Spazio satira
Cassino
18.04.2024 - 12:00
Restano sempre i video il perno attorno al quale ruota il processo sui presunti maltrattamenti sui bambini dell’asilo di via Zamosch. Un’inchiesta, quella del 2019, che ha portato a processo due maestre (una ora in pensione) accusate di aver umiliato gli alunni: urla, minacce, punizioni inaudite mentre i genitori, ignari, erano sicuri di aver affidato a insegnanti qualificate i loro piccoli.
Un impianto accusatorio molto duro. E una vicenda che ebbe una fortissima eco non solo nel Cassinate. Episodi decontestualizzati e affatto rispondenti a quanto finito nell’informativa della procura, invece, secondo le difese delle insegnanti, convinte di poter dimostrare la loro estraneità alle accuse partendo dall’interezza degli stessi video. E anche nell’udienza di ieri sono stati mostrati altri pezzi dei filmati catturati dalle telecamere nascoste piazzate dalla polizia su richiesta del pm Roberto Bulgarini Nomi. Un mese e mezzo d’indagine, quindici giorni di riprese con telecamere nascoste (accordate dalla procura) per capire se quelle maestre insospettabili umiliassero o meno gli alunni. Così anche ieri, come nelle precedenti udienze, lo scontro in aula è stato molto acceso.
«Mio figlio non andava volentieri a scuola» racconta una delle mamme che presentò denuncia. Prima, però, non aveva «notato cose strane». Poi il figlio le confidò che «la maestra aveva usato modi scorretti nei confronti di un altro bimbo» riferisce. Un racconto fortemente attaccato dalle difese - Salera, Marandola e Coltellessa - soprattutto sui tempi in cui sarebbe maturata questa “impressione” relativa alla volontà del piccolo di non voler andare a scuola: pochissimi giorni, sottolinea l’avvocato Paolo Marandola, rispetto all’inizio della scuola e rispetto anche alla data della denuncia.
«Prima delle vacanze di Natale avemmo l’impressione che nostro figlio non volesse andare a scuola. Un fatto che però non destò allarme: fu un periodo breve. Nessuna manifestazione che ci potesse mettere in allerta - ha riferito in aula un papà che scelse invece di non denunciare - Poi mi mostrarono il video in Commissariato: ho riconosciuto mia figlia e le maestre. Lei ha continuato ad andare a scuola normalmente».
Quasi tutti i genitori ascoltati hanno confermato di non aver cambiato scuola dopo l’indagine. «Prima che andasse all’asilo mia figlia era molto tranquilla e affettuosa. Poi ha avuto un cambiamento. È diventata aggressiva dopo l’inserimento all’asilo: scatti di ira e non solo - racconta un altro papà - Aveva provato a prendere a schiaffi e a graffiare mia moglie e a darle un morso in testa. Mia moglie provò ad avere un colloquio con le maestre ma all’inizio ebbe molta difficoltà. Poi ci riuscì». «Dai video vidi in una occasione che la maestra si alzò in modo irruento e prese la bambina per un braccio» puntualizza.
« “Lei stringe i denti e dà le botte” mi disse un bambino riferendosi alla maestra. Poi mi disse che c’erano altri bambini e mimò i gesti di rabbia, quando “la maestra si arrabbiava”. E mimò degli schiaffi. Allora informai i genitori di quanto raccontato dal figlio» aggiunge la titolare di una ludoteca allora privata.
Ascoltati anche dirigenti scolastici (pure di altri istituti dove le maestre avevano lavorato), collaboratori scolastici e altri insegnanti: nessuno aveva mai notato comportamenti scorretti o poco amorevoli nei confronti dei piccoli. Fissate altre due udienze: la prossima a giugno e poi a settembre per ascoltare gli operanti di pg che condussero le delicate indagini e un ctu.
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