Spazio satira
Cassino
13.05.2025 - 10:28
Questa volta è toccato alla Denso, una delle aziende dell’indotto impegnata nella produzione di componentistica, che rischia di restare senza commesse. Una possibilità al momento paventata, ma che manderebbe cinquantadue lavoratori a casa. Altre cinquantadue famiglie in bilico, già provate dal ricorso agli ammortizzatori sociali e che ora restano col fiato sospeso. Ma la tensione, allargando la prospettiva, non è “solo” per la Denso: la crisi di uno dei fornitori chiave dello stabilimento, infatti, potrebbe avere ripercussioni gravi sull’intera filiera produttiva. E non si esclude che la ripartenza delle linee prevista per domani, dopo l’ennesimo stop forzato, non sia così facile come previsto. Ieri mattina, come annunciato, i lavoratori dell’azienda specializzata nella produzione di radiatori e raffreddamento per le auto hanno presidiato l’ingresso numero due per chiedere risposte fattive sul futuro delle produzioni.
A ottobre del 2024, in base a quanto riferito dai sindacati, sarebbe stato raggiunto l’accordo per una nuova lavorazione non collegata allo stabilimento di Piedimonte. Poi i sindacati raccontano anche come le attenzioni si sarebbero concentrate sulla plancia della Cinquecento che viene prodotta in Algeria, così da saturare lo stabilimento. Ma, sempre secondo le sigle, prima dell’incontro dell’8 maggio su convocazione degli stessi sarebbe stata chiesta una “ristretta”, ovvero una riunione informale (in cui mancava la Fiom) in cui sarebbe stata paventata la possibilità di eliminare questa produzione importante per Cassino, vista l’incertezza della stessa in Algeria, dalla quale far derivare la commessa. Senza ulteriori lavorazioni, i 52 dipendenti della Denso - una multinazionale giapponese che già in Abruzzo ha mostrato fragilità occupazionale - sono a rischio.
Dopo le vertenze (ancora aperte) delle altre aziende dell’indotto come Transnova, Logitech e Teknoservice i sindacati sono tornati fuori dai cancelli per lo sciopero unitario di Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm e Fismic. Mentre le sigle nazionali hanno inviato al Mimit una richiesta di incontro sulla crisi aperta.
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