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Il saggio

Guido Tonelli, il tempo e l'illusione di fermarlo: l'analisi

Che cos'è il tempo? L'essere umano e le leggi della natura. La spiegazione di Guido Tonelli nel suo ultimo libro: il passato, il presente e il futuro

Con mirabile e sintetica efficacia descrittiva, il grande drammaturgo inglese William Shakespeare così fa dire ad uno dei personaggi della sua commedia pastorale "Come vi piace": «Il Tempo viaggia con diversa andatura a seconda delle persone. Vi dirò io con chi il tempo va all'ambio, con chi va al trotto, con chi al galoppo e con chi, infine, se ne resta affatto immobile, senza muovere un passo».

L'immagine è bellissima, oltre che vera. Perché come ebbe a spiegare un altro gigante della letteratura mondiale, Marcel Proust, «il tempo che abbiamo quotidianamente a nostra disposizione è elastico: le passioni che sentiamo lo espandono, quelle che ispiriamo lo contraggono, e l'abitudine riempie quello che rimane». Se l'argomento vi affascina, o quanto meno vi incuriosisce, suggerisco allora vivamente di leggere lo splendido saggio a firma di Guido Tonelli, da non molto pubblicato da Feltrinelli, ed intitolato "Tempo – Il sogno di uccidere Chronos" (190 pagine). Il libro propone un avvincente viaggio fino alle radici di quella misteriosa "successione di eventi"che da sempre regola la nostra esistenza; che ci appare come qualcosa di impalpabile e sfuggente; che è sempre in bilico tra la mera percezione umana e le leggi della natura; e che – se ci si pensa – nessuno è riuscito ancora a qualificare e definire in maniera precisa e convincente.

Tale oggettiva inafferrabilità ha indotto ciascuno di noi, almeno una volta nella vita, a porsi alcune impegnative domande: che cos'è il tempo? Esiste davvero? Si può fermare? Se ne può invertire il corso? L'autore del saggio (che è un fisico di fama mondiale, ed uno dei padri della scoperta del "Bosone di Higgs") prova a proporre il suo percorso interpretativo delle radici di questo misterioso "elemento", ed evidenzia in primo luogo che l'esistenza di tutte le cose che noi conosciamo è indissolubilmente legata allo scorrere del tempo. A cominciare dallo stesso universo (il quale avrebbe un'età di ben 13,8 miliardi di anni). Sino alle particelle più piccole (alcune delle quali sarebbero ancora più vecchie).

Tale affascinante ricostruzione cronologica racchiude in sé, a ben vedere, i tre momenti fondamentali con i quali usualmente siamo soliti definire il tempo: il passato, il presente ed il futuro. A tal proposito Sant'Agostino sosteneva che tali intervalli, in realtà, esistono solo nel nostro animo. Comunque stiano le cose, il senso del tempo risulta essere un elemento indispensabile per la nostra esistenza quotidiana. Scrive a tal proposito Tonelli: «Come molti animali, e numerosi esseri viventi del pianeta, anche noi umani avvertiamo nettamente lo scorrere del tempo. Ci è necessario per collegare gli eventi fra loro, metterli in sequenza e capirne le relazioni causali. Questo ci consente di evitare pericoli e sfruttare le opportunità; in una parola, è uno strumento essenziale per la sopravvivenza. Molti cicli vitali del nostro corpo hanno un andamento periodico: battito cardiaco, respiro, alternanza di sonno e veglia...»; tuttavia «...anche esseri viventi dotati di strutture cerebrali di gran lunga più semplici delle nostre riescono ad organizzare sequenze temporali, stimarne la durata, valutare gli intervalli di tempo e organizzare l'attesa. Nessun insetto sopravviverebbe se fosse totalmente privo di meccanismi che gli permettano di orientarsi nello spazio e nel tempo».

Per noi umani, ad ogni buon conto, la costruzione del "senso del tempo" risulta condizionata e deformata anche dalle emozioni e dai ricordi. Ed infatti Tonelli evidenzia che il passato è il frutto dell'elaborazione della nostra memoria (la quale li plasma a suo piacimento così discostandosi, però, dalla realtà oggettiva); che il presente (tenuto conto che i segnali visivi e tattili che giungono a noi impiegano circa mezzo secondo per essere effettivamente percepiti ed elaborati dalla nostra mente), a sua volta è «un artefatto piuttosto complicato», in quanto «per certi versi non viviamo mai nel presente-presente, ma in un presente passato da circa mezzo secondo, ricordato e rielaborato dal nostro cervello»; mentre il futuro è soltanto una proiezione mentale del domani, che di reale non ha praticamente nulla. Per provare ad oggettivizzare il tempo l'uomo ha costruito degli strumenti che sono in grado di calcolarlo con sufficiente "precisione".

Ma, così facendo, ha finito per diventarne schiavo. Scrive infatti l'autore del saggio: «Il trionfo di Chronos nella società moderna è assoluto. La nostra concezione del tempo, quella che siamo soliti utilizzare per ogni incombenza quotidiana, presuppone una sorta di orologio universale il cui ticchettio procede imperturbabile, preciso e regolare, sprezzantemente indifferente a tutto». Inoltre, nonostante i suoi sforzi, e dopo aver provato a frammentarlo, l'uomo non è riuscito in alcun modo ad imbrigliarlo. A metterci di fronte a tale ineluttabile dato di fatto è stata la teoria della relatività di Einstein, che non solo assestò un colpo durissimo al concetto di "tempo assoluto" prospettato da Newton, ma decretò che esso, risultando indissolubilmente legato a quello di "spazio", non era affatto rigido ed immutabile. Dopo la geniale intuizione del grande fisico tedesco si comprese infatti che la velocità dei corpi è in grado di influire su tempo e spazio, e che quindi «non esiste più un tempo identico per tutti i possibili osservatori dell'universo», perché «quando le distanze sono molto vaste, il concetto di "adesso"e l'idea della simultaneità perdono qualunque consistenza».

Stando così le cose ne consegue che l'osservatore in movimento (alla velocità della luce), rispetto a quello che viaggia a velocità molto inferiore, o è addirittura fermo, o «vede accadere in una sequenza temporale diversa, eventi che sono localmente simultanei». Tale situazione, apparentemente inaccettabile da un punto di vista pratico, è in realtà sotto i nostri occhi. Anzi, sopra. Perché ad esempio l'immagine che ciascuno di noi ha del cielo stellato è, in realtà, solo un meraviglioso "artefatto" che ritrae i corpi celesti non come sono adesso, ma come erano migliaia di anni fa. Questo stravolgimento delle sequenze temporali ordinarie potrebbe essere in grado –almeno in teoria – di scombussolare anche il cosiddetto "principio di causalità", rendendo ad esempio "presente" ciò che, per un altro, in realtà, è ancora "futuro". Tonelli tuttavia precisa che questo non è scientificamente accettabile, in quanto «in qualsiasi sistema inerziale ogni osservatore vedrà necessariamente la causa precedere l'effetto». Tonelli, quindi, dopo aver chiarito che «se invertire il corso del tempo non è possibile», e che «ci resta solo la speranza di fermarlo», evidenzia anche che «l'eternità è la negazione del tempo, e insinua il dubbio che esso sia solo un inganno, un sogno da cui ci si può risvegliare in ogni istante». Insomma, il nostro recondito desiderio di riuscire ad "uccidere Chronos" rischia seriamente di rimanere inesaudito. Dispiace davvero, ma ce ne faremo una ragione..

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