Spazio satira
L'intervista
08.03.2020 - 20:10
Di donne vittime di chi dice di amarle, di rispettarle, che trasforma l'amore in odio e violenza, ce ne sono tante. Troppe. Come si può immaginare che un marito o un fidanzato usi violenza sulla propria compagna e spesso davanti a dei bambini, che un amico, un vicino di casa o uno sconosciuto possano diventare dei carnefici? Eppure questo accade ogni giorno, spesso è una nostra amica, nostra sorella, la nostra collega a subire queste angherie. Può iniziare in qualsiasi momento, anche dopo anni di matrimonio o convivenza (perché il più delle volte "lui" è proprio il partner) e colpisce indistintamente donne di ogni tipo. Violenza tra le mura domestiche o in strada, due facce della stessa medaglia. Violenze che rubano l'anima, annientano e portano in alcuni casi, troppi, alla morte.
Ecco, quindi, che la paura, lo sconforto, la rabbia, il dolore, devono prendere il sopravvento, devono combattere e rompere, frantumare in mille pezzi il muro del silenzio. Denunciare il più delle volte non è semplice. Molti dolori restano racchiusi tra le mura domestiche, dentro un corpo ormai distrutto, ma bisogna trovare la forza di reagire. Oggi 8 marzo si celebra in tutto il mondo la giornata internazionale della donna. Con la presidente del Telefono Rosa Frosinone, Patrizia Palombo, abbiamo fatto il quadro in Ciociaria.
Cosa è per lei l'8 marzo?
«L'8 marzo non deve essere considerato un giorno di femminismo estremo, ma il momento in cui tutti siamo invitati a riflettere sui temi legati all'universo femminile, sulle grandi conquiste sociali e politiche legate alle pari opportunità, e sui futuri passi da fare per colmare i gap ancora esistenti. Ogni anno si dimentica che l'8 marzo ha un significato ben diverso da quello che il mondo moderno ha voluto imprimergli, tutto mero consumismo che cozza in maniera tremenda contro il reale significato di questa giornata celebrativa che poco ha a che vedere con quello che oggi le donne festeggiano. Mi chiedo ogni anno, serve una giornata per sentirsi donne o per ricordare di esserlo? Serve una giornata per festeggiare l'essere donna? Donna si è 365 giorni l'anno».
Il Telefono rosa è sempre in prima linea...
«Per il nostro Centro antiviolenza Telefono Rosa Frosinone, la sensibilizzazione non si ferma all'8 marzo o al 25 novembre, per noi ogni giorno è 8 marzo, ogni giorno è 25 novembre, perché ogni giorno è un momento utile per affrontare e cercare di prevenire questo fenomeno, ogni giorno ci si mette in campo per aiutare chi sta in difficoltà».
C'è stato un incremento di violenze?
«Lo scenario continua ad essere drammatico a livello nazionale: abbiamo iniziato questo 2020 arrivando ad avere fino a 6 donne uccise in una settimana, siamo all'8 marzo e le donne uccise sono già 15 e non dimentichiamo che ogni 10 minuti una donna subisce violenza, è una mattanza. Nell'anno 2019 il nostro centro antiviolenza del Telefono Rosa Frosinone, con sede in Ceccano, ha ricevuto 575 ed accolto 167 donne di cui l'85% con figli minori; in questo inizio anno da gennaio ad oggi, le telefonate hanno raggiunto il centinaio ed i casi accolti in sede sono una ventina».
Chi si rivolge al vostro centro?
«Le telefonate arrivano da persone dai 14 ai 79 anni e quasi tutte riguardano violenze in famiglia. Donne con bambini che già da piccolissimi, alcuni addirittura già nel grembo materno, assistono e/o subiscono violenze di ogni genere. La violenza assistita, che il più delle volte è sottovalutata o addirittura ignorata, riverbera i suoi effetti sul minore a livello emotivo, cognitivo, fisico e relazionale.
Nel 95% dei casi le donne che si sono rivolte al nostro centro hanno subito violenze ripetute da parte del partner e hanno figli. Nel 74% dei casi i figli hanno assistito ad uno o più episodi di violenza e spesso l'hanno a loro volta subita».
«Come accogliete le vittime nella vostra sede?
«Ogni volta che una donna si rivolge al Telefono Rosa Frosinone per essere tutelata, noi cerchiamo di accoglierla con tutta la professionalità possibile, la prendiamo per mano per ricondurla all'acquisizione della sua dignità di Donna. Ma sento il mio stomaco stringersi ogni volta che l'accolgo, perché mi dico quale garanzia posso dare loro, se le cose non cambieranno veramente nella catena della rete di protezione e tutela delle donne, nonostante tutte le denunce, continueremo ad avere donne maltrattate, perseguitate, violentate, uccise e figli orfani che assisteranno e subiranno ogni tipo di violenza».
Secondo lei sta cambiando qualcosa dopo tutte le leggi e strategie messe in campo?
«Diciamo e ripetiamo oramai da anni che tutto cambierà con una rivoluzione culturale, si sono d'accordo, dobbiamo educare le giovani generazioni, combattere il bullismo e il cyberbullismo anche questo mi trova d'accordo, ma a mio avviso si sono anche altre le cose da fare. Si è vero c'è bisogno di formazione, ma non solo per i ragazzi. Non si possono fare le leggi se poi non le si applicano nel giusto modo, la formazione andrebbe fatta a tutti i livelli, ma veramente e non sulla carta. La donna non può dipendere dalla "fortuna" di capitare in mano ad bravo giudice che conosce ed applica le leggi nel rispetto della norma.
La donna non deve essere fortunata nel dover trovare carabiniere o un poliziotto, o un medico del pronto soccorso o un'assistente sociale attento alla problematica. Con questo non voglio fare di tutta l'erba un fascio, nella nostra provincia abbiamo presso la questura di Frosinone e presso il comando provinciale dei carabinieri persone eccezionali che si occupano della violenza con professionalità, ma accanto a loro ci sono molti che andrebbero formati».
L'8 di agosto è entrato in vigore il Codice Rosso...
«Benissimo. La donna viene ascoltata entro tre giorni, ma dopo l'ascolto cosa succede? Anche questo è da rivedere, troppa burocrazia, troppe lungaggini, non si possono aspettare anni per un processo, non possono passare mesi tra un'udienza e l'altra, non si può mettere la donna a testimoniare accanto al suo aguzzino. Spesso le donne non denunciano per paura che, rimasta sola, le vengano tolti i figli, altra cosa importante questa decisione: non si può lasciare la decisione sulla sorte dei figli in mano ad una sola assistente sociale. Altra cosa importante, andrebbero ascoltati sempre anche i centri ove le donne si rivolgono.
Sono veramente tante le cose da fare. Riflettiamoci bene tutti. La violenza negli anni purtroppo non è diminuita, anzi è aumentata anche qui nella nostra provincia, essa colpisce qualsiasi strato sociale e nasce quasi sempre all'interno di quelle realtà comunemente sentite sicure: la famiglia, la scuola, il lavoro».
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