Spazio satira
L'intervista
17.05.2020 - 13:30
Mauro Vicano
«La sfida che abbiamo davanti è quella della sanità del prossimo futuro. Una sfida impegnativa, ma anche stimolante». Mauro Vicano guarda già avanti. Alla Asl di Frosinone ha ricoperto tutti gli incarichi dirigenziali possibili. Adesso è direttore sanitario del presidio ospedaliero di Frosinone e Alatri e coordinatore anche delle strutture di Cassino e Sora. È lui che ha "ridisegnato" (in collaborazione con la direzione strategica) l'assetto del Fabrizio Spaziani a tempo di record, rendendo operativo quel processo modulare che oggi fa parte delle linee guida del Governo inquesto settore. Vale a dire l'ospedale "mobile". Dicevamo dello Spaziani di Frosinone, ormai un Covid hospital e hub di riferimento. Ci sono 86 posti di degenza ordinaria dedicati ai pazienti Covid: 26 a Malattie infettive, 40 a Medicina Covid, 20 a Medicina d'urgenza Covid. Poi c'è Terapia Intensiva: 20 postazioni (all'inizio della pandemia erano 7), ma possono aumentare.
Allora Vicano, è cambiato tutto nella sanità locale.
C'è un pre Covid e un dopo Covid.
«Abbiamo fatto un lavoro tempestivo e complesso, rimodulando a tempo di record l'ospedale di Frosinone per l'emergenza Covid. Per molti versi è stata un'impresa, superata però».
Adesso però i reparti dedicati ai pazienti Covid si stanno svuotando. Quali numeri?
«In questo momento all'ospedale di Frosinone ci sono 9 pazienti Covid (il che vuol dire 77 posti liberi) e una cinquantina in totale. E nessuno in Terapia intensiva. Ricordo i numeri all'inizio, quando c'è stato il fortissimo impatto: più di 100 pazienti Covid ricoverati, nessun posto libero a Rianimazione».
Cosa ha funzionato?
«Tutto. A cominciare dal distanziamento sociale: la popolazione haaderito constraordinaria disciplina alle misure. Ma hanno funzionato benissimo anche le terapie, considerando l'altissimo numero di guariti nel nostro territorio. Nelle ultime settimane il crollo dei ricoveri è stato indicativo. Mentre nel frattempo è aumentato il numero dei pazienti dimessi. E ha funzionato l'azione sul territorio, grazie al quale sono arrivate meno persone in ospedale».
A Frosinone spesso si è giocato d'anticipo, perfino sul piano nazionale.
«Vero. Per esempio sulla disposizione di non consentire l'ingres so ai parenti delle persone ricoverate. Perché ci siamo resi conto immediatamente che quella poteva essere un'occasione di contagio. Anzi, mi sono meravigliato che in alcune regioni questa disposizione sia stata presa anche un mese dopo. Inoltre, nei protocolli della Asl dall'inizio erano inseriti farmaci che si sono rivelati efficaci. E presto avremo a disposizione anche il "plasma dei guariti", quello degli iperimmuni. Ma c'è un altro aspetto: all'ospedale di Frosinone nessun contagiato tra medici e infermieri. I rarissimi casi fanno riferimentoa persone che hanno contratto il virus fuori dall'ospedale. Vuol dire che sul versante dei dispositivi di protezione individuale abbiamo lavorato benissimo».
Cosa vi aspettate dai test sierologici?
«Di capire come si è mosso il virus. Al nord sta emergendo una quota considerevole di positivi asintomatici. In parte succederà anche da noi».
Però finora i numeri dicono che la circolazione del virus in Ciociaria è stata bassa.
«La premessa è che non sono un virologo. Con la postilla che però anche i virologi non è che abbiano tante certezze. La risposta più frequente è "vedremo".
Dall'esperienza sul campo a me pare comunque che, rispetto ai primi tempi, sia la circolazione che la forza aggressiva del virus siano in diminuzione. Può essere una cosa temporanea, può essere che si sia soltanto nascosto. E non ritirato. Ma certo è che i reparti Covid erano pieni e ora sono vuoti. E a Terapia intensiva non si ricovera più nessuno da tempo».
Ora però si tratta di progettare la sanità di domani mattina.
«Questa esperienza ha fatto riflettere molto sull'organizzazione dei servizi sanitari. Sull'impostazione stessa dell'ospedale, su come vada rimodulata l'offerta a fronte della richiesta di Salute. Si tratta di un'operazione per certi versi più complessa dell'organizzazione per fronteggiare il Covid. Intanto perché le altre malattie non sono scomparse. In questo periodo abbiamo visto spesso il Pronto Soccorso vuoto.
Il che induce ad alcune riflessioni. La prima: per tanto tempo se ne è fatto un uso spesso inappropriato. Nel senso che moltissimi casi non erano da Pronto Soccorso. La seconda: in questo periodo molte persone non si sono recate in ospedale per paura del contagio.
In alcuni casi è stato un errore, ma vuol dire pure che spesso non era necessario. Ora noi dobbiamo rispondere al meglio alla richiesta della gente, che vuole tornare a curarsi anche per patologie che nulla hanno a che fare con il Covid».
Quando e come si ripartirà?
«Da giugno ripartiranno gli ambulatori e il Pronto Soccorso non si è mai fermato naturalmente. Ma nulla sarà più come prima. Mi spiego: scene come quelle dei corridoi intasati, con i parenti vicino ai malati non si vedranno più. Sia nelle sale di attesa che al Pronto Soccorso il distanziamento fisico e tutte le altre regole saranno rispettate. Come? Ingressi separati, frammentazione degli orari, visite che andranno avanti fino alla sera tardi, apertura il sabato e la domenica, individuazione di posti specifici dove posizionare le lettighe, nastri adesivi per rendere visibili sia i percorsi che le collocazioni. Il punto è il seguente: si lavorerà al massimo per spalmare le varie attività nel corso di tutta la giornata e nell'intera settimana, dai prelievi alle visite, dagli interventi agli esami radiologici. Il principio è di non far circolare troppe persone all'interno degli ospedali».
I reparti trasferiti ad Alatri torneranno a Frosinone? «Oggi la situazione è che lo Spaziani è semivuoto e il San Benedetto sovraccarico. A Frosinone torneranno presto le chirurgie multidisciplinari».
Si riferisce a chirurgia generale, urologia, oculistica, otorino. Tutte su uno stesso piano? E ortopedia?
«Per le chirurgie stiamo valutando. Ortopedia per adesso resta ad Alatri. Pediatria? Per ora rimane a Frosinone».
Dall'emergenza Covid all'ordinario.
«Il punto è proprio questo. L'emergenza è stata affrontata con una logica particolare e con un'adrenalina fuori dal comune. I risultati dicono che l'organizzazio ne ela risposta sonostate all'altezza della situazione. Adesso si tratta di vincere la partita dell'ordinaria amministrazione. E questo è più complicato».
Senta Vicano, ma una persona che avrà bisogno di andare in ospedale, che tipo di percorso dovrà effettuare?
«Ci sarà appunto un doppio percorso. Perché è evidente che i posti letto per i pazienti Covid resteranno. O comunque saranno immediatamente riattivabili. La logica dell'ospedale "mobile", del processo modulare, è proprio questa».
Test sierologici e tamponi?
«Resteranno. I primi peraltro sono appena iniziati. I secondi hanno dato ottimi risultati nella strategia della prevenzione finalizzata al contenimento del virus».
Ma con i numeri attuali si può parlare di pandemia? O almeno di epidemia?
«I numeri dicono che la circolazione del virus è stata bassa dalle nostre parti. Ma non è ancora un dato né ufficiale né definitivo. Voglio dire che non bisogna abbassare la guardia per nessun motivo al mondo».
Quali saranno le conseguenze non soltanto sanitarie del Coronavirus?
«Purtroppo constato che si sta deteriorando un tessuto sociale di abitudini, di relazioni, di rapporti. Per un virus che in questo momento, nella stragrande maggioranza del Paese, sta circolando in modo molto basso. Ma questa è una valutazione non da medico, ma da cittadino».
Anche nel caso di una eventuale nuova ondata non potrebbe esserci lo stesso impatto dei primi di marzo.
«Naturalmente no. C'è un'organizzazione diversa».
E per quanto riguarda la fase della diagnosi della malattia?
«Oggi abbiamo i test sierologici, i tamponi e le Tac.
Direi che è quasi impossibile non accorgersi di un contagio da Covid-19. E poi le misure di "mappatura" e di contenimento scatterebbero immediatamente. E anche le terapie sono ora più tempestive ed efficaci».
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione