Spazio satira
Morti bianche, una lunga scia: Frosinone al secondo posto nel Lazio nel 2016
03.01.2017 - 21:00
Non è il tragico bilancio di un sanguinoso conflitto ma l'amaro, quanto drammatico, bollettino della quotidianità lavorativa. A raccontare l'Italia dove ancora si muore per guadagnarsi il pane, è l'Osservatorio indipendente di Bologna (sulla base di dati Inail) che fa notare come a fronte dell'enorme spreco di euro spesi in Italia per la sicurezza, i risultati risultano essere piuttosto scarsi.
Come tutti gli anni è stata l'agricoltura a pagare un prezzo elevatissimo di sangue, con il 31% di tutte le morti per infortuni sui luoghi di lavoro. E dei decessi in questo settore, ben il 65% è stato provocato dal trattore. La seconda categoria è stata l'edilizia, con il 19,6%: le cadute dall'alto il maggior fattore di rischio. Sul terzo gradino del tragico podio l'autotrasporto, con il 9,3%. A seguire l'industria, esclusa l'edilizia, e gli artigiani. La strage ha riguardato anche un numero impressionante di partite Iva che non sono inserite tra le morti sul lavoro nelle statistiche dell'Inail.
Frosinone, analizzando la mappa regionale, si piazza al secondo posto, insieme a Latina. In Ciociaria, nel corso del 2016, le morti bianche sono state 9 su una popolazione lavorativa di 157.652 persone. A far registrare il dato peggiore ancora una volta Roma: i decessi nella capitale sono stati 13. A Viterbo cinque le persone morte sul lavoro, mentre a Rieti tre.
A dire basta alla strage, nei giorni scorsi, gli edili di Cgil, Cisl e Uil di Roma e del Lazio. I lavoratori si sono riuniti in assemblea davanti a Montecitorio. Al suono de “Il Silenzio”, hanno messo in scena un flash mob. Con striscioni, cori e bandiere, hanno espresso il dissenso contro il colpevole silenzio della politica, locale e nazionale, proprio sulla lunga scia di sangue nei cantieri della regione. Dove, complice anche la crisi che alimenta il lavoro nero e irregolare, le opere pubbliche sono del tutto bloccate e i pochi appalti disponibili vengono assegnati con ribassi che arrivano fino al 60%. I rappresentanti di categoria hanno chiesto di abbassare la soglia dei contributi necessari per accedere all'Ape agevolata: «perché troppo alta per gli operai edili che, oltre a svolgere un lavoro gravoso, hanno spesso carriere discontinue che non permettono di accumulare contributi in maniera continuativa».
I segretari di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil hanno aggiunto che «è fondamentale completare l'attuazione del decreto legislativo 81, anche con la costituzione della patente a punti, intervenire con azioni precise per contrastare il lavoro nero e irregolare e passare in breve tempo all'applicazione del contratto edile a tutti i lavoratori. I morti sul lavoro - hanno evidenziato - non sono figli del caso ma degli effetti di una “incultura” di impresa che negli anni è stata favorita dal legislatore. Con la crisi, anziché rafforzare ogni strumento utile a far crescere la regolarità del lavoro e gli investimenti in sicurezza, si è scelta una strada diversa, che ha generato mostri. Pensiamo ai voucher - hanno concluso - al massimo ribasso negli appalti, al depotenziamento del Documento unico di regolarità contributiva e alla liberalizzazione delle partite Iva nei cantieri».
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