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Il 'green day' è arrivato: da oggi nuovi controlli e sanzioni. I dettagli

Da oggi scattano le restrizioni: senza certificato verde non si potrà accedere nelle aziende e negli enti pubblici. Prevista la sospensione anche dello stipendio

Il "green day"è arrivato. Da oggi per andare a lavorare, nel pubblico come nel privato, occorre la certificazione verde. Senza green pass il lavoratore non potrà entrare in azienda, se sarà entrato dovrà lasciarla immediatamente, ma soprattutto non avrà lo stipendio.
E non potrà nemmeno essere destinato allo smart working. Tante le polemiche che hanno accompagnato l'esordio della misura con minacce di scioperi, richieste di tamponi gratuiti per chi non si è vaccinato. Tuttavia, il Governo ha tirato dritto per la sua strada, rifiutando rinvii e ribadendo la linea dura con sanzioni e decurtazione dello stipendio.

Sul posto di lavoro i controlli saranno a campione, con un criterio di rotazione, anche se per le aziende più piccole il suggerimento è di estendere i controlli a tutti i dipendenti. Per chi non sarà in regola con la certificazione verde sono previste sanzioni, da 400 a 1.000 euro per il datore di lavoro che non controlla e da 600 a 1.500 euro per il lavoratore che entra in azienda senza green pass. Le segnalazioni per l'irrogazione delle sanzioni potranno essere effettuate dal datore di lavoro. I controlli spetteranno ad Asl, Ispettorato del lavoro, Inail e forze dell'ordine. Da giorni nelle aziende ci si prepara al fatidico giorno, ma anche nelle farmacie. Visto che, chi non è vaccinato può produrre l'esito negativo di un tampone ogni 48 ore (72 per i molecolari), in molti già hanno prenotato una serie settimanale di test per poter accedere sul posto di lavoro.

«I vaccinati in provincia di Frosinone sono tanti - spiega Riccardo Mastrangeli presidente provinciale dell'ordine dei farmacisti - per cui registriamo solo un lieve incremento dei tamponi. Le farmacie di prossimità stanno assorbendo molto bene la richiesta». Secondo il nuovo Dpcm «l'accesso del lavoratore presso il luogo di lavoro non è dunque consentito in alcun modo e per alcun motivo a meno che lo stesso non sia in possesso delle predetta certificazione (acquisita o perché ci si è sottoposti al vaccino da almeno 14 giorni, o perché si è risultati negativi al tampone o perché il soggetto è guarito dal Covid negli ultimi sei mesi) e in grado di esibirla in formato cartaceo o digitale. Peraltro, il possesso del green pass non è, a legislazione vigente, oggetto di autocertificazione».

Il green pass va necessariamente esibito. Quanto alle informazioni che il datore di lavoro può raccogliere, conformemente, alle disposizioni sulla privacy «non è comunque consentita la raccolta dei dati dell'intestatario in qualunque forma, salvo quelli strettamente necessari all'applicazione delle misure previste». Per verificare il possesso della certificazione verde si può utilizzare l'app VerificaC19 o strumenti simili messi a disposizione dal ministero della Salute. Tuttavia, le riserve sono tante. Conti alla mano il 15% di lavoratori non si è vaccinato. E ciò creerà non pochi problemi per il mantenimento delle produzioni, considerato che non sarà facile sostituire i lavoratori che saranno rispediti a casa.

La Cgia di Mestre «tante aziende potrebbero trovarsi nella condizione di dover bloccare l'attività lavorativa, perché impossibilitate ad avvalersi dell'apporto, in particolar modo, di tecnici e operai altamente specializzati che costituiscono l'asse portante di queste realtà. Figuriamoci se, poi, fosse necessario sostituirli, così come prevede il decreto per le imprese con meno di 15 dipendenti: trovare alcune figure professionali, infatti, è da tempo un' impresa quasi impossibile, soprattutto in alcune aree del Paese».

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