Spazio satira
Alatri
13.02.2025 - 13:09
«Tutta questa tragedia si poteva evitare se lo Stato si fosse mosso prima». Non fa sconti a nessuno il pubblico ministero Rossella Ricca nella requisitoria contro Roberto e Mattia Toson per l’omicidio di Thomas Bricca, avvenuto il 30 gennaio 2023 ad Alatri.
Per il pubblico ministero è un omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi. Perciò, alla fine di un lungo intervento durato tre ore, chiede l’ergastolo per padre e figlio. Il pm spiega che all’inizio si era fatta un’idea diversa:
«Non potevo immaginare un padre che porta il figlio a sparare». Per la Ricca è Mattia a sparare. Anzi, «i testi ci dicono che Mattia prima di sparare ha guardato», insiste il rappresentante dell’accusa. Un colpo, però, non diretto a Thomas, ma all’amico marocchino, Omar Haoudi. E infatti, dice il pm: «Mattia l’obiettivo lo sbaglia». Un passaggio funzionale a precisare alcuni punti emersi dalle consulenze sulla balistica (ieri sentito Paride Minervini consulente della difesa). «Sono d’accordo con il colonnello Fratini che aver colpito la vittima in mezzo agli occhi è un puro caso, ma non è un caso aver colpito una zona vitale. È l’esito infausto della condotta di chi è in grado di colpire il bersaglio da distanze superiori». E il pm ha fatto riferimento ai video di Mattia che spara al poligono. Insomma, per il pm, chi ha sparato lo ha fatto per ferire gravemente o uccidere. «Parliamo di un dolo diretto», aggiunge con un tecnicismo per giustificare la richiesta di ergastolo.
Sul movente, il pm argomenta: «Non si esce fuori dalle risse in questo processo». Le risse dei due giorni precedenti. «Va punita l’onta dei marocchini e colpito il capo - insiste - Questo è successo perché marocchini e egiziani si sono organizzati». Dopo aver subito l’aggressione dal gruppo dei Toson, l’indomani si sono presentati in venti per regolare i conti. «Lo scontro è stato portato a un livello superiore».
Il pm esclude il gesto intimidatorio in quanto Mattia avrebbe potuto usare le armi di softair, disciplina che praticava. E punta su alcuni elementi: Omar e Paolo Bricca che hanno riconosciuto Mattia sul T-max da cui hanno sparato a Thomas. «Ovvio non lo riconoscono in volto, ma ne sanno riconoscere corporatura e gestualità». Poi parla a lungo dell’ex fidanzata di Mattia, Beatrice Coccia «teste principale d’accusa» per aver rivelato il particolare del casco nell’auto quando la sera dell’omicidio i due andavano all’agriturismo di Veroli a un compleanno. L’accusa si concentra sui telefonini di Roberto e Mattia spenti poco prima dell’agguato e riaccesi in contemporanea poco dopo. E ancora sull’hardisk della videosorveglianza sparito da casa dei nonni di Mattia e cercato dai carabinieri. O dei sopralluoghi di Roberto e Mattia a Canterno, dove secondo la procura potrebbe esser stata gettata l’arma del delitto. Per il pm «se c’è prova dell’innocenza perché non l’hanno portato in caserma il 1° febbraio quando si presentano per negare le accuse senza essere stati chiamati».
Il pm a fine intervento spende delle parole per la vittima: «Thomas è stato identificato come un bonaccione, era fuori dagli scontri, non partecipava alle risse. È morto in maniera assurda perché due soggetti per lavare l’onta hanno deciso di sparare a un gruppo di ragazzini. E poteva morire qualcun altro». Infine, il pm nega la concessione delle attenuanti generiche. Commenta così la madre di Thomas, Federica Sabellico: «Non posso che condividere il discorso del pm e anche la richiesta dell’ergastolo, pena adeguata al crimine gravissimo, ben studiato, per il quale è morto un ragazzo di 19 anni che era mio figlio».
L’udienza è stata poi aggiornata al 4 marzo per la discussione delle parti civili, avvocati Nicola Ottaviani, Marilena Colagiacomo e Eugenia De Cesaris e al 10 marzo per le arringhe degli avvocati Angelo Testa e Umberto Pappadia per la difesa. Quest’ultimo a fine udienza afferma: «Abbiamo girato intorno alla prova che non c’è. Ci sono alcuni aspetti che non sono solo speculazioni difensive».
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