Spazio satira
Alatri
13.04.2025 - 13:00
È stato tradotto di nuovo in carcere Emiliano Frocione, il quarantasettenne accusato dell’omicidio della moglie Alessandra Agostinelli, avvenuto il 9 settembre del 2014 nella loro abitazione a Pignano, ad Alatri. I carabinieri della Stazione di Alatri, hanno dato esecuzione ad un ordine di carcerazione disposto dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Roma, nei confronti dell’alatrense. L’uomo, già sottoposto alla misura della detenzione domiciliare nella sua abitazione, dovrà scontare una pena residua di tre anni e mezzo. Era stato condannato a 14 anni e ne restano ora meno di 4. In primo grado Frocione aveva subìto, con il rito abbreviato, una condanna a 18 anni, ma la procura ne aveva chiesti trenta. In appello c’era stato uno sconto di pena di quattro anni, derivante dal fatto che la corte aveva riconosciuto l’attenuante della provocazione: Frocione era stato colpito da una coltellata alla schiena prima di reagire in forma così violenta.
L’aggressione risale alla sera del 9 settembre 2014 nell’abitazione coniugale di Pignano. La donna fu massacrata con 17 coltellate, «con lucida freddezza», aveva sostenuto l’accusa all’epoca del processo di Frosinone. Il fatto - secondo la ricostruzione della procura - era stato ricondotto a una precedente aggressione subita dalla ragazza che avrebbe riportato una frattura al setto nasale, una forte contusione alla testa e delle lesioni agli incisivi anteriori. Lei a quel punto avrebbe colpito, in bagno, Frocione con una coltellata alla schiena, scatenando la reazione violenta del marito, che l’avrebbe prima disarmata e poi, visto che la porta era bloccata sarebbe uscito dalla finestra. Frocione in cucina si sarebbe armato con un coltello per poi tornare in bagno e colpire con ferocia la donna. Quindi avrebbe tentato, senza riuscirci, il suicidio. La donna, invece, morì dissanguata per le ferite riportate e soffocata dal sangue che gli era finito nei polmoni. Per la difesa, invece, l’imputato aveva reagito dopo esser stato colpito a sua volta con una coltellata. E pertanto era stata invocata la legittima difesa.
Dopo la prima condanna l’uomo era tornato agli arresti domiciliari in una struttura psichiatrica visto il suo stato di salute (è stato anche ritenuto incapace di partecipare al processo), ritenuto incompatibile con il regime carcerario. E da lì, ai mesi a seguire, era stato arrestato per una serie di violazioni, l’ultima delle quali era stata un furto di un gelato. Era poi finito in carcere a Cassino e successivamente, a seguito di una nuova perizia che ne ha certificato l’incompatibilità con il carcere, era stato trasferito in un’altra struttura attrezzata. E dopo una detenzione domiciliare nella sua abitazione, si sono aperte le porte della casa circondariale del capoluogo ciociaro per la pena residua da scontare.
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