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Il rapporto

Il Covid affossa l'industria: crolla l'export ciociaro nel primo trimestre 2020

L'Istat fotografa la grave situazione dell'economia nazionale. Il quadro della produzione è nerissimo nel periodo dell'emergenza, soprattutto nel nostro territorio

Oltre due mesi di emergenza sanitaria causata dal Covid-19 hanno sprofondato nel baratro il settore delle esportazioni nel nostro Paese. E purtroppo anche in provincia di Frosinone, dove questa voce dell'economia era trainante per l'intero territorio. I dati diffusi dall'Istat nel suo rapporto sull'andamento dell'economia nazionale nel primo trimestre del 2020 sono impietosi in tutta la loro crudezza. Nell'analisi provinciale dell'export, si segnalano le performance negative di Frosinone, con un meno 10%, affiancata da Alessandria, Brescia, Reggio Emilia, Bergamo e Pesaro e Urbino. La Ciociaria, quindi, accusa una delle percentuali peggiori in Italia.

Un motivo in più su cui riflettere, e soprattutto agire, per scongiurare la sepoltura di un export, che fino allo scorso anno è stato un motivo di vanto per la nostra provincia. Tornando al report dell'Istituto Nazionale di Statistica, il calo congiunturale delle esportazioni ha interessato le ripartizioni territoriali con intensità diversa, risultando particolarmente marcato per il Nord-Est, che da solo spiega la metà della contrazione a livello nazionale. Su base annua, la dinamica è comunque negativa per tutte le ripartizioni, ad eccezione del Mezzogiorno. Ma come è accaduto per la Ciociaria, il trend della flessione ha interessato le principali regioni italiane esportatrici.

Nel primo trimestre 2020, il calo delle vendite da Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte ha contribuito per 2,2 punti percentuali alla flessione su base annua dell'export nazionale. Sempre nel periodo gennaio-marzo 2020, un ulteriore contrazione annua proviene dalle vendite del Lazio verso gli Stati Uniti (-35,0%) e della Lombardia verso Germania (-8,2%), Francia (-7,0%) e Spagna (-7,8%). Numeri che da soli potrebbero definire lo sconfortante panorama italiano delle esportazioni.

La produzione industriale
Pessime notizie arrivano anche dalla produzione industriale nel mese di aprile che, sempre sulla base del rapportoIstat, registra rispetto marzo una nuova evidente contrazione, pari al 19,1%. L'Istituto aggiunge che la caduta su base annua arriva addirittura a un pesantissimo meno 42,5%. «Le misure di contenimento dell'epidemia da Covid-19 commenta l'Istat nella sua accurata analisi hanno determinato la chiusura forzata dell'attività di molti settori per l'intero mese, con effetti negativi rilevanti sui livelli produttivi».

Ne deriva che il crollo su base mensile della produzione industriale ad aprile, rappresenta «una nuova, marcata flessione, che raggiunge il -19,1%, seppure meno ampia di quella di marzo, precipitata al -28,4%». Qualche spiraglio di luce lo mostrano, invece, gli ultimi dati sull'unico comparto in leggera crescita, quello farmaceutico, che per ovvie ragioni sale di un +2%.
Mentre rimane sostanzialmente stabile quello alimentare, con un calo quasi impercettibile del -0,1%.
Anche qui, però, la diminuzione su base annua è presente, e sale all'8,1%.

In generale, come abbiamo detto, «l'indice corretto di aprile per gli effetti di calendario diminuisce in modo ancor più sensibile di quanto era stato osservato il mese precedente, con una flessione del 42,5%».
Secondo i calcoli dell'Istituto statistico, a marzo la discesa tendenziale era stata del 29,4%. Al punto che nel confronto con il 2019, nessun settore industriale riesce a registrare un segno positivo. In particolare, si legge sempre nel commento dell'Istat al suo report trimestrale, «le industrie tessili, dell'abbigliamento, di pelli e accessori e quelle della fabbricazione di mezzi di trasporto sono le più colpite, con riduzioni della produzione senza precedenti e rispettivamente pari all'80,5% e al 74,0%».

Il crollo dell'automobile
Un dato specifico, che interessa soprattutto la Ciociaria, riguarda il blocco totale per gli autoveicoli, con un -100% nel mese di aprile. Un colpo letale alla salute già precaria dell'industria automobilistica italiana, che da noi conta su uno dei suoi più grandi stabilimenti, la Fca di Piedimonte San Germano. La valutazione del parametro annuo, pertanto, non lascia spazio all'ottimismo: -98,4% il dato corretto per gli effetti di calendario e -95,5% la variazione grezza. Senza considerare le gravi ricadute sul vastoindotto dell'automotive presente nel nostro territorio. La conclusione che si può trarre dallo studio Istat è amara e molto preoccupante. Ci vorrà un miracolo per riportare in vita il settore dell'auto in provincia di Frosinone.

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