Spazio satira
Cassino
10.04.2025 - 18:00
La linea di montaggio interna a Cassino Plant
Mai visto nulla di simile nella storia dello stabilimento, dal 1972 quando dalle linee appena inaugurate usciva la rinomata 126.
Mai vista una produzione che ha toccato i minimi storici nel primo trimestre 2025 secondo i dati forniti dalla Fim Cisl. Se nel 2024 si erano raggiunte le 8.540 unità con una flessione del 40,7% quest’anno si scende ancora con 4.655 unità che rappresentano una contrazione del 45,5% rispetto all’anno precedente. Una vera debacle, complici i continui fermi produttivi, 31 in tre mesi.
«Stiamo battendo tutti i record negativi dalla nascita dello stabilimento di Piedimonte San Germano». Ha detto Mirko Marsella segretario provinciale della Fim Cisl. Che ribatte: «Ormai è da anni che lanciamo l’allarme per quanto riguarda le produzioni e la situazione della fabbrica che, naturalmente influisce su tutto l’indotto del Cassinate e su tutto il territorio. Record negativi di produzione, record negativi di livelli occupazionali e soprattutto pesanti ricadute sulle buste paga dei lavoratori rimasti e ricadute negative e pesanti sull’economia del territorio». Sogni gloriosi ai tempi dell’insediamento industriale e migliaia di assunzioni negli anni, oggi solo 2.500 operai sperando che il numero resti tale.
«Lo stabilimento è stato da sempre un volano per la nostra zona, adesso sta diventando un problema. Uno stabilimento che assolutamente va difeso però c’è bisogno di un cambio di tendenza sia come politica nazionale sia come politica europea ma sia anche come politica industriale di Stellantis, le responsabilità sono anche dell’azienda. Ci sono tutte le situazioni negative che ruotano intorno al settore automotive europeo, questo è chiaro, ma è altrettanto chiaro che ci sono responsabilità importanti della multinazionale. È un momento complicato, va chiarito il futuro dello stabilimento: abbiamo l’ufficialità di due nuove vetture ma non abbiamo l’ufficialità della partenza di questi modelli, siamo convinti che saranno vetture con motorizzazione ibride e questo è un fatto positivo ma è altrettanto chiaro che servono certezze sulla partenza e servono ulteriori iniziative da parte della società così come serve - ormai lo chiediamo da anni - un intervento forte da parte della politica nazionale ed europea. Credo che in questi mesi si sia un po’ abbassata la guardia sotto l’aspetto politico nei confronti di Stellantis, ricordo il ministro Urso che l’anno scorso annunciava un piano da un milione di vetture per il Paese, se guardiamo i dati stiamo dimezzando quello che è stato un anno già negativo, il 2024, e la tendenza per quanto riguarda il 2025 sicuramente non è positiva, quindi è giusto anche che il ministro Urso chiarisca come e quando si arriverà a un milione di vetture. Credo che stiamo sottovalutando la questione del territorio di Cassino, è vero che siamo in una situazione drammatica ma credo che nei prossimi anni se non interveniamo sarà ancora più dura soprattutto perché la nostra area non offre tante possibilità di lavoro e lo stabilimento è stato quello che, comunque, negli anni passati dava sbocchi lavorativi ai giovani del territorio. Iniziamo a vedere già da qualche tempo molti ragazzi che stanno abbandonando il Cassinate perché non c’è occupazione e credo che nei prossimi anni il numero dei giovani che andrà via sarà sempre più alto se non si interviene. Io credo che vada difeso lo stabilimento, credo che vadano difese le aziende che esistono oggi sul territorio con interventi anche politici, con fondi anche europei. Ricordo che c’è stato l’annuncio di 800 miliardi per la Difesa mentre sono anni che noi chiediamo un fondo per l’automotive e ancora aspettiamo risposte. Manca la volontà politica ed è sotto gli occhi di tutti».
Poi lancia un discorso di prospettiva: «Dall’altra parte credo che sia diventato indispensabile ed essenziale tentare di intraprendere un discorso con le istituzioni per far sì che sul territorio del Cassinate arrivino ulteriori aziende che vadano oltre il settore automotive, per attrarre nuovi investimenti altrimenti nei prossimi anni rischiamo il declino perché, al di là delle nuove vetture, credo che sia improbabile un ritorno dei volumi a un periodo pre Covid».
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