Fiuggi
27.11.2024 - 13:51
«Noi, Ministri degli Esteri del G7 di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, insieme all’Alto Rappresentante dell’Unione Europea, ribadiamo il nostro impegno a favorire il rispetto del diritto internazionale, inclusa la Carta delle Nazioni Unite, a proteggere i diritti umani e la dignità di tutti gli individui e a promuovere la parità di genere». Con queste parole si apre la dichiarazione dei ministri, impegnati ieri e lunedì nei lavori del G7, tra Fiuggi e Anagni. Ieri nella città termale la seconda giornata di incontri dedicati alle crisi che minano gli equilibri internazionali.
E l’Italia ha concluso il suo anno di presidenza del Gruppo dei Sette. Centrali la questione in Medio Oriente e la guerra in Ucraina. Ma anche le dinamiche sulla stabilità dell’Indo-Pacifico, con un focus sul lavoro del partenariato per le infrastrutture e gli investimenti globali nell’area; le politiche migratorie, con l’obiettivo di affrontare le cause della migrazione irregolare, come la povertà globale, l’instabilità e il cambiamento climatico, incoraggiando, al contempo, quella regolare. E ancora l’importanza di accordi equi e sostenibili con l’Africa, partendo da iniziative basate sui risultati, allineate con l’Agenda 2063 dell’Unione Africana e con i piani tematici continentali integrati dell’Africa, al fine di affrontare congiuntamente le sfide globali, e l’invito alla Cina a non sostenere militarmente la Russia e ad astenersi da restrizioni commerciali.
La questione Netanyahu
Netta la presa di posizione dell’alto rappresentante Josep Borrell, che è intervenuto ieri mattina sulla questione relativa al mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti di Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro per la Difesa di Israele, Yoav Gallant. Borrell, prendendo le distanze dalla posizione statunitense, ha sottolineato l’insindacabilità della decisione della Corte: «Vedremo oggi quale sarà il risultato finale delle discussioni ma voglio essere chiaro sul fatto che non c’è alternativa – ha sottolineato – Spero che alla fine saremo in grado di dire chiaramente che gli europei rispetteranno gli obblighi del diritto internazionale. Gli Usa faranno quello che vogliono». E ha aggiunto: «Non c’è un’alternativa, non c’è un “mi piace o non mi piace”. È un obbligo».
Più cauta la posizione del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani: «Rispettiamo il diritto – ha detto – ma ci sono dubbi sulla fattibilità giuridica. Bisogna capire se le alte cariche dello Stato godono dell’immunità – ha precisato – e se le decisioni della Corte valgano per Paesi non firmatari». Citando, poi, le righe del documento stilato dai ministri sulle quali si è trovato un accordo, quindi una posizione comunque, Tajani ha sottolineato che Israele non può esserci alcuna equivalenza tra il gruppo terroristico di Hamas e lo Stato di Israele. «Nell’esercizio del proprio diritto di difesa, Israele è tenuto in ogni caso a rispettare
pienamente gli obblighi derivanti dal diritto internazionale – si legge nel documento – compreso il diritto internazionale umanitario. Ribadiamo il nostro impegno nei confronti di tale diritto – prosegue – e rispetteremo i nostri obblighi».
Il sostegno all’Ucraina
Altro tema focale il conflitto russo-ucraino, al quale è stata dedicata la terza sessione del G7, alla presenza del ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiga. «Sono passati mille giorni dall’aggressione russa – ha sottolineato Tajani – Vogliamo ribadire la nostra solidarietà e il pieno sostegno, dell’Italia e del G7, a Kiev. Finché ci sarà la guerra – ha aggiunto – continueremo a sostenere l’Ucraina, anche con l’invio di armi».
L’elogio di Blinken
Tra i vari incontri bilaterali tra Tajani e i membri delle delegazioni, quello con il segretario di Stato Usa Antony Blinken, che ha espresso piena soddisfazione per i rapporti tra i due Paesi: «La partnership tra Italia e Stati Uniti non è mai stata così forte – ha dichiarato – e questo è un tributo alla leadership italiana, alla forte leadership del primo ministro Meloni e del mio amico, il ministro degli Esteri. Non potrei essere più grato per la collaborazione».
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