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La decisione

Uscite volontarie, nuova intesa tra Stellantis e sindacati

Ancora un accordo quadro sui trattamenti economici per i lavoratori interessati alla risoluzione del rapporto.La Fiom non firma: si stanno svuotando gli stabilimenti

Porte spalancate e incentivi per chi vuole lasciare la fabbrica e contribuire a sfoltire il carico dei dipendenti interni.
È stato appena siglato da Stellantis e dai sindacati l'accordo quadro che definisce le modalità di individuazione e i trattamenti economici per i lavoratori interessati alla risoluzione del rapporto.
Anche stavolta l'intesa riguarda i dipendenti vicini ai requisiti di legge per la pensione ma anche quanti hanno intenzione di salutare il mondo dell'automotive per nuove occasioni occupazionali.

Insieme si è strutturata la cornice entro cui inserire le successive intese da calare nelle diverse realtà aziendali «finalizzate ad adeguare i livelli occupazionali ai cambiamenti dei processi aziendali proponendo ai lavoratori soluzioni condivise».
Proprio nella giornata di giovedì (sulle nostre colonne) il segretario Frosinone-Latina, Donato Gatti, aveva preannunciato un ulteriore ricorso a simili strumenti per continuare ad alleggerire il carico occupazionale all'interno degli stabilimenti rimarcando la contrarietà del sindacato a politiche capaci solo di "svuotare" i reparti.

E, infatti, la Fiom nazionale non ha firmato l'accordo con la multinazionale. «Si prosegue nell'azione di svuotamento degli stabilimenti Stellantis - hanno detto Samuele Lodi, segretario nazionale e responsabile settore mobilità, e Maurizio Oreggia, coordinatore nazionale automotive per la Fiom-Cgil - un pessimo segnale se considerato che queste uscite non sono compensate con l'assunzione di giovani, che darebbero un'importante prospettiva per il futuro. Un'altra procedura di esodi incentivati proprio nel corso del confronto con il ministero delle Imprese nell'ambito del tavolo automotive, fortemente voluto dalla Fiom Cgil per affrontare la questione di un intero settore che, nelle difficoltà determinate dalla transizione all'elettrico, sta attraversando una profonda crisi».

Gli operai sono allo stremo, aveva precisato il giorno prima Donato Gatti. «Un lavoratore della fabbrica di Cassino prende un salario, quando va bene, di mille euro al mese con un prodotto che costa dai 70 alle 100 mila euro». E senza applaudire troppo alle parole dell'ad Tavares sul futuro dello stabilimento cassinate grazie alla Stla Large, aveva aggiunto: «Vogliamo ulteriori modelli oltre a quelli annunciati, ne va della vita dello stabilimento e dell'indotto. Molte sono le aziende della filiera che non hanno commesse sull'elettrico, servono ulteriori produzioni».

Intanto al Ministero delle Imprese e del Made in Italy sono stati convocati i primi incontri per scattare la fotografia dei singoli stabilimenti produttivi Stellantis in Italia.
Si parte dalla Basilicata per poi risalire il Belpaese fino a Torino. Il tavolo su Melfi è stato fissato per martedì 2 aprile, alle 15.30; il giorno seguente, alle 10, sarà il turno del tavolo per il sito di Mirafiori.

Anche in questo caso, i summit si svolgeranno a Palazzo Piacentini: saranno presenti, oltre al ministro Urso, i rappresentanti del Gruppo Stellantis, della Regione interessata, dell'Anfia (Associazione Nazionale Filiera Italiana Automotive) e delle organizzazioni sindacali. Subito dopo saranno calendarizzati gli incontri sugli altri siti, Cassino compreso.

Il ministro ha fortemente voluto uno "spazio" d'incontro per tentare la manovra di rilancio del settore alla presenza di tutti i protagonisti. Questo ulteriore focus sui singoli stabilimenti arriva a conclusione della prima fase del Tavolo Stellantis che si è focalizzato sulle attività dei cinque gruppi di lavoro: Volumi produttivi e mercato; Competitività ed efficientamento plants; Ricerca, sviluppo e innovazione; Supply chain; Occupazione e formazione.

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