Spazio satira
I dati
03.06.2022 - 14:30
Stalle a rischio nel Lazio. Sotto il presidente di Coldiretti Lazio David Granieri
Ieri è stata la giornata mondiale del latte, ma le stalle del Lazio non hanno nulla da festeggiare.Un allevamento su dieci, paria circa l'8%, infatti, rischia di chiudere a causa di una situazione così critica da portare alla cessazione dell'attività, anche per effetto dell'aumento medio del 56% dei costi correnti di produzione, che non vengono coperti dai ricavi. È quanto emerge dall'analisi della Coldiretti per la giornata mondiale del latte voluta dalla Fao, che si è celebrata in tutto il Pianeta, per ricordare le proprietà di un alimento indispensabile per la salute. E come se non bastasse 1/3 degli allevamenti del totale nazionale (30%) si trovano comunque costretti in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell'aumento dei costi, secondo il Crea, a cui si aggiunge il -4,8% dei campi coltivati a mais nel 2022.
«Sulla zootecnia pesano anche le ripercussioni del conflitto in Ucraina - spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri - ma non solo. Le aziende fanno fatica a risollevarsi dopo la crisi determinata prima dalla pandemia e poi dall'aumento dei costi delle materie prime». Solo negli ultimi cinque anni nel Lazio sono circa 200 le aziende che sono state costrette a chiudere, passando così da più di mille aziende a poco più di 800 tra quelle ad orientamento latte. Uno tsunami determinato dall'effetto congiunto dell'aumento dei costi energetici e dei mangimi, il settore dei bovini da latte si confronta con pesanti criticità secondo il Crea.
n rischio per l'economia, l'occupazione e l'ambiente ma anche per l'approvvigionamento alimentare del Paese in un settore in cui l'Italia è dipendente dall'estero per il 16% del proprio fabbisogno. «Bisogna intervenire per contenere il caro energia - aggiunge Granieri - ed i costi di produzione invertendo la tendenza e contenendo gli aumenti con interventi che da un lato siano immediati per salvare le aziende e dall'altro strutturali, per programmare il futuro del sistema agricolo nazionale. Servono investimenti per aumentare la produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, ma bisogna anche sostenere la ricerca pubblica con l'innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della biodiversità e come strumento di risposta ai cambiamenti climatici».
L'Italia è deficitaria in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l'alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell'orzo. «Non possiamo permetterci di perdere le eccellenze del nostro territorio come il latte fresco, di cui Roma e il Lazio sono tra i maggiori consumatori in Italia, insieme ai prodotti che con il latte è possibile realizzare e rappresentano una distintività della nostra regione. Consumarlo aiuta a fronteggiare i costi e a salvare il Made in Lazio. A rischio c'è un sistema composto da 26mila stalle da latte italiane sopravvissute che garantiscono una produzione di 12 milioni di tonnellate all'anno che alimenta una filiera lattiero-casearia nazionale, che esprime un valore di oltre 16 miliardi di euro ed occupa oltre 100.000 persone con una ricaduta positiva in termini di reddito e coesione sociale» conclude Granieri nel sottolineare che «la stabilità della rete zootecnica italiana ha un'importanza che non riguarda solo l'economia nazionale ma ha una rilevanza sociale e ambientale».
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