Spazio satira
L'approfondimento
07.12.2019 - 18:00
Sono 83 i giocatori seguiti da No game dal 2015 a oggi. La crescita, anno dopo anno, è stata continua. «Per noi sono grandi numeri sul territorio», spiega la psicoterapeuta dell'associazione Manuela Bianchi. «La classe più colpita - aggiunge - è quella operaia, ma subito dopo ci sono gli imprenditori». Tanti anche i pensionati.
Contrariamente a quanto sta accadendo, con sempre più donne "stregate" dalle macchinette, a rivolgersi a Noi game sono più uomini che donne. «Le donne più difficilmente arrivano a una richiesta d'aiuto - commenta Bianchi - spesso i giocatori sono portati dalle moglie o dalle figlie. L'uomo, al contrario, difficilmente riconosce che la moglie ha un problema».
Quanto alle tipologie di gioco praticate da chi si rivolge a No game si tratta per il 56% di Vlt, per il 16% di scommesse, per il 18% di Lotto, 10eLotto e Superenalotto, per il 9% di gratta e vinci, per l'1% del bingo. «Ma spesso si sommano», analizzata la psicologa. Il tipo di giochi scelti varia anche con l'età. I giovani preferiscono Vlt e scommesse, i pensionati il Lotto e giochi simili. I primi, inoltre, giocano sempre più online.
Chi chiede aiuto ha una'età media di 44 anni, 42 per gli uomini, 467 per le donne. L'età minima è stata 25 anni, la massima 77. Solo da un terzo la richiesta di aiuto è stata diretta, per il resto di pensano i familiari o conoscenti. Il 70% dei giocatori seguiti dal 2015 sono ancora presenti. A proposito di età Manuela Bianchi ricorda anche un ragazzo di 17 anni. «È stato portato dalla mamma. Se ne è accorta perché il figlio faceva debiti nella sala scommesse. Per fortuna se n'è accorta per tempo».
Venendo più sul tecnico, Bianchi ricorda che «il giocatore produce effetti similari all'assunzione di una sostanza. Quando non gioco c'è l'astinenza. La fase critica arriva con la rincorsa della perdita». C'è un momento in cui il gioco diventa prima problematico e poi patologico. Il giocatore vive solo per giocare e per recuperare le perdite. È la fase in cui si pensa a commettere reati. A quel punto quattro sono le vie d'uscita: il suicidio, la fuga, il furto o la richiesta d'aiuto».
Il resoconto del convegno sulle ludopatie LEGGI QUI
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