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Morti bianche, una lunga scia: Frosinone al secondo posto nel Lazio nel 2016

Morti bianche, una lunga scia: Frosinone al secondo posto nel Lazio nel 2016

Ciociaria

Morti bianche, una lunga scia: Frosinone al secondo posto nel Lazio nel 2016

Non è il tragico bilancio di un sanguinoso conflitto ma l'amaro, quanto drammatico, bollettino della quotidianità lavorativa. A raccontare l'Italia dove ancora si muore per guadagnarsi il pane, è l'Osservatorio indipendente di Bologna (sulla base di dati Inail) che fa notare come a fronte dell'enorme spreco di euro spesi in Italia per la sicurezza, i risultati risultano essere piuttosto scarsi.

I settori più colpiti

Come tutti gli anni è stata l'agricoltura a pagare un prezzo elevatissimo di sangue, con il 31% di tutte le morti per infortuni sui luoghi di lavoro. E dei decessi in questo settore, ben il 65% è stato provocato dal trattore. La seconda categoria è stata l'edilizia, con il 19,6%: le cadute dall'alto il maggior fattore di rischio. Sul terzo gradino del tragico podio l'autotrasporto, con il 9,3%. A seguire l'industria, esclusa l'edilizia, e gli artigiani. La strage ha riguardato anche un numero impressionante di partite Iva che non sono inserite tra le morti sul lavoro nelle statistiche dell'Inail.

I numeri nel Lazio

Frosinone, analizzando la mappa regionale, si piazza al secondo posto, insieme a Latina. In Ciociaria, nel corso del 2016, le morti bianche sono state 9 su una popolazione lavorativa di 157.652 persone. A far registrare il dato peggiore ancora una volta Roma: i decessi nella capitale sono stati 13. A Viterbo cinque le persone morte sul lavoro, mentre a Rieti tre.

La condanna dei sindacati

A dire basta alla strage, nei giorni scorsi, gli edili di Cgil, Cisl e Uil di Roma e del Lazio. I lavoratori si sono riuniti in assemblea davanti a Montecitorio. Al suono de “Il Silenzio”, hanno messo in scena un flash mob. Con striscioni, cori e bandiere, hanno espresso il dissenso contro il colpevole silenzio della politica, locale e nazionale, proprio sulla lunga scia di sangue nei cantieri della regione. Dove, complice anche la crisi che alimenta il lavoro nero e irregolare, le opere pubbliche sono del tutto bloccate e i pochi appalti disponibili vengono assegnati con ribassi che arrivano fino al 60%. I rappresentanti di categoria hanno chiesto di abbassare la soglia dei contributi necessari per accedere all'Ape agevolata: «perché troppo alta per gli operai edili che, oltre a svolgere un lavoro gravoso, hanno spesso carriere discontinue che non permettono di accumulare contributi in maniera continuativa».

I segretari di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil hanno aggiunto che «è fondamentale completare l'attuazione del decreto legislativo 81, anche con la costituzione della patente a punti, intervenire con azioni precise per contrastare il lavoro nero e irregolare e passare in breve tempo all'applicazione del contratto edile a tutti i lavoratori. I morti sul lavoro - hanno evidenziato - non sono figli del caso ma degli effetti di una “incultura” di impresa che negli anni è stata favorita dal legislatore. Con la crisi, anziché rafforzare ogni strumento utile a far crescere la regolarità del lavoro e gli investimenti in sicurezza, si è scelta una strada diversa, che ha generato mostri. Pensiamo ai voucher - hanno concluso - al massimo ribasso negli appalti, al depotenziamento del Documento unico di regolarità contributiva e alla liberalizzazione delle partite Iva nei cantieri».

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