Cerca

L'orrore

Madre costretta a prostituirsi e i bimbi appesi al balcone con un cesto

Nella sentenza della Corte d'Assise si elencano episodi di inaudita ferocia. Sotto accusa i servizi sociali del comune, giudicati troppo "superficiali"

I giudici della Corte di Assise nella sentenza scrivono che durante il processo una testimone ha riferito che «in più occasioni ha notato degli uomini che si recavano presso l'abitazione della Pompili... In alcune di queste circostanze i bambini della Pompili, mentre il cliente era dentro casa con Gloria, venivano posti all'interno del cesto per, poi, essere questo cesto appeso (tramite un cavo di quelli usati per le antenne) sul balcone, in modo da impedire ai bambini di uscire da esso e, evidentemente, di interferire nell'attività materna».

La testimone, come si legge ancora nelle motivazioni, «è andata a parlare con i servizi sociali del Comune di Frosinone facendo presente la situazione da lei constata ed, in particolare, che i due bambini venivano appesi su di una cesta, mentre la madre stava con i clienti; a tutta risposta l'assistente sociale con cui aveva parlato le aveva detto "fai una foto e portala qua"».

In un altro passaggio della sentenza i giudici scrivono che un'assistente sociale del Comune di Frosinone ha riferito che «una sua collega le aveva detto di aver visto Gloria Pompili prostituirsi presso l'asse attrezzato, anche se poi - per motivi che appaiono a questa Corte misteriosi e che, in vero dimostrano, ad essere generosi, incredibile trascuratezza e superficialità - avevano deciso di non intervenire, limitandosi di chiedere alla Pompili se fosse vero (naturalmente la Pompili le disse di no)...».

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione