L'udienza
11.04.2018 - 13:00
Una fase dell'operazione "Intoccabili" quando scattarono le manette
Una scenata di gelosia che rischia di far chiudere una piazza di spaccio. E che mette carabinieri e polizia sulle tracce anche di altri partecipanti a un'associazione accusata di spacciare droga alla cosiddetta "finestrella" del casermone. Durante le migliaia di ore di ascolto, tra intercettazioni telefoniche e ambientali, gli investigatori a un certo punto si sono imbattuti in un intreccio sentimentale che li ha portati a scoprire, dalla viva voce degli stessi partecipanti, che il giro era molto più ampio di quello fino a quel momento monitorato. È quanto emerso durante il processo bis agli Intoccabili. Ovvero il procedimento a carico di quanti, 54 imputati, in prima battuta, non hanno scelto riti alternativi. E, per una singolare coincidenza, l'udienza, ieri davanti al tribunale di Frosinone (presidente Farinella, a latere Valchera e Palladini) si è celebrata all'indomani del processo d'appello (ai promotori e organizzatori dell'associazione nonché alle figure loro vicine) in corso di svolgimento a Roma. Lunedì come ieri l'udienza è stata dedicata principalmente alle difese. Nel primo caso per le arringhe in attesa del pronunciamento della Corte d'appello che dovrà confermare o riformare le pesanti condanne inflitte in primo grado con il rito abbreviato, nel secondo per il controesame di uno dei testi introdotti dal pubblico ministero Adolfo Coletta, nella specie un maresciallo dei carabinieri di Frosinone. I difensori degli imputati, soprattutto quelli cui è contestato il reato di associazione a delinquere, hanno chiesto al maresciallo di specificare nel dettaglio l'attività d'indagine. Il teste ha riferito delle intercettazioni, attraverso le quali gli investigatori hanno ricostruito l'attività di spaccio, soprattutto nella finestrella di corso Francia, ma anche in altri punti della città, come viale Grecia. Informazioni utili che hanno consentito di effettuare sequestri e arresti. Il teste ha raccontato di un'intercettazione ambientale del settembre del 2013: a un certo punto, uno degli indagati si era innamorato della sorella di un soggetto che poi verrà indagato a sua volta. Ed era andato via di casa. La moglie del primo si arrabbia - spiega il teste - e pretende l'allontanamento di alcuni personaggi vicini alla ragazza. Gli indagati - racconta il teste - si preoccupano che la piazza di spaccio venga chiusa. Uno di loro, in una famosa intercettazione dirà "che lascio una piazza da 750.000 euro?". Fatto sta che chi parla, senza sapere di essere intercettato, sostiene che la piazza è sua e degli altri che hanno contribuito ad alimentarla e fa i nomi dei complici. Il carabiniere spiega che loro ascoltano, segnano gli altri nomi e cominciano a indagare anche su altri soggetti fino a quel momento non toccati dall'inchiesta.
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