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Colpi di Testa

“La settimana enigmistica” compie 90 anni: le curiosità dietro il successo

Quella brillante intuizione editoriale fu opera del sardo Giorgio Sisini, il quale si era ritrovato tra le mani una copia del settimanale austriaco di parole incrociate

Il 23 gennaio del 1932, e quindi esattamente novant'anni fa, venne pubblicato il primo numero de "La settimana enigmistica". Quella brillante intuizione editoriale fu opera di Giorgio Sisini, un tenace giovanotto di origini sarde il quale, qualche tempo prima, si era ritrovato tra le mani una copia del settimanale austriaco di parole incrociate "Das Ratsel", ed aveva deciso di creare un corrispettivo che fosse adatto al pubblico italiano. Per tutti coloro i quali volessero approfondire l'argomento, suggerisco vivamente di leggere un interessantissimo saggio a firma di Stefano Bartezzaghi (il figlio di uno dei più famosi ed importanti enigmisti italiani del Novecento), intitolato "L'orizzonte verticale – Invenzione e storia del cruciverba", pubblicato da Einaudi (417 pagine).

Attraverso la sua lettura è infatti possibile addentrarsi nei segreti di un passatempo linguistico che è oramai entrato a far parte integrante della nostra quotidianità ed ha concretamente contribuito alla crescita culturale ed al mantenimento dell'elasticità intellettiva di intere generazioni. Il primo cruciverba venne ideato dal giornalista britannico Arthur Wynne e fu pubblicato sul New York World (il quotidiano portato al successo da Joseph Pulitzer) il 21 dicembre del 1913. La leggenda dice che Wynne cominciò quasi per caso a disegnare una sorta di losanga fatta di lettere che, incrociandosi tra di loro, formavano dei vocaboli di senso compiuto.
Da qui l'idea di farle diventare delle "parole-soluzioni", che il lettore doveva scrivere nelle caselle vuote dopo aver "risolto" brevi definizioni. Quell'innovativo gioco linguistico, all'inizio, venne chiamato "word-cross"; ma successivamente –a quanto pare per l'errore di un tipografo distratto –divenne "cross-word".

Le prime reazioni, in verità, non furono molto entusiaste; ed infatti qualcuno arrivò a definire quello strano ed originale intreccio di vocaboli «indegno della considerazione di una persona sensata»! Tuttavia, già nell'ottobre del 1914, l'idea aveva cominciato ad appassionare molti lettori, tanto è vero che una studentessa scrisse a Wynne raccontando che il suo professore, invece di dare ai suoi alunni un tradizionale compito di ortografia, li aveva invitati a comporre un piccolo cruciverba. In poco tempo quella geniale intuizione prese piede in tutto il Paese e molti quotidiani iniziarono ad inserire, nelle loro pagine, giochi di parole incrociate. Il 10 aprile del 1924 venne pubblicato il primo libro-raccolta di cruciverba, intitolato "The Cross Word Puzzle Book". Il quale, in pochi mesi, raggiunse l'ottava ristampa.

Tale successo (certamente agevolato dal fatto che quel passatempo linguistico non richiedeva al lettore alcuna destrezza fisica ed alcun tipo di attrezzatura oltre all'indispensabile matita…), indusse il "Literary Digest" ad ammettere che «nessun quotidiano oggigiorno osa uscire senza un cruciverba per allietare i suoi lettori» e la compagnia ferroviaria Baltimore and Ohio Railroad a mettere a disposizione dei pendolari che affollavano i suoi treni un dizionario in ogni scompartimento, e ciò al fine di agevolarli nella ricerca delle soluzioni. Annota Bartezzaghi che «nel 1927 la mania…era diventata un'abitudine: non era finita con un declino dei cruciverba, ma anzi con il suo consolidamento nel panorama pubblicistico americano, e con la sua esportazione in Europa». Fu comunque solo il 2 gennaio del 1930 che il primo cruciverba uscì sull'edizione settimanale del "Times". Mentre il primo schema di "crossword" venne pubblicato sul prestigioso quotidiano londinese la settimana successiva.
Sempre Bartezzaghi evidenzia che «in Europa nacque il cruciverba d'autore», tanto è vero che il poeta Wystan H. Auden, una volta, ammise che «quelli del New York Times mi mandano spesso fuori dalla rabbia per l'imprecisione delle loro definizioni. Quelli britannici, invece, possono essere più difficili, ma sono sempre leali».

Il passatempo linguistico si diffuse rapidamente anche negli altri Paesi europei, inducendo l'accademico transalpino Jean Dutord a dire che «le parole crociate sono più o meno l'unica invenzione di ordine puramente intellettuale di cui si possa vantare il mondo moderno».
Lo "sbarco" avvenne in Italia negli anni Venti, anche se, nel 1925, un giornale di Chicago riteneva che che il cruciverba «faceva fatica ad imporsi in un paese in cui "limp" si dice "zoppicatura", e "quickly" si dice "precipitevolissimevolmente", e in cui gli utensili di cucina e le più comuni preposizioni sono espresse con melodiose sequenze di vocali al posto degli onesti grugniti anglosassoni». Nonostante ciò, in pochi anni, le "parole crociate" fecero breccia nelle abitudini degli italiani, dapprima divenendo diffusissime su tutti i quotidiani, e poi convincendo –come detto –Giorgio Sisini, ad ideare la "Settimana Enigmistica". Annota Bartezzaghi: «Pur non avendo mai firmato un gioco, e pur non essendosi mai rivolto personalmente ai lettori, egli è stato con ogni probabilità il più importante enigmista italiano del Novecento.

Per la maggior parte, i giochi e le innovazioni prodotte dalla Settimana Enigmistica erano idee sue, così come sua era la scelta delle vignette, suo il dosaggio dei contenuti del giornale, suo il gusto estetico manifestato dalla composizione tipografica del giornale. La combinazione di attitudini tecnico-enigmistiche ed editoriali di Sisini non si è più ripetuta in questo grado, e poteva essere solo imitata dai concorrenti…il controllo di qualità da lui imposto, con giri di bozze ripetuti e correzioni incrociate da parte di ogni redattore», resero la "Settimana Enigmistica" una pubblicazione pressoché perfetta, facendola diventare una vera e propria leggenda giornalistica. La quale ha prodotto, come orgogliosamente evidenziato su ogni prima di copertina, "innumerevoli tentativi di imitazione".
Il più curioso dei quali fu un'originalissima parodia (pubblicata il 7 giugno del 1953, nel pieno della "cruenta" campagna elettorale che animava in quei giorni il nostro Paese), sotto l'esilarante titolo de "La settimana comunistica", e che conteneva «cruciverba del tutto dozzinali, che avevano frasi risolutive come: "Votando PCI vi aspettano tirannia, terrore, odio e tradimento!"».

Bartezzaghi evidenzia infine che l'evoluzione compositiva dei cruciverba nel corso dei decenni ha contribuito in maniera straordinaria all'arricchimento del patrimonio linguistico di intere generazioni. Consentendo peraltro al pubblico italiano del dopoguerra –da sempre legato ad un lessico piuttosto autarchico, che scontava i nefasti effetti dei miopi legacci del ventennio fascista –di conoscere ed imparare, soprattutto a partire dalla fine degli anni sessanta, termini di derivazione straniera; a creare interessanti neologismi; e, non ultimo, ad utilizzare tutte le ventisei lettere dell'alfabeto internazionale! Alcune delle quali, prima di allora, erano quasi "sconosciute".
In sintesi creando, inevitabilmente, un fertile terreno per lo sviluppo del tessuto culturale della popolazione italiana. 

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