Spazio satira
Il discorso del manager
26.07.2018 - 21:19
"Sono così tanti i meriti che voi oggi attribuite a un solo uomo. Non avrei mai potuto raggiungere questi meriti senza il coraggio e la passione, la capacità di molti colleghi e di molti collaboratori. Alla lista di ringraziamenti vorrei aggiungere tutti gli operai del gruppo Fiat, circa 180.000 nel mondo che hanno lavorato con impegno e determinazione per ridare orgoglio e credibilità alla loro azienda". Emozionante, in ogni passaggio, il discorso di Sergio Marchionne il 5 ottobre del 2007 quando nell'aula Magna della Folcara gli venne consegnata la laurea honoris causa in Economia, management, finanza e diritto d'impresa. Rettore, Paolo Vigo e preside della facoltà Fausto Piola Caselli, di fronte a loro Luca Cordero di Montezemolo, il presidente della Regione Piero Marrazzo, l'abate di Montecassino e le autorità di un intero territorio.
Lui, Sergio Marchionne, ha dato una lezione di vita, oltre che di leadership. Ma ha voluto iniziare con una battuta: "Provo un leggero imbarazzo perché a voi studenti la laurea costa anni di impegno mentre io ci ho messo il tempo del viaggio da Torino a Cassino in elicottero". Un applauso, scrosciante, ha fatto scattare ancora di più la scintilla dell'emozione e dell'attenzione a ogni singolo passaggio. Marchionne ha descritto la Fiat che - dal 2004 al 2007 - aveva già fatto salti di qualità attraverso razionalizzazioni, investimenti uniti a "obiettivi chiari e realisti". Lo scioglimento dell'alleanza con la General Motors che limitava la libertà di movimento, l'avvio di intese commerciali e industriali con importanti partner e l'apertura a nuovi mercati. Gerarchie sovvertite, con una vera e propria opera di smantellamento: il controllo dall'alto sostituito con strutture flessibili, a diretto contatto con il mercato. I criteri che dovevano ispirare le nuove guide? Velocità, semplicità e fiducia in se stessi. E un'importante lezione, "che non troverete sui libri di storia": i cinque pilastri della leadership. Li ha elencati uno ad uno. E li ha motivati legandoli alla grande sfida che aveva in mente. Poi ha citato Nietzsche e Popper ma anche un detto cinese per rimarcare: "La Fiat, come la più grande azienda industriale di questo Paese, può essere da esempio nella diffusione di un comportamento che sia sinonimo di onestà, rispetto, credibilità e collaborazione. Intendiamo assumerci le responsabilità delle nostre scelte".
Ha parlato del ruolo dello stabilimento di Piedimonte, dei miliardi investiti e dell'importanza dell'ateneo di Cassino. Ha parlato in un silenzio avvolto da ammirazione. A risentirle sono le premesse di quel grande "sogno" che ha coronato e ha fatto coronare allo stabilimento di Cassino.
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