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Stellantis, un 2025 di incognite

Il calo produttivo da record, l’ipotesi che i blocchi vadano ancora avanti e lo sciopero del 15 sul contratto. C’è già stato un presidio davanti alla Abb Sace. Parla il segretario Frosinone-Latina Fiom Cgil Andrea Di Traglia

Stellantis, un 2025 di incognite

Il presidio alla Abb Sace

Il record in negativo della produzione, la possibilità che i blocchi vadano ben oltre il 20 gennaio, l’indotto in profonda sofferenza e lo sciopero del 15 per la rottura sul rinnovo del contratto metalmeccanico con mobilitazioni ad accompagnarlo come quella già vissuta alla Abb Sace di Frosinone da parte di Fim, Fiom e Uilm. Uno scenario che lascia immaginare un 2025 simile all’anno appena trascorso, ne è convinto il segretario Frosinone e Latina di Fiom-Cgil Andrea Di Traglia: «La situazione silente sul piano Stellantis mi spaventa e spaventa molto tutti noi della Fiom-Cgil, soprattutto, durante questo lungo stop che c’è e che non accenna a riprendersi. Si parlava di un ritorno al 20 ma nulla è ancora sicuro, speriamo che non venga spostato più in là, forse al 27. Questo ci dice che avremmo un mese di gennaio da 4 o 5 giorni lavorativi. E questo la dice lunga anche su come noi abbiamo chiuso l’anno appena passato con un -47% di produzione, un record storico in negativo da quando esiste lo stabilimento di Cassino, con ripercussioni forti su tutto il territorio, sull’economia e su un indotto che non sta lavorando».

Ed ecco il dettaglio: «Penso ad esempio alla Tiberina che è in ammortizzatori sociali, in cds per la prima volta; penso alla M.A. che non ha proprio commesse per l’elettrico che è la mobilità del futuro; penso alla Lear che, pur producendo sedili che nulla c’entrano con la transizione all’elettrico, è in ammortizzatori sociali con dichiarazione di esuberi. È chiaro che per quanto ci riguarda c’è solo una risposta che non è stata data nel tavolo del 17 al ministero, quella dei modelli: servono più modelli per saturare lo stabilimento e di conseguenza anche l’indotto, ma servono quanto prima perché il 2025 rischia di essere come il 2024, se non peggiore. Siamo in una fase in cui non va certo meglio sotto altri aspetti nelle altre fabbriche metalmeccaniche perché ci avviamo a uno sciopero sulla rottura del rinnovo del contratto nazionale: dopo otto mesi di trattativa, Fim-Fiom-Uilm avevano presentato una piattaforma unitaria votata dal 98% delle lavoratrici e dei lavoratori e, invece, è stata presentata una contro-proposta da parte di Federmeccanica e Assistal che suona come uno schiaffo in faccia. Non riconoscendo la nostra proposta votata dalle lavoratrici e i lavoratori. Questo affronto è chiaro che ha portato alla rottura delle trattative e alle iniziative di scioperi che si stanno conducendo in tutta Italia che qui avverranno il giorno 15. Vogliamo ricordare che, in questi anni, grazie al loro lavoro, le lavoratrici e i lavoratori hanno fatto guadagnare introiti e utili alle aziende che per 80% li hanno ridistribuito sempre e solo a manager e azionisti e mai ai lavoratori, non tenendo conto che se c’è un’industria, se c’è un manifatturiero in Italia è proprio grazie a quelle lavoratrici e a quei lavoratori del nostro sistema Paese che, ogni giorno, producono e che, quindi, hanno il diritto di vedersi riconosciuto in salario la parte di quegli introiti. L’ultimo rinnovo del contratto nazionale in qualche modo andava anche a reggere e a sorreggere il gap inflattivo e salvaguardava un minimo il potere d’acquisto. Tutto questo ad oggi, dopo 8 mesi di trattativa, non c’è stato quindi si va verso lo sciopero del 15 sul territorio».

Uno sciopero che riguarderà tutte le aziende con il contratto metalmeccanico dal Cassinate fino al nord della provincia. Tante le assemblee, in questi mesi, in ognuna di esse. Tante le illustrazioni da parte dei sindacati sulla situazione che si è venuta a creare. «Federmeccanica e Assistal non riconoscono la piattaforma degli aumenti salariali richiesti che hanno difeso il potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori (in un paese dove i salari sono i più bassi d’Europa) e le imprese preferiscono incentivare le uscite e i licenziamenti, portando così le lancette dell’orologio indietro nel tempo cercando di cancellare quello che abbiamo conquistato. Qui è in discussione la tenuta democratica e la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori». La mobilitazione è già partita. Senza indugio. «A tal proposito abbiamo fatto un presidio davanti ai cancelli Abb Sace di Frosinone proprio per queste motivazioni, bloccando di fatto lo straordinario proprio perché anche lì ci sono oltre 350 lavoratori a tempo determinato che annualmente si succedono e per i quali chiediamo la stabilizzazione. Nei prossimi giorni ci saranno assemblee e presidi per arrivare allo sciopero del 15 dove invitiamo tutti i lavoratori e le lavoratrici ad aderire».

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