Spazio satira
L'intervista
13.11.2023 - 15:00
Celebrare l'amore senza alcun tipo di etichetta. Abbattere ogni barriera per lasciare spazio a una dichiarazione d'amore all'individualità e alle singolarità personali. È questa l'essenza del brano "E tu?" pubblicato nei giorni scorsi da Vi Skin, nome d'arte di Sofia Pelle, trentenne di Esperia che ha deciso di raccontare un tema complesso e discusso come l'amore.
«L'amore è connessione di frequenze, luogo di incontri, di esistenze. Non ha sesso, né colore, né definizione, al cospetto dell'amore esistono solo persone» canta Vi Skin, parole con cui vuole abbattere ogni forma di barriera. Perché, come ricorda la cantante, i sentimenti hanno la capacità di trascendere dalle barriere imposte dalla società. Quando si vive un rapporto onesto, le apparenti differenze esterne svaniscono nell'abbraccio tra due anime che parlano un'unica lingua, quella dell'amore. Un'esperienza umana universale che unisce le persone in un legame profondo, indipendentemente dalle diversità superficiali. Un appello all'accettazione, alla comprensione reciproca e alla celebrazione delle connessioni sincere.
Vi Skin, partiamo dal nuovo singolo "E tu?". Come nasce?
«In un pomeriggio come tanti. Avevo questa melodia in testa e ho iniziato a scrivere. "E Tu?" è un concentrato di diverse tematiche, sia personali sia generali. Il sipario si apre con la mia famiglia illustrando come, nel mio caso, andando incontro a mancanze affettive e di supporto genitoriali, mi sono ritrovata costretta a incarnare le mie figure di riferimento venendo meno al mio ruolo di figlia: in una fase di vita in cui stavo ancora crescendo sono dovuta diventare il genitore di me stessa. Per la prima volta, poiché condividiamo dinamiche familiari simili, ho avuto modo, attraverso la mia relazione, di guardare con occhi esterni sulla mia famiglia e di capire aspetti che non riuscivo a comprendere dall'interno. La mia relazione è stata lo specchio attraverso il quale ho potuto guardare meglio me stessa e lavorare ancora più a fondo sulle mie fragilità (comprendendone le origini) che con determinazione ho trasformato in punti di forza».
Da queste riflessioni nasce il brano. Cosa vuoi raccontare al pubblico?
«In "E tu?" ho utilizzato il concerto come metafora della diversità: la sinfonia è il risultato di mille strumenti che con il proprio suono e le proprie caratteristiche fanno ognuno la propria parte nell'insieme. Ho usato una metafora così semplice ma al tempo stesso diretta per parlare di questa tematica perché voglio restituire semplicità e naturalezza a un concetto che è stato fin da sempre denormalizzato. "Amami per ciò che sono, ma non farmi interpretare un ruolo". Non ho mai amato la spartizione dei ruoli in ambito relazionale, credo più nella reciprocità. Desidero condividere attraverso la mia musica, quanto sia più bello, libero, non limitante, vivere la reciprocità e la versatilità nell'amore».
Qual è il tuo significato dell'amore?
«Il mio significato di amore è vivere entrambi le emozioni l'uno dell'altro, non incarnare mansioni maschili o femminili, ma pensare che siano atti d'amore e di cura nei riguardi della persona amata. Se mi ami, amami per ciò che sono, poiché prima di essere uomini o donne siamo persone, siamo esseri umani. L'amore non ha sesso né colore, né definizione poiché al cospetto dell'amore esistono solo persone».
Con questa canzone vuoi raccontare l'amore senza confini, la reciprocità e la libertà di essere autentici. Credi che oggi ci sia questa libertà?
«L'amore può nascere dovunque e può essere provato per chiunque, ogni essere umano deve poterselo vivere in totale libertà, ne ha il pieno diritto, ma tale diritto, da un punto di vista istituzionale, risulta essere un privilegio ancora per molte persone. In un paese civile, trovo assurdo che le istituzioni non tutelino i diritti umani di tutti i cittadini».
Tu sei di Esperia, un piccolo paese. Questo amore senza confini credi sia possibile anche nei piccoli paesi di provincia?
«Ma certo, è possibile ovunque».
Nel raccontare il tuo nuovo brano hai detto che sei dovuta "diventare il genitore di me stessa" e che la tua relazione ti ha permesso di guardare con occhi esterni la tua famiglia. Cosa hai visto? E come è cambiato il rapporto con la tua famiglia?
«Quando ero piccola credevo che i miei fossero invincibili, come i supereroi della Marvel. Crescendo, poi, ho visto che anche loro avevano dei limiti, proprio come tutti gli esseri umani, ma li amo così come sono, amo i loro pregi e soprattutto i loro difetti, proprio come loro amano me. Sono orgogliosa di aver preso dai loro cuori e di essere loro figlia».
Progetti?
«Sto lavorando al mio primo album o ep, lo deciderò strada facendo. Non amo fare progetti, preferisco procedere di volta in volta».
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