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La storia

Sempre... Verdi: quarant’anni di lotte per l’ambiente

Nel 1985 le prime assemblee, parlano i protagonisti di allora. Ma i temi restano gli stessi: auto, smog e cambiamenti climatici

Quarant’anni di lotte per l’ambiente. Mandando indietro l’orologio della storia e della politica per i Verdi ciociari molte delle battaglie intraprese tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso sono le stesse. A cominciare dalla mobilità o per un ambiente pulito: aree pedonali, riduzione dell’uso del mezzo privato in favore di quello pubblico, valorizzazione di aree verdi e pulizia dell’ambiente che ci circonda, passando per i gas serra e i cambiamenti climatici.
Quarant’anni fa anche a Frosinone si svolgevano le prime assemblee per la costituzione dei Verdi. Che da lì a qualche anno si presentarono agli appuntamenti elettorali. Una storia che attraversa diversi momenti: dalla piazza ai consigli comunali e provinciale fino alle stanze degli assessorati. Con alcune figure che, ancora oggi, reggono le fila del movimento.

Gli esordi
Stefano Ceccarelli, attuale presidente del circolo il Cigno di Legambiente, è stato il primo a piantare la bandiera dei Verdi nel consiglio comunale di Frosinone. Era il 1990. E ricorda quell’esperienza così: «Ero capolista. Ma si potevano esprimere ancora quattro preferenze e per me fu più facile. Prendemmo circa il 3% e scattò un seggio che poi dividemmo, in armonia, a rotazione». Ceccarelli, infatti, si dimise e al suo posto subentrarono Antonio Setale e poi Americo Rocchi e, infine, come indipendente, Sergio Marazzi.

«Fu una esperienza formativa per me che avevo 29 anni - prosegue Ceccarelli - In un periodo movimentato: erano gli anni di Tangentopoli. Ricordo quando mi sono dimesso: ho ricevuto molti attestati di stima». Sulla nascita dei Verdi Ceccarelli rivela: «Tutto partì dal circolo di Legambiente, insieme a Francesco Raffa e Antonio Setale. Certe istanze sono rimaste le stesse di allora come sulla mobilità sostenibile. All’epoca, quando eravamo giovani e facevano ancora le “vasche” alla provincia facemmo la battaglia per la pedonalizzazione del primo tratto di corso della Repubblica. Ovviamente non ci hanno dato ascolto. Se quella proposta fosse passata, oggi la parte alta sarebbe migliore. Era quello il momento di cambiare le abitudini, quando ancora non c’era la motorizzazione di massa. Forse avremmo contenuto la desertificazione del centro storico. Quando si lavorava al tunnel di San Gerardo, proponemmo di riattivare i binari della vecchia ferrovia per un tram urbano da Sant’Antonio a De Matthaeis. Un’idea visionaria che avrebbe potuto cambiare la città».

Da Legambiente
Francesco Raffa, ex consigliere comunale e provinciale è ancora un’anima del movimento. Ora è co-portavoce di Europa Verde. Ricorda: «Legambiente e i Verdi sono stati in piena sintonia, in simbiosi. Americo Rocchi e Antonio Setale sono stati tra i soci fondatori del circolo di Legambiente e tra i più attivi nei Verdi. Aver attinto a piene mani agli organici di Legambiente è stata una cosa atipica, perché non sempre è così».
Sul campo l’esperienza alla Provincia. «Abbiamo avuto un consigliere dalla nostra istituzione fino al 2004. Dal secondo mandato di Scalia non siamo più riusciti a eleggerne, così ho spostato l’attività su base comunale. Fino al primo Ottaviani eravamo presenti, poi siamo spariti dallo scenario anche perché i Verdi, nel frattempo, hanno avuto varie vicissitudini. Da quando è nata Europa Verde, l’anno scorso ci siamo ricompattati e abbiamo rifondato la federazione. Oltre alla federazione provinciale siamo presenti a Frosinone e a Ceccano. Io sono co-portavoce insieme a Paola Paniccia. Abbiamo sempre dato un grande esempio di partecipazione con due portavoce, un uomo e una donna».

Dell’epoca dell’assessorato alla Pianificazione del territorio Raffa rivendica «un ruolo storico nel primo rapporto sullo stato dell’ambiente in provincia. È stata la base del nuovo piano territoriale di coordinamento provinciale. Abbiamo lavorato molto anche all’individuazione della discarica provinciale. Ci furono delle sollevazioni popolari nei territori interessati. Noi cercammo di trovare una metodologia per lavorare per griglie. L’esperienza con Scalia per noi è stata positiva».

Assessore alla Cultura
Altra figura storica, con un ruolo da portavoce e poi da assessore provinciale, è Alfonso Cardamone. «Fu un’esperienza molto interessante - ripercorre la sua esperienza da assessore provinciale alla Cultura - Ho conosciuto politici di diversa razza e storia. Il presidente Antonio Gentile (recentemente scomparso, ndr) era una persona squisita e trasparente». Ma da quel primo gruppo che animò i Verdi ciociari ora ne restano in pochi... «Il gruppo non è mai cresciuto. La società civile non ha capito che si andava verso i cambiamenti climatici. Molte delle nostre battaglie sono ancora attuali. Dopo la fiammata iniziale, però, tutto si fa cenere».

Il gruppo Dismisura
Il primo assessore comunale a Frosinone in quota Verdi fu Amedeo Di Sora. «Sono entrato dei Verdi al tempo in cui il leader era Alfonso Cardamone con un nucleo di persone legate alla rivista “Dismisura” diretta da Alfonso. Dunque, non sono un verde della prima ora». Prima dell’esperienza comunale, Di Sora si era misurato alle regionali: «Sono stato candidato anche con un lusinghiero risultato, fui il primo a livello provinciale. Poi mi candidai alle amministrative la prima volta nel 1998 e fui nominato assessore».

Cosa ricorda di quella stagione? «Un’esperienza interessante ed esaltante, soprattutto i primi quattro anni nella prima consiliatura di Marzi siamo riusciti a ottenere risultati importanti, cito in primis l’acquisto della villa comunale che, per un verde risultò elemento di primaria importanza. Anche a livello di attività culturali molto è stato fatto anche con riscontri importanti. È chiaro che, da un punto vista ecologico, è sempre difficile ottenere risultati. Questo dipende dalla forza del partito di allora e anche da una mentalità diffusa a Frosinone, sempre un po’ restia e renitente ad affrontare i problemi ambientali, in particolare del traffico».

Le problematiche di oggi sono le stesse degli anni 90? «Fondamentalmente sì. Il problema in parte è legato alla responsabilità della classe dirigente e in altra parte perché manca una cultura ambientalista nella città e lo si riscontra quotidianamente con una serie di comportamenti che fanno capire che non c’è. Noi volevamo una città a misura di bambini - era uno dei nostri slogan - proprio a indicare il traffico che, nel corso degli anni, si è sviluppato ancora di più. Oggi vedo, con grande dispiacere e un po’ di indignazione, macchine parcheggiate sui marciapiedi o sui posti per disabili senza tesserino, denotando da una parte un’inciviltà di fondo e dall’altra mancanza di controlli adeguati dell’amministrazione che dovrebbe essere più incisiva per sanzionare certi tipi di comportamenti. Il problema è per bambini, anziani, disabili. Un problema di minoranza, ma la civiltà di una comunità si misura attraverso questo: la protezione delle minoranza».

Il gruppo giovanile
Domenico Belli fu prima impegnato nel movimento giovanile e poi in consiglio comunale: «Nel periodo 1995-1998 eravamo tra i primi gruppi giovanili d’Italia. Eravamo un bel gruppo. Poi fui eletto nel ‘98 consigliere comunale. Tuttavia, con gli anni il gruppo è via via scemato».
Quali iniziative ricorda? «La pulizia di parti della città particolarmente sporche, raccolte di firme, petizioni. Ci piaceva fare qualcosa di concreto per il territorio sulle fonti rinnovabili, sulle auto elettriche. Tre anni molto belli».

Il referendum sul parco
Altro consigliere comunale è Ivan De Santis che dice: «Gli anni in cui ho militato nei Verdi dal 2000 al 2006 sono stati un periodo di grande passione e maturazione personale e politica. Sono stato portavoce dei Verdi e capogruppo in consiglio comunale quando l’asse Storace-Marzi richiedeva competenze umane di coraggio e politiche di passione. Essere verde per me significava essere a servizio della cosiddetta “Verditas” di una comunità che credeva nei valori dell’ecologia e dell’ambiente. Sono grato a persone come Dante D’Aguanno che come presidente provinciale dei Verdi dell’epoca ha sempre appoggiato tutte le mie battaglie contro l’elettrosmog e antenna selvaggia e in particolare quelle sull’urbanistica e contro i Project financing del Matusa e dello Scalo che hanno portato al primo referendum cittadino della storia di Frosinone per la creazione del parco pubblico del Matusa del 9-10 gennaio 2005 in cui oltre 7.500 cittadini si sono espressi per il Sì alla creazione del Parco e contro una mega speculazione dell’area comunale senza precedenti. A 20 anni da quel referendum consultivo comunale quel Matusa è davvero verde grazie anche a quegli eroi che sono stati più verdi... dei Verdi».

Per la villa comunale
Consigliere comunale della prima ora e fondatore dei Verdi, è Antonio Setale. «Ricordo nel 1990 la battaglia per l’attuale villa comunale allora abbandonata - esordisce - Nessuno riusciva a trarne una soluzione. Eppure quella è ora un polmone verde della città ma anche un luogo dove fare mostre». Qualche altra iniziativa? «Avevano il sapore della spontaneità ed erano sulla mobilità urbana, tipo preferire la bicicletta come mezzo di locazione. Organizzavamo ripuliture di alcune zone che sembravano degradate. Ricordo le iniziative per i servizi nel quartiere Cavoni. Ancora non era sorta la chiesa e noi pensammo che fosse necessario uno spazio per far giocare i ragazzi a pallone. Spianammo un’area e ci mettemmo due belle porte. Lì ci fu bella adesione dei residenti che ci diedero una mano. Già da allora c’era l’idea del parco fluviale sul Cosa. Quando l’assessore di allora fece la proposta di richiudere in un tubo il fiume e pavimentarlo dalla stazione fino a De Mattahaeis ci attivammo per il parco. Cercammo poi di stimolare la raccolta differenziata che ancora, a fine anni Ottanta, non c’era. Ci divertimmo a disseminare in diversi negozi che ci aiutavano contenitori per raccogliere le batterie esauste. Poi venne il problema dello smaltimento. Mi ricordo che le portammo con il consenso del Comune di Patrica, uno dei primi a fare la raccolta differenziata».

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