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Cassino

Stellantis, Uilm: «Non si gioca sulla pelle dei lavoratori»

Oggi riprendono gli operai del montaggio tra mille incognite. Sugli appalti interviene D’Avino (Uilm). «Decine e decine di dipendenti vivono con l’ansia di essere tagliati fuori, dopo anni di sacrifici»

stellantis

L'ingresso dello stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano

Cassino vive giorni di silenzio e rabbia. Il motore dello stabilimento Stellantis, per decenni simbolo dell’orgoglio industriale del Lazio meridionale, è rimasto spento per tutto il mese di ottobre fino a ieri quando sono rientrate lastratura e verniciatura mentre oggi sarà la volta del montaggio. Tra mille incognite! Da inizio anno sono stati più gli stop che le giornate di lavoro: i cancelli chiusi, le linee di montaggio ferme, i piazzali vuoti. Una situazione senza precedenti che si sta trasformando in una ferita profonda per l’intero territorio. A pagarne il prezzo sono soprattutto i lavoratori, diretti e dell’indotto, costretti a convivere con l’incertezza, tra ammortizzatori sociali, contratti in bilico e la paura di non avere più un futuro certo nello stabilimento che per anni ha rappresentato una certezza.

In questo scenario drammatico, la voce dei sindacati si fa più forte. La Uilm, attraverso il segretario provinciale Gennaro D’Avino, lancia un appello durissimo, che è insieme denuncia e richiesta di responsabilità a Stellantis, alla politica e alle istituzioni.

«Cassino sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia industriale. Nel mese di ottobre lo stabilimento Stellantis non ha lavorato un solo giorno.

Un fermo totale, senza precedenti, che ha messo in ginocchio non solo gli operai diretti ma anche tutto l’indotto che ruota attorno al plant. Dietro i cancelli chiusi di Stellantis - spiega - ci sono centinaia di lavoratori lasciati a casa, famiglie intere che vivono nell’incertezza, e un territorio che ogni giorno perde un pezzo della propria dignità produttiva. Non ci sono spiegazioni ufficiali, se non generiche parole su “riorganizzazione” e “calo della domanda”. A pagare il prezzo più alto sono come sempre le aziende dell’indotto.

Parliamo di realtà fondamentali come Trasnova, Teknoservice e Logitech, che da anni garantiscono servizi indispensabili allo stabilimento: logistica interna, movimentazione materiali, pulizie industriali, manutenzione. Oggi queste aziende si trovano con appalti in scadenza e nessuna certezza sul rinnovo. Decine e decine di lavoratori vivono con l’ansia di essere tagliati fuori, dopo anni di sacrifici e turni massacranti. È inaccettabile che Stellantis giochi sulla pelle di chi tiene in piedi lo stabilimento anche nei momenti più difficili. Come Uilm Frosinone pretendiamo che venga data continuità agli appalti, che non si scarichi la crisi sui più deboli, e che si rispettino le persone che ogni giorno hanno costruito la storia produttiva di questo territorio.

Questo territorio ha già dato tanto all’industria automobilistica. Ora chiediamo rispetto e futuro. Non permetteremo che l’ennesimo mese di fermo diventi l’inizio della fine. Cassino merita risposte, lavoro e dignità, non il silenzio di questo mese.
Il 20 ottobre è previsto un incontro con il responsabile di Stellantis Italia, Filosa, e Cassino sarà al centro del confronto. Porteremo con forza le istanze dei lavoratori, la preoccupazione per gli appalti in scadenza e la richiesta di un impegno chiaro per il futuro dello stabilimento. Non accetteremo promesse vaghe o rinvii: servono risposte concrete, subito.

Con gli appalti di Trasnova, Teknoservice e Logitech stanno giocando con la vita dei lavoratori e delle loro famiglie come se fossero numeri su un tavolo da gioco. Chi da anni si spende per lo stabilimento non merita questa roulette russa. La politica e le istituzioni fermino subito questo scempio. Non c’è più tempo per compromessi, silenzi o promesse vuote. I lavoratori vogliono e devono avere stabilità e tutele certe; rispetto e riconoscimento del loro impegno quotidiano; garanzie occupazionali e contrattuali immediate.

Ogni giorno di ritardo è un rischio in più sulle spalle di chi costruisce lo stabilimento con il proprio lavoro. Chi gioca al risparmio sulla pelle dei lavoratori gioca col fuoco. Noi non ci stiamo».

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