Spazio satira
La chiacchierata (im)possibile
04.07.2023 - 21:15
L'attrice Patrizia Bellucci sta portando a teatro lo spettacolo “V come Virginia” incentrato sulla vita della contessa Oldoini
Primavera 1899, due signore si incontrano all'imbrunire al "Café Le Procope" di Parigi. Virginia Oldoini, contessa di Castiglione, conversa con Patrizia Bellucci, sua interprete in un monologo teatrale di gran successo nel 2023 in Italia, dal titolo "V come Virginia". Il surrealismo del dialogo viene agilmente superato dall'emozione palpabile delle due dialoganti.
Virginia Oldoini non perde tempo: «Bonsoir madame».
E Patrizia Bellucci: «Bonsoir, Madame la Comtesse».
«Per prima cosa, perché ha voluto dedicarmi addirittura un monologo? Penso il primo, sui palcoscenici di tutto il mondo...».
«Sarebbe facile risponderle con le parole di Wikipedia, "nobildonna e agente segreta italiana, cugina di Camillo Benso, conte di Cavour, fu considerata tra le donne più belle e affascinanti della sua epoca. Sinceramente penso che tutte queste qualità siano di corredo al suo personaggio, provocatorio, critico, ironico, anticonformista e maledettamente attuale».
«In fondo… moi c'est moi!».
«Ecco, queste sue parole mi ricordano quelle di un personaggio del settecento interpretato da quel simpatico attore romano… non mi viene il nome…».
«C'est facile, il Marchese del Grillo, impersonato in un famoso film da Aberto Sordi!».
«Chapeau! Lei mi sorprende…».
«Mi è piaciuto molto come ha reso mio marito, Francesco Verasis Asinari, conte Castiglione Tinella, sul palcoscenico… Il mio ex marito… In fondo non avevo molta considerazione di lui, mi serviva solo per la sua disponibilità economica…».
«Del resto anche i suoi genitori, molto assenti, non vedevano l'ora di liberarsi di una ragazzina così ribelle sin dall'infanzia…».
«Sicuramente! Però… guardi che a sedici anni conoscevo perfettamente quattro lingue. So che lei, sin da fanciulla, ha goduto di una memoria prodigiosa…».
«Sì, Madame la Comtesse, non le si può nascondere proprio nulla!».
«A proposito, mi chiami Virginia, la prego».
La Contessa in un baleno infrange la distanza psicologica iniziale instaurando un clima di complicità che avrà lusinghieri sviluppi nel prosieguo della conversazione.
«Va bene, Virginia, ma mi tolga una curiosità: le cronache googleiane le attribuiscono tanti amanti… Suo marito, il Conte, non era geloso?».
«Beh, sì, era molto geloso ma, in fondo, gli faceva comodo avere una moglie come me. Non lo dica in giro, ma le mie conoscenze approfondite degli uomini potenti… hanno facilitato anche la sua carriera, lui che era poco più di un lacchè del re… Massimo d'Azeglio, il principe Giuseppe Poniatowski, Vittorio Emanuele II, Napoleone III… Ma le sto citando solo i più importanti! Pensi che una volta mio marito, stanco delle mie avventure, ormai sulla bocca di tutto il jet set parigino, mi dette della "semplice prostituta…". No, intollerabile questa sua affermazione, gli risposi che a me della "semplice" non doveva darmela nessuno!».
«Ne ho avuti tanti, veramente, di uomini… Ops! Mi scusi, Virginia, ne ha avuti tanti… Per un secondo mi ero immedesimata un po' troppo nel personaggio…».
«Devo dirle che tutti sono stati importanti, o per il loro potere politico o per quello economico. Curiosità: come ha rappresentato sul palcoscenico il principe Giuseppe Poniatowski?».
«Bella domanda… Forse il Principe è stato il suo uomo più importante, ma anche il più critico, nella sua vita… Accendeva la sua passione, l'ha accompagnata persino all'altare, ma portava con sé un dubbio drammatico, che non avrebbe sciolto neppure con la morte…».
«Sì, ma non spoileri tutto, la prego…».
«La prego io, non usi questo termine così volgare… Penso sia più importante divulgare ciò che lei ha fatto per l'Italia, per l'unificazione dell'Italia…».
«Nel 1855 il re venne a trovarmi nella residenza torinese, cogliendo l'assenza di mio marito, e mi chiese di intercedere diplomaticamente a Parigi presso Napoleone III affinché appoggiasse la rivendicazione piemontese sulla Lombardia, ancora in mano agli austriaci».
«Che tipo di incontro ebbe con il re…?».
«Perché vuole farmi dire cose che già sa…? Comunque arrivai a inizio 1856 a Parigi e… "Io non dimenticherò mai quel ballo alle Tuileries dove lei apparve seminuda come una dea dell'antichità […]. Preceduta dal conte Walewski e dando il braccio al conte di Flamarens […] arrivò alle due del mattino, subito dopo che l'imperatrice si era ritirata, e provocò un tumulto indescrivibile. Tutti i presenti sgomitavano e spingevano per poterla ammirare più da vicino. Le dame eccitatissime dimenticarono le regole dell'etichetta e salirono sulle poltrone e sui divani per poterla meglio osservare. Quanto agli uomini erano tutti letteralmente ipnotizzati" (in "L'amante dell'imperatore. Amori, intrighi e segreti della contessa di Castiglione", di Arrigo Petacco, Milano, Mondadori, 2000)».
«E anche a Parigi fu causa di gelosie…».
«Ovviamente sì! Memorabile fu quella dell'imperatrice, Eugenia de Montijo, che arrivò a organizzare un finto attentato ai danni del marito sotto casa mia per allontanarmi da Parigi».
«Del resto Napoleone III aveva completamente perso la testa per lei! A proposito, ricorda l'episodio dei cuoricini? A una festa a corte lei si era presentata con un vestito tutto trasparente e con ricamati tanti cuoricini. Eugenia le disse, a proposito del cuoricino sul pube: "Contessa, mi sembra che il suo cuore batta un po' troppo in basso". E lei, di rimando: "Maestà, il mio cuore batte ardentemente dappertutto! Chi lo ha provato sa quanto calore sappia sprigionare…».
«Vede, Patrizia, alla fine, una volta ottenuto ciò che volevano da me, le mie prestazioni diplomatiche, i miei soldi, il mio corpo… mi scaricavano. E così è successo anche con Napoleone III. Ero diventata una persona scomoda, a Parigi, e così sono stata costretta a rientrare in Italia, dopo appena un anno e mezzo».
«Le restava sempre un figlio da accudire…».
«Mi spiace dirlo, ma lei già lo saprà, Giorgio era per me poco più di un giocattolo, un bambolotto da ostentare nei ricevimenti e nelle foto, vestito con abiti assurdi, spesso da femminuccia…».
«Trasferiva su di lui ciò che subiva lei…».
«Oggi sarei stata un'ottima trasformista, un'efficace influencer e anche un po' fluida… Con l'aiuto di Pierre – Louis Pierson, un famosissimo fotografo dell'epoca – sono diventata anche una brava fotografa. Con il patrimonio del mio ex marito e con quello di altri uomini, poi, ho comprato costosissime mises che utilizzavo alle feste a corte, ogni sera una diversa. Peccato non aver mai scattato selfie».
«In qualche modo recitava anche lei…».
«Non voglio paragonarmi a lei, le ricordo che lei ha esordito con "Le Troiane" di Euripide… Quanto a virtù diplomatiche, sebbene non sia laureata anche io in scienze politiche, devo dirle che me la cavo abbastanza bene…».
«Suvvia, non sia modesta, lei ha contribuito a unificare l'Italia…».
«Ma che cosa ho ottenuto, nella mia vita? Ho creduto di possedere tanto, e forse avrei potuto possedere tutto, ma alla fine non mi è rimasto nulla e, anzi, sono stata usata io dagli uomini».
«I genitori è come se non li avesse mai avuti…».
«Certo, non sono stati come i suoi che l'hanno fatta studiare. Sua madre, poi, anche se inizialmente contraria alla recitazione, è diventata una sua fan e non si è persa più nemmeno uno spettacolo».
«Ha perso tutti, da suo marito a suo figlio…».
«Mio marito, quell'incapace, morto per una caduta a cavallo… Giorgio, mio figlio, era un ostacolo, un ostacolo alle feste e ai miei incontri mondani… Ma è morto anche lui… Ma penso che ne parlerà, sul palcoscenico…».
«Ci può contare! E avrà sentito anche la mancanza del principe Giuseppe Poniatowski?».
«I nostri infuocati incontri… Il grande amore della mia vita. Per lui avrei rinunciato a tutto. Ma anche lui mi ha abbandonato!»
«Vedova e sola, poi, che cosa ha fatto?».
«Il re mi aveva proposto una rendita e un appartamento vicino Palazzo Pitti ma io sono voluta tornare a Parigi, in un mezzanino a Place Vendome, per isolarmi da tutti coloro che mi avevano abbandonata. La mia unica compagnia usuale erano i topi, di casa nel mio appartamentino. Uscivo solo di notte, incappucciata per non farmi riconoscere dagli altri, e avevo coperto tutti gli specchi di casa, per non riconoscermi da sola. Dimenticata da tutti…».
«E dimenticata anche dalla storia, scritta sovente dagli uomini… Ma io la ricorderò, in tutta la sua bellezza, la sua intelligenza e la sua importanza!».
«Patrizia, posso confessarle una cosa?».
«Ma certo, Virginia».
«Lei non mi ha vista ma io ho assistito alla "prima" al Palazzo ducale di Alvito nell'aprile scorso… Mi sono nascosta dietro una colonna, in fondo…».
«Non le posso credere!».
«Ebbene sì, ho apprezzato tantissimo la sua recitazione, l'emozione che ha saputo infondere nelle parole, l'agilità con la quale faceva parlare tutti i personaggi, da suo marito a Napoleone, da Cavour a Vittorio Emanuele II… La regia e la sceneggiatura di Luca Gaeta sono state magistrali, con l'aiuto regia di Giulia Avino. E poi le musiche, adattate sapientemente ai testi, con il pathos al momento giusto, con le note che parlavano nei silenzi, con le tinte in chiaroscuro che pizzicavano le corde del cuore… Un bel lavoro di Fabio Lombardi».
«Lei mi confonde…»
«E le scenografie e i costumi, realistici ma anche seducenti, di Luca Arcuri… Il disegno luci di Francesco Bàrbera… Come non cogliere, poi, le accattivanti e famose voci off di Sebastiano Somma, Loredana Cannata, Silvia Siravo e Alessio Caruso. Mi è rimasta una curiosità da soddisfare, però, forse ero distratta, sa, l'età… Ha parlato dei miei incontri intimi con Vittorio Emanuele II?».
«Se vorrà saperlo dovrà tornare a vederci al prossimo spettacolo! Ah, dimenticavo, questa volta non dovrà nascondersi tra la folla, le riserverò il posto d'onore in prima fila…».
Farà bene la Contessa ad accettare la riservazione del posto, dati i precedenti sold out di "V come Virginia" al Teatro Belli di Roma e ad Alvito.
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