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L'allarme

Clima impazzito, la "maledetta primavera" mette in ginocchio l'economia

Commercianti, ristoratori e albergatori in crisi. Il maltempo ha creato problemi a tutti. Un dramma per molti settori che sta provocando grandi perdite economiche

"L'estate sta finendo" cantavano i Righeira nel 1985. Quest'anno, in realtà, l'estate non è ancora iniziata. E, per restare in tema di canzoni, quella che più si addice a queste settimane di pioggia e temperature quasi invernali è... "Maledetta primavera".
Tra vignette, post sui social, video, immagini (prendendo di mira anche la giovane Greta Thunberg e la sua battaglia sull'ambiente) che ormai da più di un mese riempiono le pagine di Facebook, Instagram, i gruppi whatsapp e i quotidiani, quello che potrebbe venirne fuori è ormai una "ironica" rassegnazione.

Clima impazzito
Ma mettendo da parte il desiderio di essere baciati dal sole, delle prime tintarelle, delle uscite in moto, delle passeggiate al parco, insomma, della stagione primaverile prima, ed estiva, dopo, quello che rimane è un vero e proprio dramma in molti settori. Quali? Cominciamo dall'agricoltura. Campi devastati dalla grandine e dalla pioggia incessante, terreni allagati, temperature non in linea con le medie stagionali, hanno portato anche "frutti non buoni".

Il clima assolutamente anomalo, con basse temperature e piogge autunnali, ha messo in ginocchio il comparto ortofrutticolo, con forti ripercussioni in termini di mancata commercializzazione.

Non sono state risparmiate neppure le colture orticole a causa degli allagamenti dei campi. E così molti sono stati costretti anche ad acquistare prodotti dall'estero. Tanti consumatori, quindi, si sono ritrovati sulle tavole prodotti non made in Italy o frutta e verdura non soddisfacente, con pomodori, fragole, meloni, albicocche e pesche, per citarne alcuni, che non hanno soddisfatto i palati. Altra produzione fortemente compromessa è quella del miele.

Passiamo all'abbigliamento. Il coraggio di sfoggiare abitini, senza collant, con scarpe aperte, oppure pantaloncini corti e t-shirt lo hanno ancora trovato in pochi. E così con l'estate che tarda ad arrivare, vetrine che fanno sognare giornate con temperature calde e con gli scaffali pieni di merce primaverile invenduta, alcuni commercianti puntano ai saldi anticipati.

E di una serata all'aperto? Con le cicale che "cantano" e fanno da "apripista" a un vero e proprio gruppo che si esibisce sul palco o in giardino in un locale? Nemmeno l'ombra.

Costretti a restare al chiuso, al caldo, mentre fuori piove e le temperature sono ancora basse. Al cocktail o a una bevanda dissetante, oppure a un gelato, si preferiscono un tè caldo e un cioccolato. Tutto sembra, tranne che stagione estiva.

ùProgrammare una gita fuori porta o un pranzo, una cena in un ristorante al mare? È tutto un rinvio. Rinvio anche di manifestazioni programmate per essere svolte all'aperto. Ci si ritrova a prenotare location al chiuso.

E organizzare una partita di calcetto, di golf o di tennis? Meglio rinviare pure quelle. Viene meno, inoltre, la voglia di uscire, di trascorrere una serata attorno a una tavolata. Tutto questo sempre a danno dei commercianti, dei ristoratori, degli albergatori, degli agricoltori, già gravati dalla crisi che da anni ha fatto registrare guadagni sempre più in calo. Ne risente, dunque, anche il turismo.

Preoccupati i gestori di centri estivi con piscine e scivoli. Le aperture sono ormai prossime. Ma tutto dipende dal sole e dal caldo. E siamo arrivati a giugno.

E il bel tempo si fa ancora attendere. Dramma per i titolari di stabilimenti balneari del vicino litorale pontino.
Gli esperti, però, fanno tirare un sospiro di sollievo. L'estate sta per arrivare. E sono tutti pronti ad accoglierla. Un po' meno chi non ha pensato alla prova costume, non invogliato da quelle nuvole minacciose, un giorno sì e l'altro pure.

Anche se ieri la domenica di sole "inaspettata" ha sorpreso un po' tutti. E vedere persone approfittarne, fare lunghe passeggiate e soprattutto tanti bambini giocare nei parchi è stato bello. L'estate non è ancora iniziata ma neppure finita. Forse ci siamo quasi. Speriamo

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