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Il caso

Patenti facili, esami al posto dei candidati e migliaia di euro sborsati

Parla l'ex direttore Roberto Scaccia, per la prima volta in aula dopo il patteggiamento. I rapporti con il principale imputato del processo, Donato Ferraro

Nel processo per le patenti facili alla motorizzazione di Frosinone negli anni 2014-2015 testimonia l'ex direttore facente funzioni Roberto Scaccia. L'uomo, in precedenza coinvolto nella stessa vicenda, dalla quale
ne è uscito con un patteggiamento in appello a quattro anni, essendo ormai definitiva la sentenza nei
suoi confronti, è stato sentito come teste assistito alla presenza dell'avvocato Riccardo Masecchia.

Scaccia ha parlato dei rapporti con il principale imputato rimasto nel processo (alcuni esaminatori sono già stati condannati a pene da tre a tre anni e mezzo, mentre i suggeritori tra 18 mesi e due anni) ovvero di Donato Ferraro, 68 anni, di Marcianise, all'epoca dei fatti titolare di autoscuole a Cassino.

L'ex direttore ha confermato le dazioni di denaro ricevute da Ferraro - si parlava di 500 euro - per piazzare determinati esaminatori nelle sessioni dello scritto per la patente B. Tuttavia, Scaccia ha riferito al tribunale di non sapere il motivo della richiesta né cosa Ferraro facesse con quegli esaminatori. Nel corso dell'udienza è stato ascoltato anche uno degli esaminatori, uscito di scena con rito alternativo. Questi ha confermato di aver fatto qualche volta gli esami al posto dei candidati. Ha spiegato però di non ricordare se e come era stato identificato prima di entrare nell'aula. Ha aggiunto che si preoccupava solo di fare il test e di uscire il prima possibile dalla sala.

Sala che, tuttavia, la squadra mobile di Frosinone aveva dotato di telecamere per verificare quanto accadeva durante le sessioni d'esame. Anche l'ufficio del direttore era monitorato. A un certo punto fu anche perquisito dagli agenti della mobile. Allora si sparse il terrore tra gli esaminatori.

Nel corso dell'inchiesta denominata pay to drive era emerso l'anomalo afflusso, da altre province
d'Italia, dalla Toscana all'Abruzzo, dall'Emilia Romagna alla Calabria, dalla Campania alla Lombardia, di tantissimi stranieri, soprattutto cinesi e magrebini, ma anche dell'Est Europa, molti dei quali non sapevano nemmeno l'italiano. Secondo le accuse, pur di superare l'esame di guida, erano disposti a pagare tra i 5 e i 10.000 euro.

L'inchiesta era nata per caso, dalla mancata sostituzione di un esaminatore compiacente, assente all'ultimo momento. Il che aveva comportato la bocciatura di chi aveva già pagato per passare i
quiz. Nel collegio difensivo gli avvocati Giuseppe Dell'Aversano, Nicola Ottaviani, Giampiero Vellucci, Christian Alviani, Sandro Di Meo, Massimo Meleo, Gianrico Ranaldi e Massimiliano Tisbo.

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