Spazio satira
Il monito
02.01.2019 - 23:00
Alcuni momenti della celebrazione del Te Deum
In una concattedrale semivuota il vescovo Gerardo Antonazzo ha celebrato il Te Deum di fine anno, lanciando un monito alla politica. Seduti ai primi banchi il sindaco, gli assessori Iadecola e Papa, alle loro spalle il neo assessore Franco Evangelista e il collega Dell'Omo con il dottor Lena; in un altro banco Edilio Terranova. Poi la gente, i cittadini, gli uomini e le donne di Cassino. Il vescovo, più sorridente e fermo del solito, ha accolto i fedeli con la serenità che lo contraddistingue. Nella sua omelia ha affrontato gli aspetti fondamentali della quotidianità: la famiglia, i doveri dei genitori e dei figli e, soprattutto della politica, quella buona.
Le beatitudini del politico
«Il Papa ha parlato del cardinale vietnamita François-Xavier Nguyen Vãn Thuân, morto nel 2002. Da lui il pontefice ha preso spunto per parlarci di cosa significhi essere un buon politico – ha spiegato monsignor Antonazzo - Beato il politico che ha un'alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo. Beato il politico la cui persona rispecchia la credibilità, colui che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse. Beato il politico che si mantiene fedelmente coerente. Beato il politico che realizza l'unità. Beato il politico che è impegnato nella realizzazione di un cambiamento radicale. Beato il politico che sa ascoltare. Beato il politico che non ha paura». Otto punti diretti agli amministratori seduti in chiesa: coloro che, secondo il vescovo, hanno la responsabilità di tutelare il popolo e di far rispettare la libertà e l'uguaglianza di tutti.
La Costituzione dall'altare
Il vescovo ha addirittura citato la Costituzione Italiana, l'articolo 3: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Una scena insolita ma con un significato che va al di là di una semplice celebrazione: un vero e proprio invito.
L'invito
«La responsabilità delle eguaglianze è compito anche della buona politica – ha proseguito Antonazzo - Papa Francesco ci ricorda come siamo tutti fratelli in umanità. Il mio invito alle realtà amministrative, che hanno pochissimi mezzi per poter intervenire, è quello di non aver paura di alzare la voce ai piani alti perché i problemi della gente sono seri e drammatici: non bisogna aspettare una rivolta del popolo, sono questioni che ci coinvolgono tutti. Tocca a chi di responsabilità ne ha molte, di rimuovere quegli ostacoli che impediscono la libertà e l'uguaglianza dei cittadini. Il Papa ci ha detto che la buona politica è a servizio della pace. Fraternità umana è fraternità sociale. La speranza è che arrivi una risposta, o almeno una progressiva soluzione promossa con la responsabilità di tutti».
Tre dimensioni
«Se i figli hanno un buon rapporto con i genitori e i genitori con i figli, allora l'esperienza della famiglia è bella e c'è desiderio di replicarla. La voglia di vivere la generatività è guidata dal mistero di Dio – ha evidenziato ancora il vescovo – chi vive un'esperienza negativa non ha desiderio di replicarla, chi è testimone di gioia e amore ha da dare e potrà rivivere lo stesso amore ma anche vivere un tipo di famiglia nuova fatta di amore per il prossimo, di volontariato. Alla base della buona famiglia c'è l'ascolto e l'obbedienza. Se nelle famiglie ci sono sempre più problemi è perché non c'è più ascolto. Reimpariamo ad ascoltare per vivere esperienze migliori come figli, fratelli e genitori. La famiglia aiuta a crescere nella grazia di Dio».
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione