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Il caso

La "guerra" per i morti: tentata estorsione fra tombe e cappelle

Avviso di conclusione delle indagini per due pontecorvesi accusati di aver minacciato di morte un uomo nel cimitero. Lo scopo: convincerlo a non lavorare più nella zona

Forse in animo aveva il progetto di diventare "leader" nel settore delle pompe funebri della zona. In ogni caso, quelle parole affatto rassicuranti hanno prodotto esattamente l'effetto contrario: non lo sperato passo indietro del "rivale" ma una bella denuncia per tentata estorsione tra loculi e cappelle.

La "guerra" per i morti
I fatti risalgono al novembre del 2018, quando il titolare di una agenzia funebre del Cassinate sarebbe stato raggiunto da due pontecorvesi - un trentenne e un quarantenne, l'uno titolare di un'altra ditta di onoranze funebri (della città fluviale); l'altro amico del primo - all'interno del camposanto cittadino.

Un incontro legato, sembrerebbe, alla volontà dei pontecorvesi di ottenere direttamente o indirettamente una sorta di monopolio dei servizi funebri della città. Insomma, la questione da affrontare non era semplicemente legata a ipotetici problemi personali tra i protagonisti di un settore che sembra non avere crisi ma in cui non mancano, invece, rivalità e forti competizioni: le frasi pronunciate in quel luogo sacro, forse proprio alla fine di un servizio, avrebbero travalicato il limite dell'ironia, dello scherzo, finanche del malcelato suggerimento a denti stretti assumendo, per il "rivale" extraurbano, ben altra connotazione. «Ti taglio il collo! A Pontecorvo non farai più altri servizi!» sarebbe stato il tenore delle frasi rivolte alla presunta vittima che, invece di fare dietrofront, ha deciso di denunciare tutto.

Ne è scaturita un'indagine a carico del quarantenne e del trentenne di Pontecorvo, coordinata dal procuratore D'Emmanuele, chiusa di recente con l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, nelle scorse ore, a carico dei due pontecorvesi chiamati a rispondere di tentata estorsione in concorso.

Ora i due indagati, rappresentati dall'avvocato Gemma Farignoli ed Emanuele Carbone, hanno venti giorni di tempo per chiedere di essere ascoltati o produrre memorie. In particolare, uno dei due ha già chiesto, tramite il proprio difensore, di essere ascoltato per riferire su fatti e circostanze che possano chiarire la sua posizione in merito alle contestazioni.

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