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L'editoriale

L’Italia che vince ha il nome di Sinner

Una pagina storica quella che ieri Jannik Sinner ha scritto sui verdi prati di Church Road

sinner

Doveva nascere tra le Alpi, l’uomo che di lì a poco avrebbe riportato la chiesa al centro del suo paese. Doveva nascere a San Candido, in Val Pusteria, lì dove– come scherzosamente ha sempre detto Paolo Bertolucci – la cicogna ha avuto modo e tempo per valicare le Alpi e venire dall’altra parte, la nostra. Una pagina storica quella che ieri Jannik Sinner ha scritto sui verdi prati di Church Road, lì dove le fragole con panna e la visione celestiale del tennis, rappresentano un comune denominatore inossidabile. Wimbledon è azzurro, come il cielo che ha fatto capolino ieri, come nelle due settimane più belle della nostra storia sportiva, sopra i verdi prati tanto cari alla Regina Elisabetta, per colpa di quel ragazzo perbene, che conosce due parole: allenarsi e migliorare.

E che ieri, intorno alle 20.30 italiane, le 19.30 a Londra, ha alzato quella coppa dorata che nessun italiano, prima di lui, era mai riuscito a fare propria. Emozioni infinite, brividi lungo la schiena dello scribacchino di turno, come di chi ama questo ragazzone di 23 anni, dai capelli rossi, dall’animo gentile e dall’educazione imbarazzante. I quattro set, con la rimonta dopo il piccolo scivolone iniziale, gli hanno, semmai ci fosse stato bisogno, restituito quello che il “rosso” del Bois de Boulogne parigino gli aveva levato proprio sul più bello, regalandogli il quarto Slam della carriera, il più bello, il più emozionante, quello di una consacrazione che non è mai stata in discussione, se non in quelle persone abituate a salire e scendere dal camion dei vincitori. Con Sinner ha vinto l’Italia del tennis, sempre più in cima al mondo, ma soprattutto uno stile che andrebbe imitato, usando il “control-c, control-v”, magari fosse, così da non perdere nulla, tantomeno un prototipo di ragazzo meraviglioso, da esportare nel mondo. Wimbledon è la storia, Sinner ha bussato ed è entrato, mettendo da parte Alcaraz, invitandolo alla prossima contesa, ma con in tasca di essere lui, ancora lui, il più forte. Appuntamento ora a New York, a Fluhing Meadows.

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