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Il racconto

L'incubo della droga, i fallimenti e la rinascita: la storia di Paola Aceti

"Esiste la luce nel buio", l'autrice con il suo libro vuole lanciare un messaggio di speranza. «La tossicodipendenza si può sconfiggere»

"Esiste la luce nel buio. La strada per sconfiggere la tossicodipendenza" è il libro coraggioso di Paola Aceti, ciociara di origini, che senza filtri ripercorre le tappe più buie della sua vita. Tra le pagine tutto l'orrore degli anni della tossicodipendenza. Una sofferenza estrema che ti toglie le forze e anche la voglia di alzarti la mattina. La quotidianità non esiste più, non sei motivato a fare altro se non a ricorrere all'uso di sostanze stupefacenti. Parole forti che raccontano otto anni difficili. Tre fallimenti in comunità fino al carcere. Un passato in cui la droga è stata protagonista. Il libro parte dall'adolescenza per poi arrivare ad amori sbagliati, a un matrimonio fallito, alla depressione e poi alla droga.

Per l'autrice ormai resta solo un ricordo così lontano rispetto alla donna che è oggi. Si parla anche di perdono. Dell'importanza di andare avanti e non portare mai rancore. Insomma, una storia a lieto fine che lancia anche un messaggio di speranza. Un esempio, uno stimolo per venirne fuori. Perché Paola Aceti, 53 anni e cuoca di professione, è la testimonianza che la luce in fondo al buio esiste davvero.

Perché ha deciso di mettere per iscritto la sua storia?
«Ho cominciato a scrivere il libro durante il lockdown del 2020. In quel contesto mi sono ritrovata a ripercorrere il mio passato. L'obiettivo è quello riuscire, attraverso la mia storia, ad aiutare nel mio piccolo chi purtroppo sta vivendo una situazione difficile».

Nel libro ripercorre momenti bui della sua vita...
«Tutto nasce dall'adolescenza. In molti casi la causa sono anche i genitori. Io ho avuto un padre troppo duro e che purtroppo mi ha indebolita. Prima ero molto fragile, non la donna che sono diventata oggi. Quello che posso dire ai genitori è di instaurare un dialogo con i propri figli. In casa non deve esistere una dittatura. I genitori dovrebbero essere un pochino più complici e umili verso i loro figli. Aiutarli ad aprirsi. Io avevo paura a parlare con mio padre. Nel libro racconto anche dei due aborti che ho avuto. Ricordo come in quell'occasione volevo parlarne a casa. Ma non l'ho fatto. È fondamentale aprirsi con i proprio genitori».

Ai ragazzi invece cosa vuole dire?
«Ai ragazzi posso dire di essere sempre veri con se stessi. Individuare i disagi che li hanno portati a fare uso di droga. Di capire il vero motivo che li ha spinti a cadere nella dipendenza. Purtroppo molto spesso questo problema capita a persone con addosso traumi psicologici».

Come è iniziata la sua dipendenza?
«Sono caduta in depressione dopo essermi separata da mio marito. Non avendo un genitore complice mi sono sentita sola, finendo per attaccarmi a persone con disagi gravi. Inizi così, per gioco, perché non hai niente da perdere. La tossicodipendenza è associata a questo, purtroppo. Io ho cominciato con la dipendenza da alcol. Ti anestetizza. Con il passare delle settimane e dei mesi il problema che avevi prima si amplifica. Chi legge il mio libro mi dice che sono miracolata e io rispondo che mi ha aiutato tanto la preghiera».

Per uscire dalla dipendenza ha cambiato ben tre comunità...
«Sì, sono entrata in tre comunità prima di venirne fuori. Ho iniziato un percorso per capire cosa mi avesse spinto a entrare in questo tunnel. Purtroppo però nessuna delle tre comunità che ho cambiato mi ha aiutata. Se non fai un lavoro su te stesso, sulla motivazione che ti ha portato a continuare a fare uso di droga, non ne esci. E per fare questo bisogna individuare la comunità più adatta al tuo disagio».

Qual è quindi il messaggio che vuole lasciare raccontando la sua storia?
«Quello che voglio trasmettere è di riconoscere subito qual è il disagio. Ammettere con se stessi le proprio difficoltà, le proprie paure. Oggi mi sento una donna più forte, pronta ad affrontare qualsiasi tipo di situazione. Qualsiasi difficoltà. La donna che ero prima non esiste più. Ho imparato finalmente ad amare me stessa. E solo adesso sto ricominciando a vivere».

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