Tra un mese spariranno finalmente le rovine del palazzetto dello sport “Domenico Tiberia” e prima o poi il processo in corso stabilirà se il crollo del 3 febbraio di quattro anni fa sia stato una fatalità dovuta alla forte nevicata o, piuttosto, un disastro doloso e un delitto colposo di danno, come sostiene la parte civile, che non è il Comune ma il movimento “Ceccano 2012”. Quel che è certo è che un primo piccolo passo verso la ricostruzione sta per essere completato.

I lavori di rimozione delle macerie affidati alla ditta Edil Garden 2006 per circa 30.000 euro sono a buon punto, come assicura il capo dell’ufficio tecnico Carlo Del Brocco: «La rimozione, lo stoccaggio presso appositi contenitori esterni e lo smaltimento delle macerie termineranno con tutta probabilità entro la metà di settembre e il Comune ricaverà 1.850 euro dalla valorizzazione dei materiali di risulta».

Finito l’intervento, si dovrà pensare a ricostruire il “monumento alla catastrofe”. A tal proposito, il programma delle opere pubbliche 2016-18 prevede una ristrutturazione da 600.000 euro il cui inizio è ottimisticamente stimato nel quarto trimestre di quest’anno e la cui fine arriverebbe nel giro di un anno. Poi sarà la volta della ricostruzione vera e propria e, in vista del 2017, si potrebbe ricorrere al project financing.

Quanto al programmato apporto di capitale privato pari a un milione e mezzo di euro, il vicesindaco Massimo Ruspandini spiega: «Ci sono varie proposte imprenditoriali al vaglio dell’amministrazione comunale per sviluppare un partenariato pubblico-privato».

Non si esclude così l’ipotesi che, alla luce delle casse comunali vuote, si è via via accreditata per il progetto: quella di non puntare sui finanziamenti regionali o europei, ma su uno sponsor che recupererebbe il proprio finanziamento grazie ai flussi di cassa derivanti dalla conseguente gestione dell’impianto sportivo. La ricerca di fondi va avanti e la città sogna di chiudere gli occhi, riaprirli e non vedere più quel “mostro” in via Passo del Cardinale, il ricordo di una tragedia sfiorata.Â