Eccellenze Ciociare
28.06.2020 - 19:00
Emilia Romagna, Calabria, Lombardia ma anche Francia (Parigi) e Gran Bretagna (Londra). E dal territorio? Una richiesta continua, specie dai commercianti di varie categorie. A prendere queste prime vie, a pochissimi giorni dalla presentazione, è la "Birra Montecassino" prodotta nella tenuta dell'Albaneta tra storia, cultura e fede. A credere nel progetto è stato l'imprenditore Daniele Miri che ha avuto le terre in locazione dall'abate dom Ogliari.
Prima "birra"prodotta a Montecassino. Che reazioni si sono state dopo il brindisi inaugurale?
E i percorsi storici?
«Siamo molto attenti alla sviluppo dei percorsi che possano essere una vera e propria esperienza.
Sulla base di questo, già da tempo, abbiamo individuato tragitti legati alla memoria bellica, alla storia benedettina, alle visite didattiche per birra e miele, ai percorsi naturalistici».
Mario e Domenico, una storia che si ripete. Ce la racconta?
«È l'esempio perfetto di quando dico che, nella Tenuta dell'Al baneta, si respira la nostra storia, le nostre origini, è un luogo magico sotto questo punto di vista. Ho contattato Mario Tedesco, un professionista molto noto nel suo settore di movimento terra, per sistemare e manutentare le strade, i percorsi e restituire una grande immagine alla Tenuta dell'Albaneta. I primi giorni di lavoro mi ha parlato del padre Mario e del fatto che aveva lavorato proprio su quei tracciati per i monaci, nel dopoguerra, quando le masserie dell'Albaneta erano al massimo splendore dando lavoro a boscaioli, coltivatori, allevatori e provvedevano alla sussistenza del collegio dell'abbazia di Montecassino e alla comunità monastica. Ho insistito per conoscere Domenico e, sabato, prima della presentazione è venutonella Tenuta, sorridente, con i suoi novantanni di saggezza e conoscenza e da lì ha iniziato un racconto di storia, di vite vissute, che solo all'Albaneta si possono ascoltare. In pratica le strade che il figlio Mario stava riportando egregiamente a lustro, le aveva realizzate proprio lui, tutte, nessuna esclusa, seguendo quando veniva impartito dalla comunità monastica.
Ho potuto capire molte cose che non riuscivo a comprendere circa i percorsi. Domenico è una testimonianza delle tradizioni di questa terra e guardando nei suoi occhietti ancora vispi e pieni di contentezza guardando quel posto ritornare allaluce dopo 30 anni di abbandono, ho capito che sto facendo la cosa giusta».
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