Spazio satira
L'incontro
24.04.2025 - 10:00
Il Frosinone è da poco promosso in Serie A. Dopo una vita passata a seguirlo sui campi della Serie C2, per Agostino Sera si tratta del sogno più bello, più dolce, più grande mai diventato realtà. Almeno per qualche giorno. Un altro, ancor più grande del primo, è pronto ad essere realizzato. Quando meno se lo aspetta, infatti, Agostino Sera riceve un invito inaspettato. Il telefono squilla, dall’altro capo della “cornetta” c’è una voce sconosciuta, che invita la sua famiglia a colloquio con il Papa. «All’inizio pensavo che fosse uno scherzo, come quello che fecero a Paolo Brosio» racconta l’uomo, originario di Rocca d’Arce ma da anni residente a Fontana Liri. Dietro, però, non c’era alcun intento goliardico: era tutto vero. «Quello è stato il primo incontro. Fummo chiamati con l’Unitalsi. Io sono un genitore con una figlia speciale, Ilaria, affetta da tetraparesi spastica. Noi siamo stati una delle famiglie fortunate che hanno ricevuto questo invito» spiega ancora. A pochi giorni dalla scomparsa del Santo Padre, Agostino ci ha raccontato l’emozione di quel primo incontro.
Che cosa avete provato incontrando il Papa?
«Andare lì, davanti alla persona più importante del mondo, sentire tutto ciò che dice e vedere la sua attenzione nei confronti dei bambini, è stata una grande emozione. Io ero con Ilaria, mia figlia. Dopo l’udienza, quando tutti si sono accomodati nella sala riunioni, noi siamo rimasti lì e lo abbiamo incontrato personalmente. Abbiamo parlato della malattia di Ilaria: ha ascoltato la nostra storia, le nostre difficoltà. È stato il primo Papa a mostrare una sensibilità del genere nei confronti della disabilità. È rimasto molto colpito dalla storia di Ilaria. Parlava con discrezione, senza usare parole che potessero darci fastidio. Abbiamo raccontato al Santo Padre tutto quello che aveva nostra figlia. Io gli chiesi perché i bambini soffrissero e lui ci disse che solo Dio poteva dirci la ragione di tanto dolore. Guardando Ilaria, ci ha parlato di lei come un dono di Dio, dicendoci che noi siamo degli eroi. Siamo rimasti a parlare con lui più di un’ora: siamo andati più di dieci volte in udienze varie, e ha sempre riconosciuto Ilaria, abbracciandola in mezzo alla folla».
Quel giorno hai regalato a Papa Francesco una maglia del Frosinone…
«Io sono un grande tifoso del Frosinone, è la mia fede. Quel giorno, in occasione del primo incontro, tutti portarono qualcosa. Io non avevo niente, solo una maglia giallazzurra nello zaino di Ilaria. Allora gli dissi: “Le porto una cosa che non si aspetta”. Lui mi chiese che serie facesse il Frosinone e io gli risposi “Serie A”, e lui mi rispose: “Allora da oggi tifo Frosinone”. È stata una grande emozione, gliel’ho data con il cuore. Era l’unica cosa che potessi dargli, me l’aveva data Zappino come ricordo per Ilaria».
Per voi che l’avete conosciuto, che notizia è stata quella della morte di Bergoglio?
«È come se fosse morto mio padre. Eravamo tanto legati a lui. Al di là del bene che ha voluto a Ilaria, che ha definito un angelo di Dio. Sicuramente andremo a salutarlo per l’ultima volta. Mi sembra giusto rendere omaggio ad una grande persona, l’unico a ricordare le persone diversamente abili».
Anche Stefania, moglie di Agostino e mamma di Ilaria, ha voluto ricordare il Santo Padre: «Era una persona sensibile. Lui ha mostrato tatto e sensibilità nei confronti dei bambini diversamente abili, cosa che altri Papi non hanno fatto. Speriamo che sia un segnale per il futuro e che la Chiesa possa aprirsi verso queste disabilità».
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