Spazio satira
L'aspetto giudiziario
15.06.2019 - 20:00
Nel giorno della riapertura al traffico del viadotto arriva anche la notizia del rinvio a giudizio, da parte del gup Antonello Bracaglia Morante, dell'ex dirigente del settore lavori pubblici del Comune di Frosinone Francesco Acanfora (difeso di fiducia dagli avvocati Calogero e Antonino Nobile) per il crollo, del 13 marzo 2013, di parte del ponte.
L'accusa contestata all'architetto Acanfora, «per colpa consistita in negligenza», di aver cagionato, o comunque non impedito, «la frana a scorrimento che il 13 marzo 2013 interessò il versante della collina di piazzale Vittorio Veneto, il cui confluvio è attraversato dal viadotto Ernesto Biondi, con il conseguente crollo della carreggiata stradale posta a ridosso della spalla sud-ovest». Il professionista deve difendersi dall'accusa di compromissione delle caratteristiche di sicurezza dello stesso viadotto e «di aver messo in pericolo la vita e l'incolumità delle persone che transitavano su quel ponte dove si verificò la voragine».
In base al capo d'imputazione, Acanfora, pur sapendo che «il viadotto, eretto in zona C, ovvero in un'area di ampliamento dei fenomeni franosi cartografati nel piano di assetto idrogeologico dell'autorità di bacino, e pur essendo stati evidenziati, a seguito dei sopralluoghi dai tecnici comunali il 3 novembre 2008, il 9 e il 17 marzo 2011, il degrado geomorfologico dell'area e la condizione di instabilità del pendio posto tra il viadotto Biondi e piazza San Tommaso d'Aquino, ometteva di adottare le misure di protezione e prevenzione atte ad evitare il crollo».
Sempre secondo la procura «ometteva di disporre l'indagine sul versante (richiesta dai tecnici e finalizzata alla stima della pericolosità geologica del pendio) e di eseguire le opere di ingegneria naturalistica e civile di consolidamento e risanamento tra cui, in particolare, il muro di contenimento in cemento armato (attestato su fondazioni) alla base del rilevato stradale posto a sostegno del tratto di via Biondi interessato da crollo».
Il gup ha rimesso anche gli atti al pm per valutare altri profili di responsabilità su eventuali omissioni dei settori ambiente mobilità e manutenzioni del Comune per accertare gli effetti sulla frana dei lavori ascensore inclinato in particolare per presunte omesse opere di contenimento
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