Spazio satira
Faccia a faccia
25.05.2021 - 13:30
È lui l'uomo forte della Lega. Non soltanto nel Basso Lazio. Sottosegretario di Stato al Mef, il Ministero dell'Economia e delle Finanze. Il più strategico dei dicasteri, soprattutto in un Governo presieduto da Mario Draghi. Ma è anche coordinatore regionale del Carroccio, perfettamente consapevole che le elezioni di Roma rappresenteranno un bivio vero per la politica nazionale. In autunno però ci saranno anche le comunali in provincia di Latina e di Frosinone.
Appuntamenti altrettanto importanti, specialmente in un'ottica territoriale. Claudio Durigon non è uno abituato a scegliere. Vuole vincere ovunque. Sia in Ciociaria che in terra pontina. Spiega: «La Lega si candida a governare il Paese, abbiamo una classe dirigente all'altezza. Ma è nei territori che si fa la differenza». È reduce dal caso determinato dall'inchiesta giornalistica di Fanpage che ha provocato anche una mozione di sfiducia da parte dei Cinque Stelle. Ma è stato blindato da Mario Draghi. L'abbiamo intervistato.
Allora Durigon, blindato prima da Matteo Salvini e poi dal premier Mario Draghi. Che effetto fa essere ritenuto indispensabile sia per il Carroccio sia per il Governo di salvezza nazionale?
«Fa piacere ma in realtà nessuno è davvero indispensabile. Mi considero una persona utile al partito e al Governo perché ho un approccio pragmatico e cerco sempre di dialogare anche con le altre formazioni politiche per portare a casa provvedimenti che diano benefici ai cittadini, alle imprese e alla collettività. Sono uno che lavora e non perdo tempo ed energie dietro alle chiacchiere».
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza riuscirà a tirare l'Italia fuori dalle secche della pandemia economica?
«È un'occasione storica per il nostro Paese. Avremo la possibilità di immettere nell'economia una quantità di risorse senza precedenti. Dobbiamo creare lavoro, sviluppo, investimenti. E lo possiamo fare puntando sull'efficienza della Pubblica amministrazione, sul sostegno alle imprese, sugli investimenti pubblici e privati soprattutto sulle infrastrutture. È il momento di archiviare definitivamente la suggestione insana della "decrescita felice" e di puntare a uno sviluppo sostenibile del Paese che consenta all'Italia di riprendersi il posto che merita».
Alta tensione tra Lega e Pd quasi su tutto. Se Matteo Salvini dovesse "strappare", lei sarebbe tra quanti risponderebbero subito "obbedisco" o proverebbe a far cambiare idea al Capitano? «Matteo Salvini non ha alcuna intenzione di "strappare", anzi, giorno dopo giorno stiamo dando sempre più forza all'azione di governo e non credo neanche che gli altri partiti di questa maggioranza d'emergenza abbiano intenzione di "strappare". Detto questo, tutte le scelte importanti Salvini le ha sempre condivise con il partito e la segreteria federale. È un uomo che ascolta tutti e poi prende le decisioni. Da leader. Ed è giusto così».
Temete il sorpasso a destra di Fratelli d'Italia?
«È una questione che in verità non mi appassiona e in ogni caso non mi preoccupa. Anzi. Per il centrodestra è positivo che ci sia una competizione tra partiti in salute.
Vuol dire che la coalizione si sta rafforzando in vista delle prossime scadenze elettorali locali e nazionali».
Mario Draghi al Quirinale o un altro anno a Palazzo Chigi?
«Mario Draghi è un ottimo presidente del Consiglio e sarebbe un ottimo capo dello Stato. La scelta del presidente della Repubblica dovrebbe avvenire in un clima di collaborazione e dialogo tra i partiti, al fine di trovare una soluzione autorevole che rappresenti l'intera Nazione. In ogni caso è prematuro parlarne ora».
In autunno c'è una tornata elettorale delicata e fondamentale. Lei è anche coordinatore regionale del Carroccio: quanto sarà importante il risultato delle elezioni di Roma? Perché il centrodestra fatica a scegliere il candidato sindaco?
«La scelta del sindaco della Capitale del Paese è sicuramente un test importante. La sinistra come al solito si è divisa tra personalismi e tatticismi vari. Noi troveremo sicuramente una soluzione unitaria puntando su una figura autorevole che sappia rilanciare una città ormai allo sbando e che merita una guida degna, all'altezza della sua storia millenaria. Sono convinto che questa volta a Roma vincerà il centrodestra».
La vittoria a Roma spianerebbe la strada anche per la Regione Lazio? A proposito: sarà lei il candidato alla carica di Governatore?
«Sarebbe sicuramente un bel segnale. Ma la città di Roma e il Lazio hanno elettorati differenziati e sistemi elettorali diversi. Senza contare che non si voterà nello stesso momento. Quanto alla scelta del candidato Governatore, capisco l'attenzione per il totonomi, ma la vera politica parte dai contenuti e dalle scelte strategiche, soprattutto quando si parla del governo dei territori. Le elezioni regionali si terranno nel 2023 in politica due anni sono tantissimi, si figuri se si può decidere ora chi sarà il candidato».
Virginia Raggi e Nicola Zingaretti per lei, politicamente, pari sono?
«La Raggi è una politica inesperta, figlia "dell'uno vale uno", che si è ritrovata a svolgere un ruolo per cui non è strutturata. Zingaretti ha sprecato una grande occasione per far ripartire la regione. È stato imbrigliato nella "non decisione". Insieme, Raggi e Zingaretti hanno fatto perdere tempo ed opportunità preziose alla collettività. Penso ad esempio al caos rifiuti, uno scandalo di cui sono responsabili in parti uguali».
Si vota a Latina. Pure in questo caso il centrodestra ha problemi a scegliere il candidato sindaco.
Perché? Andrete uniti? E il profilo del candidato dovrà essere più di partito o più "civico"?
«Confido in una scelta unitaria su un candidato autorevole. Si sta discutendo di figure sia di alto profilo che di rinnovamento, e sono fiducioso che Latina possa incominciare ad essere una città con più servizi e con un progetto di visone per un futuro migliore».
Come valuta il fattore Zaccheo?
«Credo che Vincenzo abbia tanta esperienza e non può non essere considerato nel momento in cui si deve progettare il futuro della città di Latina. Città alla quale è legato da sempre. Sono convinto che a prescindere dalla sua possibile candidatura saprà dare un contributo prezioso. Il centrodestra non può prescindere dal suo supporto».
In provincia di Frosinone si vota in 24 Comuni, tra i quali Alatri e Sora. Quali strategie? In Ciociaria la Lega non ha ancora eletto un sindaco: è anomalo, non trova?
«La Lega si sta strutturando nel Lazio da pochi anni.
Abbiamo eletto già dei sindaci, penso ad esempio a Ladispoli e Civitavecchia, in Ciociaria Nicola Ottaviani sta svolgendo un grandissimo lavoro, sia da sindaco che soprattutto da coordinatore provinciale del partito.
Inoltre ritengo che i sindaci non si scelgano per appartenenza ma per competenze. E sapendo di dover amministrare al meglio le città, la Lega pensa sempre prima ai cittadini ed ai territori».
Tra un anno si vota nel capoluogo ciociaro.
Per scegliere il candidato meglio le primarie o il tavolo regionale?
«Le primarie favoriscono i personalismi, la ricerca di visibilità individuale, le spaccature. Meglio trovare una sintesi politica a livello di coalizione».
Con la riforma dei collegi elettorali (per il taglio di 345 seggi parlamentari) il Basso Lazio (Latina e Frosinone) potrà indicare una decina di parlamentari, da dividere fra le due province. Si porrà un tema di rappresentanza dei territori?
«Sarà opportuno e necessario garantire la rappresentanza ai territori. In Parlamento deputati e senatori devono portare avanti gli interessi dei cittadini, le scelte saranno parametrate in tal senso».
Consorzio industriale regionale unico: sì o no? La Camera di Commercio del Basso Lazio è un valore aggiunto?
«La Lega nasce per valorizzare i territori avvicinando chi gestisce la cosa pubblica ai cittadini per evitare che le decisioni sia no prese a distanza, non solo fisica, da chi poi deve fare i conti con le scelte politiche e amministrative che sono state prese. È una questione di buon senso. Dunque, ogni iniziativa finalizzata al decentramento e all'autonomia ci vede favorevoli, ma a condizione che non vengano meno le competenze degli enti locali sulle loro prerogative. Questo per noi è inaccettabile».
Matteo Salvini o Giorgia Meloni candidato premier la prossima volta?
«Non ho il minimo dubbio… Matteo. Per ovvie motivazioni di amicizia e vicinanza. Ma il tema adesso non si pone. Dobbiamo vedere il sistema elettorale.
E poi la Costituzione italiana non prevede l'elezione di un premier. Il centrodestra invece ha sempre deciso che chi prende un voto in più è il candidato unitario, e quindi mi sembra già delineato. Sono felice dei buoni sondaggi della Meloni, per vincere c'è bisogno che tutti facciano la loro parte. Non si vince da soli».
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