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Il personaggio

Il flauto magico di Gazzelloni

Roccasecca e gli studi da autodidatta. Poi il conservatorio di Santa Cecilia, i concerti e il successo

Nel 1919, a Roccasecca, nasce un personaggio di spicco nella musica italiana e internazionale: il flautista Severino Gazzelloni, il "flauto d'oro", che ha contribuito alla diffusione della musica contemporanea, senza mai trascurare il repertorio classico, di cui è stato ineguagliabile interprete. Inevitabilmente fecondo è stato il suo rapporto con le istituzioni e le produzioni teatrali italiane e non della seconda metà del Novecento. Ragion per cui, varrà la pena ripercorrere le tappe salienti della sua stellare carriera musicale.

Carriera il cui primo impulso avviene nella natia Roccasecca (e con la Ciociaria mai perse i contatti), grazie alla frequentazione, da parte del padre (che suonava il flicorno), della banda musicale cittadina. Ma la vera "folgorazione" per il piccolo Severino è l'ascolto del "Concerto in Sol Maggiore per flauto e orchestra di Mozart", trasmesso alla radio nel 1925. Pochi mesi (e tanto esercizio) più tardi, e il nostro entra a far parte della banda cittadina, accompagnando il padre.

I primi anni sono tutti dedicati all'apprendimento da autodidatta del flauto e all'esperienza maturata "sul campo", suonando nei complessi bandistici di Avezzano, Sora e Campobasso. Poi affina la sua conoscenza musicale al conservatorio di S. Cecilia di Roma, dove si diploma nel 1942. E ancora, mentre impazzava il conflitto mondiale, Gazzelloni (ma all'anagrafe il suo cognome finiva per "e"), comincia la carriera musicale esibendosi nell'orchestra ritmo-sinfonica di Semprini e al teatro Odescalchi nella compagnia di avanspettacolo di Erminio Macario.
Nel 1944 entra nell'Orchestra sinfonica della Rai di Roma (allora Orchestra di Radio Roma, diretta da Previtali), con la quale collabora per i trent'anni a venire, fino a diventarne primo flauto.

Parallelamente prosegue la sua carriera come solista: prima tappa di questa personale storia musicale è nel 1945 con una tournée a Belgrado, resa avventurosa dai fatti della guerra e della storia. In Italia, invece, debutta due anni più tardi all'Eliseo di Roma, in un concerto con l'arpista Soriani.

Gazzelloni lega il suo nome anche alle colonne sonore di alcuni film neorealisti (tanto in voga nell'immediato dopoguerra). Questa esperienza cinematografica lo mette in contatto con altri compositori, come Nino Rota (autore delle colonne sonore per Fellini) e con Bruno Maderna, alfiere italiano della sperimentalissima "Neue Musik".

E su questa scia avanguardistica del secondo Novecento, il flautista si lascia coinvolgere nella tournée italiana di "Pierrot lunaire" di Schönberg (1947), cominciando una sua personale ricerca tecnica fatta di suoni multipli, colpi di lingua, particolari tipi di respirazione, tanto da far assurgere il flauto (fino ad allora ritenuto "minore") a strumento protagonista degli orizzonti musicali di quegli anni tanto ricchi di entusiasmanti sperimentazioni sonore (e non solo).
Questo spirito di intraprendente ricerca stilistica lo mise in contatto negli anni seguenti con i maggiori esponenti della nuova avanguardia come Karl Stockhausen, Luigi Nono, John Cage e Luciano Berio.

Non solo: le esplorazioni condotte nell'universo tecnico del flauto ebbero una vastissima eco internazionale, tanto da invogliare molti compositori a scrivere brani e concerti espressamente perché venissero eseguiti da Gazzelloni. Per esempio, nel 1951, il compositore Zafred scrisse un "Concerto per flauto e orchestra"; Togni compose una "Sonata" (1953) e una "Fantasia concertante" (1958); lo stesso Luciano Berio fu autore di una "Sequenza per flauto solo "(1958), composta, come dichiarò lo stesso autore, "su misura" per Gazzelloni; nel 1962 Guyonnet scrisse la "Polyphonie I per flauto contralto", dando corpo alla fascinazione per il meraviglioso suono che il nostro riusciva ad ottenere con il suo flauto durante le prove a Darmstadt del "Marteau sans maître di Boulez".

E la lista è ancora molto lunga! Tale era il prestigio del flautista che il Festival internazionale di musica contemporanea della Biennale di Venezia decise nel 1961 di dedicare un intero recital alla nuova musica per flauto, appuntamento che sarebbe diventato stabile a partire da quell'anno.

Parallelamente, Gazzelloni continuò a esibirsi come concertista nelle maggiori istituzioni e nei teatri del mondo, proseguendo altresì la sua attività di docente. Per non tacere dell'intensa attività discografica, radiofonica e televisiva, che gli permise di raggiungere una grande popolarità anche negli ambiti della musica leggera, forte del convincimento che «la musica è una sfera in cui vige la più assoluta democrazia per cui un suono non è meno interessante perché appartiene ad una canzone popolare piuttosto che ad una sinfonia».
Chi volesse saperne di più può leggere l'agevole volume di Gian Luca Petrucci, "Severino Gazzelloni. Il flauto protagonista", edito da Zecchini Editore nel 2018.

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