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In aula

Rudj Colantonio e Antonio Russo schiacciati da un pino. Parte il processo

A quasi cinque anni dall'incidente, ascoltati ieri i primi tre testimoni sulle attività d'indagine e sulla perizia eseguita sugli alberi. Ben 27 quelli sotto la lente

A poco meno di cinque anni dall'incidente mortale che costò la vita a Rudj Colantonio e Antonio Russo, schiacciati da un pino sulla Casilina, ieri è stato aperto il dibattimento. Con l'escussione dei primi tre testimoni per il processo del "pino killer".

Era il 29 ottobre del 2018 quando un pino cadde su un'auto che stava transitando sulla Casilina Nord in territorio di Castrocielo: a bordo di quella Smart bianca c'erano i due ragazzi. Inutili i soccorsi: la strada rimase chiusa, vigili del fuoco e carabinieri operarono per ore per riuscire a estrarre i corpi dalle lamiere. La tragedia riaccese le polemiche sulla sicurezza della Casilina e in poche settimane venne tagliata la maggior parte degli alberi a rischio. Poi gli avvisi di conclusione indagine emessi dal pm De Franco nei confronti di sei soggetti - due rappresentanti della società Astral che aveva in gestione le strade regionali e due privati che espletavano il servizio di manutenzione e altri due responsabili ed ex responsabili del Comune di Castrocielo (uno dei quali è l'ex sindaco Materiale).

E a luglio scorso il rinvio a giudizio per tutti, con l'apertura del processo slittata fino a ieri. Il primo a relazionare sulle attività di indagine portate avanti non solo nell'immediatezza dei fatti, ma anche successivamente, è stato il luogotenente Sergio Parrillo. Dopo il terribile incidente - avvenuto durante una giornata caratterizzata da raffiche di vento e da precipitazioni anomale - i militari eseguirono infatti anche delle misurazioni relative alle precipitazioni rilevate dall'Aeronautica e da un'altra agenzia.

Più incentrata sulla perizia effettuata sugli alberi è stata la deposizione del dottor Agostini. «Erano 27 piante, 13 ammalorate, da abbattere: ricordo bene che c'era un alto numero di piante da abbattere oltre a cinque o sei che potevano essere consolidate. Alcune sui confini coi terreni privati, altre sulla banchina stradale di proprietà dell'Astral. Altre ancora all'interno dei fondi lavorati con attività meccaniche profonde, che arrivavano fino a quelle piante» ha spiegato. Per poi sottolineare come abbia eseguito una «valutazione sul pericolo della pianta e una sul rischio della pubblica incolumità».

A spiegare, invece, come funzionassero le segnalazioni per rami pericolanti o piante non sane ma anche per interventi legati agli incidenti è stato l'ex comandante dei vigili urbani di Castrocielo, Della Torre, che ha ricordato le segnalazioni del Comune inviate anche ai privati, oltre che all'Astral, e i rapporti tra questi due enti dopo aver riferito sull'attività «di abbattimento di 21 alberi dopo l'incidente». Le difese - gli avvocati Picano, Scacchi, Sandro e Vittorio Salera, Marandola, Ranaldi, Casinelli, Di Mascio, Fantaccione e De Siena - sono pronte a tornare in aula il prossimo 26 giugno.

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