La sessantottesima edizione del "Festival della Canzone Italiana" di Sanremo sarà nel segno dell'Accademia di Belle Arti di Frosinone. La scenografia della più importante manifestazione canora italiana è firmata, infatti, dalla prestigiosa istituzione culturale frusinate. Una scenografia proiettata verso il futuro con tanto acciaio, giochi di luce e il bianco a farla da padrone. Una scenografia che ha dentro se un pizzico di Ciociaria e soprattutto dell'Accademia di Belle Arti di Frosinone, visto che la stessa è stata ideata da una docente dell'Accademia diretta dal professor Luigi Fiorletta: si tratta di Emanuela Trixie Zitkowsky.
È lei la scenografa della kermesse musicale famosa in tutto il mondo e che ogni anno tiene incollati al televisore milioni di italiani.
Conosciuta più semplicemente come Emanuela Zicoschi, è alla sua seconda esperienza sanremese dopo quella del 2014, quando trasformò il teatro "Ariston" in un palazzo italiano del Settecento. Il direttore artistico Claudio Baglioni ha descritto la scenografia del sessantottesimo Festival della Canzone Italiana, come una sala da concerto del futuro «come un auditorium che potrebbe andar bene anche nel 2030» e la definisce «coraggiosamente bianca e diabolicamente affascinante». Una vera e propria sfida per il direttore della fotografia Mario Catapano e per il regista Duccio Forzano. Un incontro tra luce, immagine e architettura che, accompagnerà lo spettacolo della canzone davanti ai milioni di telespettatori a casa e ai 1.273 spettatori seduti al teatro "Ariston". Orgogliosa del lavoro svolto e di essere stata scelta per questa importante impresa, la scenografa Emanuela Trixie Zitkowsky ha detto: «Mille metri quadrati di video e di luce trasformano il tempio immacolato in una tavolozza dai mille colori. Un sipario progettato in quattro lame scende e preserva gli spazi preannunciando nuove visioni attraverso le sue 4.870 lampadine a goccia che richiamano il passato ma custodiscono nel nucleo nuove tecnologie proiettate nel futuro. Nel palco più grande di sempre, il cuore della scena è rappresentato da un fiore strutturale che chiude la prospettiva a simbolo della purezza di tutte le arti e sboccia aprendo i suoi petali di luce svelando il suo interno: cuore pulsante, che diviene introduzione all'ascolto della musica, è la scala». «Il fiore luminoso – prosegue la Zitkowsky- si diffonde verso l'alto fino ad arrivare nella bianca platea occupando il boccascena e sovrastando il pubblico Un volumetrico pentagramma ove nuove note danno vita all'anno zero della musica italiana così come concepito dal Direttore Artistico Claudio Baglioni. Il palco nero specchio è sostenuto come una lamina da elementi scultorei elicoidali che appoggiano come fossero spartiti pronti a divulgare suoni infiniti». Due scale laterali come petali di fiore aperti abbracciano e introducono l'orchestra bianca disposta su due piattaforme che diffondono le note in questo auditorium del futuro dove la musica è protagonista. «Come in una moderna architettura, dove i canoni vengono sovvertiti e l'orizzontale diviene verticale, la scenografia interpreta il passaggio, le vie e l'infinito delle variazioni musicali alla ricerca dell'assoluto» conclude la Zitkowsky. Più che un palco si può dire che è una poesia, in perfetto stile Baglioni. Grande soddisfazione è stata espressa anche dal direttore dell'Accademia Luigi Fiorletta che ha detto: «Sono orgoglioso e felice che una delle nostre docenti sia l'autrice della scenografia di una delle manifestazioni canore più seguite nel mondo. Il Festival di Sanremo è uno degli appuntamenti canori più seguiti in Italia e non solo, e vedere realizzata la scenografia da una docente dell'Accademia che mi onoro di dirigere, tutto questo non fa che alzare sempre di più il valore dei nostri corsi di studio e soprattutto per gli studenti che hanno come loro interlocutore professionisti di alto livello».