Spazio satira
L'intervista
18.10.2022 - 22:30
Marcella Ciapetti
Marcella Ciapetti, frusinate d'adozione, parla ai lettori di Ciociaria Oggi passeggiando sull'esile filo che divide la sua professione, pedagoga, dalla sua passione di scrittrice.
Quando si è avvicinata ai processi dell'educazione e della formazione umana?
«In realtà, tale interesse mi ha sempre accompagnata. Credo nasca in parte dalle tracce indicate dalla mia mamma, sempre molto attenta alle dinamiche legate all'educazione, in parte dalla mia inclinazione a riflettere affinché un essere umano cresca nel rispetto e nell'autonomia, soprattutto emotiva. Sono sempre stata convinta che la pedagogia sia la strada giusta per una società sana sebbene oggi non credo venga attribuita all'educazione e alla formazione l'opportuna importanza. Questa stessa convinzione è stata corroborata dal casuale ritrovamento, dopo la sua morte, di un libro di poesie scritte da mio nonno, cosa che mi ha anche indotto a scrivere la mia prima opera: "Quinto diario d'amore" (Aletti Editore, 2017). I versi, attraverso i quali mio nonno ha dato voce alle sue emozioni intense e struggenti, sono stati l'incipit per raccontare storie di persone che soffrono e hanno sofferto, di amori traditi, sani o eterni».
Perché "Quinto…"?
«Mio nonno si chiamava Quinto Franco Ciapetti…».
Altra opera, "Guia"…
«Guia è un racconto che ho scelto di scrivere nel momento in cui mi sono trovata a seguire mia figlia nell'elaborazione emotiva della fine del suo primo amore. Tante volte noi genitori non attribuiamo la dovuta considerazione alla sofferenza e al disorientamento di un figlio nei riguardi di un passaggio così importante e delicato. Essere emotivamente vicini ai propri figli, sospendendo critiche e giudizi, può aiutarli a elaborare e metabolizzare eventi per loro importanti».
In "Quel che resta sulla mia pelle" (Tracce per la Meta Edizioni, 2020) lei parla di sopravvivenza…
«Lavorando mi sono resa conto che le persone "sopravvivono". Tante volte non rispettano il proprio sentire, non vivono un tempo che rispetti i propri desideri e piaceri, ma solo i propri bisogni. "Mettersi in discussione" vuol dire fermarsi, ascoltarsi, scoprirsi e conoscersi, affinché il tempo, il dono più prezioso che abbiamo, possa essere vissuto nel pieno rispetto del nostro sentire. Tutto questo spesso fa paura, proprio perché si rischia di scoprire quanto il nostro vivere sia in realtà un "sopravvivere"».
Dal suo osservatorio privilegiato, quali sono i temi più critici e interessanti dell'uomo del nostro tempo?
«Sono professionalmente attratta dalle dinamiche comunicative tra genitori e figli e tra le persone in generale. Un altro tema importante e anche decisivo nella quotidianità dell'uomo è la perenne ricerca dell'autonomia, a tutti i livelli e a tutte le età. Ma resta una chimera…».
Quali sono i problemi più diffusi del nostro territorio?
«In base alla mia esperienza umana e professionale, ritengo che i maggiori disagi del nostro territorio siano legati alla mancanza di riferimenti chiari e soprattutto sani, sia dal punto di vista pedagogico che sociale e culturale. Ritengo siano urgenti azioni mirate a valorizzare la persona, favorendo la formazione e proponendo esperienze e opportunità che sappiano donare la piacevolezza della condivisione, nel pieno rispetto dell'altro».
Quanto è importante l'Auser di Frosinone, lo sportello antiviolenza nel quale presta la sua attività di volontariato?
«L'Auser, come la presenza delle altre associazioni operanti sul territorio, rappresenta un'ancora di salvezza per tutte le donne e i minori vittime di violenza. Attraverso le risorse umane e professionali messe a disposizione dall'Auser, tante donne riescono a uscire dal circuito della violenza e ad avviare un percorso di autonomia».
Perché tanta violenza verso le donne?
«Non si può parlare di un solo motivo. Alla base della violenza ci possono essere un'infinità di motivazioni. Restando nell'ambito delle mie competenze professionali, una delle radici può sicuramente essere rintracciata in contesti educativi che non hanno favorito un sano equilibrio e una maturità affettiva, fondamentali per la tutela del rispetto della persona».
Che ne pensa dei recenti fatti dell'Iran?
«Penso che qualunque azione basata sulla violenza, sull'imposizione, sulla privazione della libertà dell'altro, sia da condannare. Cultura, religione, educazione, qualunque esse siano, non possono prescindere dal rispetto per la libertà di scelta di un essere umano».
"Cara mamma, caro papà… strategie per genitori consapevoli" (Mind Edizioni, 2022) è la sua ultima fatica letteraria…
«L'ho scritto insieme a Daniela Palumbo, Angela Pellegrino e Sara Di Miero. Non vuole essere un manuale, bensì uno spazio di riflessione utile nella prevenzione, in grado di proporre anche dei suggerimenti su come poter gestire le criticità legate alle conflittualità, ai dubbi, alla sofferenza legata a un lutto, alle paure e al profondo disorientamento che, soprattutto nel periodo pandemico, ha accompagnato molte persone».
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