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Il bilancio

Vietato accontentarsi. Scossa di Unindustria

Ieri a Roma si è svolta l’assemblea generale dell’associazione Giuseppe Biazzo: «Non ci basta essere la seconda regione per Pil»

«Non ci basta essere la seconda regione d’Italia per Pil. Il Lazio deve diventare la regione dell’impresa in 60 giorni». Il presidente di Unindustria Giuseppe Biazzo è andato dritto al punto, tracciando il suo primo bilancio alla guida dell’Unione degli Industriali e delle imprese di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo. Fissando gli obiettivi futuri. Ieri mattina si è svolta l’assemblea generale dell’associazione al Palazzo dei Congressi a Roma. Un importante momento di confronto per guardare insieme al futuro delle aziende. Un appuntamento che ha visto la partecipazione del ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso e del presidente di Confindustria Emanuele Orsini. Sono intervenuti, inoltre, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, che si sono confrontati in un talk moderato dalla giornalista Rai Tg1 Laura Chimenti.
Il presidente Giuseppe Biazzo ha aperto i lavori illustrando alla platea una relazione dettagliata in cui ha messo al centro temi essenziali, come la strategia industriale europea, in grado di inserire il Lazio nei principali processi di crescita comunitari. Ma pure il tema del lavoro e della produttività, con l’obiettivo di potenziare occupazione, formazione e innovazione. A queste tematiche si è aggiunta una visione chiara per il futuro del Lazio: un Piano Industriale capace di rafforzarne l’identità e accrescerne la capacità di attrarre investimenti e capitali internazionali, valorizzare la centralità delle reti e delle infrastrutture, ridurre gli ostacoli burocratici che frenano le attività produttive.

Il Lazio, con le sue eccellenze, può sostenere la crescita del territorio e attrarre nuovi investimenti, favorendo le connessioni tra aree e filiere produttive. In questo modo la regione potrà consolidare il proprio posizionamento come polo strategico per l’impresa in Italia, aperto e competitivo a livello globale. Nuovi slanci e possibilità, secondo Biazzo, possono venire anche nel supporto alla definizione della Zona Logistica Semplificata del Lazio; mentre per quanto riguarda le infrastrutture serve una visione d’insieme. Ha spiegato Biazzo: «La Frosinone-Latina, la Orte-Civitavecchia, la Salaria, la Cassia, la Roma-Latina, la Cisterna-Valmontone, la Sora-Cassino-Gaeta con il suo porto strategico insieme alla Stazione Tav del basso Lazio, devono essere tutte opere di un unico masterplan, che può ridisegnare la geografia economica e sociale della nostra regione. Rieti, Viterbo, Frosinone, Latina, Cassino, Aprilia e Civitavecchia devono essere raggiungibili tra loro con infrastrutture moderne e sicure ed essere collegate in 60 minuti a Roma, la porta di accesso al “mondo” per tutto il Lazio».

Negli ultimi vent’anni l’economia del Lazio è cresciuta agganciata alla media nazionale con previsioni molto robuste per il 2024, ma il valore aggiunto dell’industria manifatturiera si è ridotto. Su questo Unindustria ha suggerito una matrice di interventi per riequilibrare il peso di manifattura e servizi avanzati all’interno dell’economia laziale. «I dati sull’export continuano a confermare un dinamismo che ha fatto segnare, nel primo semestre 2025, un incremento degli scambi con l’estero del 17% contro il 2% della media nazionale», ha aggiunto Biazzo. Infine, ha tracciato una mappa che riassume ambizioni e vocazioni dei territori e che trasmette anche la ricchezza del tessuto produttivo e dei progetti su cui si deve lavorare nei prossimi anni. Argomentando: «Latina Città della Farmaceutica; Frosinone la Valle della buona Produzione; Cassino laboratorio della Mobilità innovativa e sostenibile; Aprilia, polo della Logistica e dell’Economia Circolare».

Il ministro Adolfo Urso, nel corso del suo intervento, ha detto chiaramente che bisogna puntare sulle imprese, focalizzare l’attenzione e, quindi, le risorse sulle aziende per consentire di vincere la sfida della competitività internazionale. «Auto, asse con la Germania – ha ribadito – Finalmente abbiamo segnato un punto di svolta con un’alleanza, per alcuni insperata, con la Germania sul dossier centrale delle auto, prima tra le industrie europee e la più prossima al collasso produttivo e, purtroppo, occupazionale. Siamo consapevoli che essendo l’epicentro del sisma a Bruxelles, nella politica europea folle del Green deal, ne risentiamo anche noi e dobbiamo cambiare noi per primi. Oggi con la convergenza importante, significativa e storica con la Germania, siamo più fiduciosi di riuscire a imporre alla Commissione Europea quelle revisioni urgenti e radicali necessarie per salvare, con l’auto, l’industria europea».

Sulla stessa linea Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, che ha lanciato un appello al presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «All’assemblea di Confindustria a maggio Giorgia Meloni, che so quanto sia vicina al mondo delle imprese, ha detto una frase che ho molto apprezzato: “volate alto”. Ma per volare altro non bisogna scordarsi delle imprese. So che la presidente del Consiglio è vicina alle imprese, ma lo vogliamo vedere nei fatti, anche nella legge di bilancio. Se la premier dice “voliamo alto e pensiamo in grande” allora anche il governo lo faccia pensando all’industria».

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