Spazio satira
Il libro
10.04.2022 - 23:00
Il dipinto della vice regina Isabel de Requesens
Se qualcuno decidesse di stilare la classifica dei quadri più famosi di ogni tempo, il primo posto lo conquisterebbe certamente la "Gioconda" di Leonardo da Vinci. Quel ritratto (realizzato tra il 1503 ed il 1506) costituisce una vera e propria icona dell'arte figurativa, in quanto non solo ha reso immortale il bel volto e l'inconfondibile sorriso della misteriosa donna che vi è raffigurata, ma ha soprattutto inciso in maniera indelebile sulla storia della pittura, cambiando per sempre i canoni stilistici della ritrattistica rinascimentale, ed ispirando diversi pittori successivi, anche molto famosi.
Alcune delle loro tele, infatti, "copiarono" (più o meno palesemente) la struttura compositiva del disegno leonardesco, la posa del personaggio e gli elementi decorativi e figurativi che ne erano di contorno. Tra queste c'è quella (da molti attribuita a Raffaello Sanzio, anche se realizzata per la maggior parte da uno dei suoi allievi, Giulio Romano), che raffigura Isabel de Requesens (la viceregina di Napoli, vissuta tra il 1495/96 ed il 1532, ma che frequentò assiduamente, per questioni familiari, anche il territorio dell'odierno Basso Lazio). A questa splendida tela (la quale peraltro nasconde numerosi intriganti misteri) ha dedicato un'accuratissima monografia il grande storico vallecorsano Vittorio Ricci, che ha infatti da poco dato alle stampe "L'enigma di una dama – La viceregina del ritratto di Raffaello" (218 pagine).
La lettura del saggio offre l'occasione di addentrarsi nel cuore di un periodo storico denso di avvenimenti e di conoscere personaggi (forse non molto noti), che però hanno lasciato segni importanti nelle vicende dei territori locali del nostro paese. Nella breve prefazione del libro l'autore così scrive: «I fatti storici e le biografie di personaggi realmente esistiti, di cui si dovrebbe conoscere tutto, spesso sono avvolti da mistero, con le zone d'ombra che superano nel racconto la reale conoscenza di eventi, luoghi e persone. E così solo dopo secoli, ampliando lo sguardo e la conoscenza, si riesce a restituire la giusta dimensione e collocazione a vicende e personalità mal comprese o poco conosciute. È questo il caso di una viceregina di Napoli e del suo meraviglioso ritratto, che solo da qualche decennio hanno destato l'interesse degli storici, facendo sì che si arrivasse finalmente ad attribuire il volto sublimato da Raffaello alla nobile signora originaria della Catalogna, ma che visse gran parte dell'esistenza a Napoli... Isabel de Requesens y Enriquez fu tra le donne più celebrate della Napoli del tempo, quando ci fu il passaggio dagli Aragonesi agli Asburgo di Spagna... figura idealizzata da poeti e pittori, tanto da essere eternata su tavola da Raffaello ed i suoi aiuti intorno al 1518, quando la giovane donna aveva 22 anni... il ritratto si dimostra di grande interesse, sia perché rappresenta una pietra miliare nell'ambito della ritrattistica femminile rinascimentale, sia per le evidenti analogie con "La Gioconda" di Leonardo».
In effetti, osservando il dipinto, si percepiscono immediatamente le somiglianze con la ben più famosa tela del genio di Vinci. Probabilmente, proprio per questo motivo, fino a pochi anni or sono i due ritratti erano collocati vicini in una sala del Louvre (anche se adesso, quello di Isabel de Requesens, è invece conservato in una sede distaccata del museo parigino, e precisamente a Lens). Ma le somiglianze più evidenti (la postura della dama, il colore e la tipologia dell'abito indossato, la postura delle mani, il cappello, il panorama sullo sfondo, le figure appena visibili ad un lato del dipinto) si rinvengono mettendo tuttavia a confronto le cosiddette "Gioconde di Raffaello". Comunque sia, il dipinto della viceregina partenopea analizzato da Ricci costituisce un vero e proprio "caposaldo del ritratto cortese di genere femminile".
A tal proposito l'autore del saggio opportunamente precisa che «il quadro è assai importante poiché dà inizio ad un genere, quello chiamato "ritratto di apparato", che avrà numerosi interpreti, e che raggiungerà tutto il suo splendore con il Tiziano ed il Bronzino, a partire dal 1520/30, e soprattutto nel secolo successivo, con il Velasquez ed il Van Dyck»; Ricci poi riporta opportunamente sia le considerazioni di una delle più importanti esperte mondiali di ritrattistica rinascimentale (la statunitense Joanna Woods-Marsden, la quale evidenziò che con quel dipinto «per la prima volta nella ritrattistica dell'Italia centrale, il corpo femminile viene mostrato sotto le ginocchia»), che quelle di uno dei più versatili poligrafi del primo Cinquecento italiano (Agnolo Firenzuola), il quale descrive molto bene i canoni estetici del tempo: «La donna, per essere definita bella, deve avere: capelli folti, lunghi e di un biondo caldo che si avvicini al bruno; la pelle deve essere lucente e chiara, gli occhi scuri, grandi ed espressivi, con un tocco di azzurro nel bianco della cornea; il naso non aquilino; bocca piccola, ma carnosa; mento rotondo con la fossetta; collo tornito e piuttosto lungo; spalle larghe, petto turgido dalle linee delicate; mani grandi, grassocce e morbide, gambe lunghe e piedi piccoli».
Come detto, il ritratto di Isabella venne "perfezionato" e "completato" da Raffaello Sanzio (del quale lo scorso 6 aprile ricorreva l'anniversario della nascita). La Woods-Marsden, a tale riguardo, ebbe occasione di evidenziare: «La protagonista del dipinto, eseguito per essere sottoposto al giudizio del Re di Francia, è ritratta nell'atto di ricambiare lo sguardo del suo proprietario: si tratta dell'unica parte del dipinto di Giulio Romano che Raffaello volle rielaborare personalmente, consapevole dei confronti che sarebbero stati fatti con il ritratto di Monna Lisa di Leonardo, già presente nella collezione del re francese. Si può dire che Giulio Romano abbia dipinto per Francesco un ritratto femminile che era allo stesso tempo regale ed erotico; dignitoso, ma che si offre allo sguardo... la nobildonna è stata raffigurata con tratti fortemente erotizzati... una delle qualità che la dama rinascimentale doveva possedere nei dipinti, la retorica della bellezza, sembra aver soppiantato quella della virtù».
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