione resta massiccio. A pesare più di tutto è l’incertezza sugli investimenti e sui nuovi modelli: le produzioni ibride attese a Cassino nel 2028 rischiano di arrivare troppo tardi, con effetti devastanti sul territorio. Per Lodi, senza un’accelerazione decisa o soluzioni alternative, lo stabilimento non potrà reggere fino a quella data. E, soprattutto, servirà un intervento urgente sul piano degli ammortizzatori sociali: a primavera scadranno i contratti di solidarietà e non è più disponibile alcuno strumento di protezione, rendendo necessario un immediato intervento del governo.
Modelli ibridi che non arrivano, si era parlato del 2028. Reggerebbe lo stabilimento del territorio, secondo lei, fino a quella data?
«In questa condizione ci sarebbe bisogno di anticipare l’arrivo dei modelli o di portare altri modelli, se non è possibile anticipare quelli previsti. Se ci sono le condizioni per anticiparli, bene; altrimenti bisogna portare qualche altra produzione. E poi sicuramente c’è bisogno di ammortizzatori sociali, perché lì, a inizio primavera, scadono i contratti di solidarietà e non ci sono più ammortizzatori sociali. Quindi ci vorrà un intervento del governo per quanto riguarda gli ammortizzatori: questo è inevitabile, altrimenti lì non ci sono prospettive. Al 2028 non ci si arriva».
A soffrire non è solo lo stabilimento principale, ma il complesso mondo dell’indotto e della componentistica, che da mesi registra un calo della domanda e un ricorso prolungato agli ammortizzatori. Le aziende più piccole, spesso mono-committenti, sono le più esposte ai tagli produttivi di Stellantis e rischiano di diventare l’“effetto collaterale” immediato dell’assenza di una strategia industriale complessiva. Anche l’indotto e la componentistica soffrono in maniera molto pesante...
«Soprattutto intorno allo stabilimento di Cassino stanno soffrendo molto. C’è un ricorso alla cassa integrazione molto, molto pesante e anche lì - anzi, a maggior ragione nell’indotto e nella componentistica - se non ci sono inversioni di tendenza da parte della committenza, da parte di Stellantis, e se non c’è un intervento del governo con ammortizzatori sociali, si rischiano davvero, subito, almeno qualche migliaio di posti di lavoro in tutto il Paese. Abbiamo un ministro che invece sta dicendo che con Stellantis va tutto bene… non so in base a quali elementi dica che va tutto bene, perché tutto sta peggiorando, invece».
Nel frattempo, sul caso Trasnova - azienda impegnata nei servizi logistici e da mesi al centro di una vertenza delicatissima - arriva una proroga di quattro mesi. Una boccata d’ossigeno temporanea ma che non dissolve le incertezze sulle prospettive industriali di lungo periodo. La mini proroga di altri quattro mesi a Trasnova e subappaltatrici prolunga l’agonia o dà speranza?
«Diciamo che nelle intenzioni questi quattro mesi servono - o dovrebbero servire - per trovare davvero una soluzione, una prospettiva strutturata, che possa dare continuità. Il governo su questa vicenda di Trasnova ci sta lavorando, e quindi, pur non avendo ancora nulla di garantito o certo, si sta comunque lavorando per arrivare a una soluzione che dia prospettive. Noi ne avevamo chiesti sei, ma dal punto di vista di Stellantis sono stati concessi quattro mesi: ci serviranno per lavorare a questa o queste soluzioni strutturali. Stiamo seguendo molto attentamente la vertenza: ce lo ricordiamo tutti, l’anno scorso a dicembre al Ministero ottenemmo un altro anno di contratto. Sapevamo già allora che Stellantis non avrebbe avuto intenzione di proseguire. Questi quattro mesi sono utili perché, in qualche maniera, andiamo a verificare se ci sono effettivamente delle prospettive concrete, e quindi bisogna costruirle. Su questa vicenda specifica, diciamo così, c’è un filo di fiducia».
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